Il gruppo finlandese Wärtsilä ha reso noto stamani con una nota che intende centralizzare la produzione di motori 4 tempi a Vaasa in Finlandia cessando quindi l’attività produttiva di motori per navi nel sito di Bagnoli della Rosandra, vicino a Trieste. A rischio sono circa 450 addetti sui circa 970 occupati nell’impianto. Il sito triestino si concentrerà, secondo i piani del gruppo, su Ricerca e Sviluppo, vendita, assistenza e formazione, project management, sourcing. Il confronto tra azienda, Istituzioni e sindacati “avrà luogo nei termini e con le modalità di legge”, si legge nella nota. I lavoratori si sono riuniti questa mattina in presidio davanti allo stabilimento. Per oggi è stato proclamato uno sciopero.
“Siamo sorpresi e molto irritati per la decisione ingiustificata e scorretta di Wartsila che improvvisamente ha comunicato la chiusura della linea produttiva a Trieste. Mi sono confrontato questa mattina con il ministro finlandese Ville Skinnari, anche lui all’oscuro di tutto. Ho già disposto l’immediata convocazione dei vertici della società per spiegazioni sul loro comportamento anche alla luce del fatto che la società finlandese aveva avviato proprio con il ministero dello Sviluppo economico una negoziazione per chiudere un accordo di innovazione”. Così il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti in una nota.
– “La chiusura di Wartsila a Trieste è inaccettabile sia per i modi sia per le tempistiche, viste anche le recenti aperture d’intenti al ministero dello sviluppo economico. Non si possono licenziare dall’oggi al domani oltre 450 persone senza dare alcuna spiegazione plausibile. Occorre intervenire subito”, scrive una nota il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli.
“La decisione, comunicata oggi alle organizzazioni sindacali dalla multinazionale Wartsila, è totalmente inaccettabile. La scelta di Wartsila di chiudere tutta la produzione a Trieste e delocalizzarla in Finalndia, con la dichiarazione di 451 esuberi su 973 lavoratori e lavoratrici dello stabilimento, va rispedita al mittente, e dimostra ancora una volta l’inefficacia della legislazione italiana nel contrastare lo strapotere delle multinazionali ed impedire le delocalizzazioni produttive”. Lo dichiara in una nota Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil in cui poi si legge “Governo e la Regione Friuli Venezia Giulia – conclude – convochino subito una tavolo istituzionale con le organizzazioni sindacali e la Rsu per intervenire direttamente sulla multinazionale Wartsila e fermare i licenziamenti”.
“Riteniamo inaccettabile la decisione della multinazionale Wartsila . Stiamo parlando di uno stabilimento centrale per il Gruppo in Italia, dove ha quattro siti in cui occupa in totale 1.150 persone, di cui 973 a Trieste, con rilevanti opportunità e prospettive produttive, anche grazie alla vicinanza al porto commerciale. Rimandiamo al mittente questo atto scellerato, comunicato con una modalità inqualificabile, ovvero un collegamento in videoconferenza di pochi minuti”. Lo scrivono in una nota Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, e Michele Paliani, Coordinatore Uilm del settore della cantieristica navale. Critiche anche dal presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti che definisce la decisone definendola “un’azione improvvida”. Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha reso noto di aver incontrato stamattina i vertici di Fincantieri e di aver affrontato, tra l’altro, la possibilità della chiusura della produzione di motori alla Wartsila, in provincia di Trieste. “Il gruppo ha annunciato di voler ridurre il personale, ne parleremo… Proprio stamattina ho incontrato l’amministratore delegato di Fincantieri, Claudio Graziano“. Il gruppo Wartsila ha chiuso il 2021 con ricavi per 4,7 miliardi di euro ed utili per 193 milioni di euro, 60 milioni in più del 2020. Conta 17mila addetti distribuiti in 68 paesi. Quotato alla borsa di Helsinki il gruppo capitalizza 4,5 miliardi di euro.