“Conte? Quest’uomo qui, con tutti i limiti e i difetti, è stato il primo in Occidente ad affrontare il lockdown, ha preso i soldi dall’Europa, ha portato i 5 Stelle a votare la Von der Leyen al Parlamento Europeo, è stato scalzato con una manovra di palazzo. E il giorno dopo ha sostenuto lealmente un governo che non ha mai pronunciato la parola ‘Conte’“. Così a “In onda” (La7) il deputato di LeU Pier Luigi Bersani si pronuncia sul leader del M5s Giuseppe Conte, aggiungendo: “Mi dicono che sono contiano. Io sono moderatamente bersaniano. Ma non intendo che ci siano dei doppi standard nel giudizio”.
Sull’eventuale uscita del M5s dal governo Draghi, Bersani osserva: “A me non farebbe piacere se Conte uscisse dal governo. Parliamoci chiaro: con tutti gli errori e i limiti, ma i 5 Stelle hanno percepito in tutto questo periodo ostilità e disprezzo ovunque si voltassero, nella politica e nell’informazione. Esiste un concetto che si chiama dignità. A un certo punto – spiega – anche gente di nuova generazione sa molto bene che non è il caso di tornare lì. Non è vero che c’è la fase in cui si sta attaccati alla sedia. C’è invece la fase in cui si dice: ‘Qui si gioca anche un po’ di dignità’. Ed è questa la fase psicologica e politica dei 5 Stelle“.
Il parlamentare si pronuncia sulla situazione del governo, parafrasando le parole dello sfogo di Mario Draghi ad Antonio Tajani sui 5 Stelle (“Ne ho le tasche piene”): “Per me si arriva alla fine della legislatura ma non senza qualche strappo. Ci vorrà una santa pazienza. Io vorrei dire a Draghi che ne abbiamo tutti piene le tasche. Quindi, con santa pazienza si trovi il modo di arrivare in fondo facendo almeno qualcosa di urgentissimo, a cominciare dal tema sociale.”.
Bersani poi sottolinea la necessità di un intervento strutturale sul cuneo fiscale, che costerebbe 30 miliardi, ma quando la conduttrice Concita De Gregorio menziona la proposta avanzata da Giorgia Meloni, il deputato non ci sta: “Voi dovreste informare i telespettatori sul fatto che Giorgia Meloni all’ultimo ha firmato un emendamento dove si dice: ‘aliquota unica dell’Irpef’. Questo vuol dire che i poveracci che stanno sotto una certa soglia devono pagare di più e quelli che stanno sopra devono pagare meno. Non mi si parli del pauperismo di Fratelli d’Italia, per favore”.