All’identikit di Omicron 5, la sotto variante Ba.5 di Sars Cov 2, si aggiunge un nuovo inquietante elemento. Secondo alcuni scienziati della University College di Londra, del Centro per la ricerca sui virus dell’Università di Glasgow dell’Istituto Francis Crick le mutazioni più recenti e responsabili dell’aumento di positivi e ricoveri in tutta Europa e negli Usa, “hanno una maggiore capacità di antagonizzare o eludere le difese immunitarie innate umane” che sono la nostra prima linea di contrasti al qualsiasi patogeno.
Una ipotesi, fatte sulle sotto varianti identificate con Ba.4 e Ba.5, pubblicata sulla rivista BioRxiv – e quindi non sottoposta a revisione – in cui si spiega che “la replicazione è associata a una ridotta attivazione delle risposte immunitarie innate epiteliali rispetto alle precedenti sotto varianti BA.1 e BA.2. Troviamo – scrivono gli autori – anche una maggiore espressione delle proteine antagoniste immunitarie innate Orf6 e N, simili” alla variante Alpha, quella che inizialmente era stata denominata variante inglese successivamente soppiantata da Delta. Questo suggerisce agli scienziati che le varianti considerate pericolose sono quelle che sviluppano “una migliore evasione immunitaria innata”. La conclusione è che Omicron BA.4 e BA.5 “hanno combinato l’evoluzione della fuga di anticorpi con un maggiore antagonismo dell’immunità innata umana per migliorare la trasmissione e possibilmente ridurre la protezione immunitaria da malattie gravi”.
Le due sotto varianti in questione si erano guadagnate poco più di un mese fa la definizione di “variants of concern” e quindi preoccupanti perché oltre al vantaggio diffusivo nei confronti delle due versioni Ba.2 e Ba.3 (che già erano molto più contagiose di Delta) possiedono una variazione, L452R, presente nella proprio nella variante all’inizio definita indiana che favorisce la formazione di sincizi, ovvero la fusione tra cellule infette. Fino a due mesi fa le “sorelle” della mutazione, rilevata per la prima volta in Sudafrica e Botsawana, non erano così diffuse in Europa da poter impensierire, ma – tra l’allentamento delle restrizioni e il calo dell’immunità indotta dai vaccini – la versione 5 di Omicron comincia davvero a far paura tanto che ieri dall’Oms era arrivata una esortazione a “reintrodurre le restrizioni”.
Che Sars Cov 2 continui a mutare è normale, ma alcuni scienziati chiedono se non sia il caso di dare a ogni variante con specifiche caratteristiche una sua denominazione come già avevano chiesto lo scorso febbraio gli scienziati giapponesi già per Omicron 2, decisamente meno preoccupante delle successive. Tra gli esperti più attenti alle caratteristiche di Omicron 5 c’è Eric Topol, fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute, che nei giorni scorsi in un contributo sul Washington Post l’ha definita “la variante più pericolosa mai vista”. Che ora sappiamo che ha alcune caratteristiche in comune sia con Delta che con Alpha.