Vero e proprio esteta di questo sport, lo statunitense in carriera oltre a vincere sette tornei dello Slam ne ha combinate di tutti i colori. In un'intervista rilasciata al Telegraph ha confessato alcuni di questi bizzarri episodi. “Quando uscivo dal campo, la gente mi porgeva una birra. Ora, i giocatori saltano direttamente in un bagno di ghiaccio”
Il tennis è cambiato drasticamente negli ultimi anni, ne sa qualcosa John McEnroe. Vero e proprio esteta di questo sport, lo statunitense in carriera oltre a vincere sette tornei dello Slam ne ha combinate di tutti i colori. In un’intervista rilasciata al Telegraph ha confessato alcuni di questi bizzarri episodi. Nel 1981 dopo aver vinto Wimbledon superando il re dei Championships Bjorn Borg, bucò il tradizionale party di gala. “Chrissie Hynde e la sua band stavano venendo a casa mia, la Draycott House a Chelsea. Una cosa discreta, proprio come volevo io, senza paparazzi. Mi sono chiesto: ‘Perché diavolo dovrei voler andare a una cena soffocante e uscire con un gruppo di persone che ha tre volte la mia età?’. Ho chiesto a mio padre se dovevo fare almeno una comparsata. Ha detto: ‘Non lo so’. E così ho pensato: ‘Ma chi se ne frega, uscirò con i miei amici’. La mattina dopo, sono andato alla mia macchina, pensando che tutto andasse bene. All’improvviso, 15 telecamere mi sono spuntate in faccia”.
L’ex tennista oggi ha 63 anni e al quotidiano inglese ha raccontato com’era il tennis dell’epoca. “È stato un periodo infernale. Le persone hanno capito solo di recente che gli oppiacei sono uno horror assoluto. All’epoca non sapevi di questi farmaci: il loro uso era molto più frequente. Quando uscivo dal campo, la gente mi porgeva una birra. Ora, i giocatori saltano direttamente in un bagno di ghiaccio”.
Nel 1981 un giornalista inglese chiese a McEnroe della sua allora fidanzata, Stacy Margolin. Si accese una rissa in sala stampa tra giornalisti, con Nigel Clarke del Daily Express in piedi su un sedia che tirava pugni verso il basso. “Fu divertente arrivare a quel livello: mi sono fatto una bella risata”.
L’americano ha parlato anche della sua figura, che oltre che come giocatore si impose anche come personaggio culturale, commentatore e amico degli dei del rock. “Una volta ero piuttosto chiuso. Il mio cervello è sempre stato quello di un atleta sportivo. Ma quando il mio defunto, grande amico, Vitas Gerulaitis, ha iniziato a portarmi nelle gallerie d’arte e a mostrarmi come suonare la chitarra, mi si è aperto un mondo completamente nuovo”.