Quattro primi di pesce a 280 euro, il vino, poi lo scontrino diventato virale e la polemica. "Bisogna sempre esporre i prezzi all'interno del menù" e "Ridicolo, meglio stare zitti": il web si divide
“Ma che Briatore è arrivato pure da noi?”. Inizia così il post pubblicato dal signor Giorgio Tordini su Facebook lunedì 12 luglio. Un lungo sfogo contro un noto ristorante di San Benedetto del Tronto (del quale appositamente non fa il nome) in cui ha speso ben 480 euro, tra l’altro scontati, dal momento che inizialmente la cifra era di 508 euro. Quindi tutti i dettagli: “È una soffocante serata estiva – scrive Tordini, nella vita medico anestesista rianimatore -, 4 amici a cena, cena di pesce, in uno chalet fra i più noti della Riviera; per motivi personali ma anche per decenza perché me lo hanno chiesto lo chiamerò Chalet ‘XY’. I 4 amici sono contenti della scelta, qualche foto ‘guarda dove siamo’ spedita sui social. Il cuoco li accoglie con un sorriso e consiglia loro la ‘specialità’ della serata: un primino (chissà perché il vezzeggiativo-diminutivo?) con ‘cicala di mare’, dialettalmente nota come ‘Plà-plà’, una vera specialità”. Poi ancora: “35 euro il costo non astronomico, documentato dal menù, di un primo con astice e/o aragosta: questo rassicura i 4 amici, distratti e noncuranti del fatto che i ‘Plà-plà’ non figurano nel menù (grave disattenzione). [..] Si pasteggia con dell’ottimo Ballabio Rosè, la linguina con i ‘Plà, plà’ (1/2 crostaceo a porzione, quindi 2 pezzi in totale) è veramente ottima, poi però lo scontrino”.
Quindi la conclusione piuttosto amara: “Dopo le proteste lo scontrino da 480 è sceso a 400 euro totali. Le 4 linguine sono costate 280 euro in totale, cioè 70 euro/cadauna, contro un massimo documentato nel menù di 35 euro delle stesse linguine con astice e/o aragosta e non con Plà-plà. Quest’ultimi, dicono i ‘pesciaroli’ amici, vengono dal Marocco, dalla Tunisia, sono di allevamento, costano da 18 a 28 euro/kg. Delusione, amarezza, rimorso per non ‘averla buttata in cagnara’ con finanza, carabinieri e disobbedienza civile. Sì! Tanto, di tutto”. Numerosi dunque i commenti sotto al post: “Siamo al ridicolo. Hanno speso 120€ a testa per mangiare crudi, magnosa e vino. Quanto pensavano di spendere?“, scrive una signora. “Bisogna sempre esporre i prezzi all’interno del menù”, replica un’altra.
E ancora: “Piatti ricercati, vini costosi e si lamenta per un conto di 120 euro a testa?“, “Faceva più bella figura a rimanere zitto, un’offesa per chi soffre di questa profonda crisi”, “Prezzo spropositato, il colpevole è il ristoratore, non il cliente! Tra l’altro avete notato che non hanno neanche preso un secondo? Altrimenti oltre i 1000 euro di sicuro!”. Prezzi esposti e menù in bella vista, questa era stata invece la difesa di un bar per un episodio simile accaduto a Venezia circa un mese fa. Ovvero quando una professoressa originaria del capoluogo veneto (ma residente a Padova) e una sua amica avevano dovuto pagare 24 euro per due caffè ‘macchiatoni’ in zona Rialto. E che dire allora della recente polemica per la famigerata pizza di Briatore? 13 euro per una Marinara, 14 invece per la Margherita fino ai 45 per quella con mozzarella e tartufo. Un’ondata di polemiche ha travolto il ricco imprenditore 72enne che non si è scomposto e ha risposto: “Aria fritta, mi criticano perché ho successo”.