Con il ritiro di truppe occidentali dalle zone a rischio dell’Africa, la Russia sta cercando di dimostrarsi una valida alternativa. Il suo dispiegamento in Mali nel dicembre 2021 ha dimostrato il rapido sostegno che Mosca è in grado di offrire ai regimi in difficoltà. Il finanziamento dei canali televisivi filo-russi in Africa, l’interferenza elettorale, persino la sponsorizzazione di concorsi di bellezza sono solo alcuni dei metodi per influenzare il sentimento tra gli africani.
La Cina ha da tempo superato i paesi occidentali diventando il più grande investitore dell’Africa, mentre la presenza di truppe occidentali nei paesi colpiti dal conflitto non è stata sufficiente per garantire la pace e la sicurezza dell’Africa. L’Africa ha bisogno di un sostegno costante, militare ed economico. Se l’Occidente non può fornirlo, perderà terreno. Le iniziative della Russia sull’Africa sono in genere concentrate sul sostegno di alcuni personaggi spesso scomodi: Khalifa Haftar in Libia, Faustin Arcangelo Touadéra nella Repubblica Centrafricana (Car) il colonnello Assimi Goïta in Mali e il tenente generale Abdel Fattah al-Burhan in Sudan.
Per valutare il futuro delle relazioni Russia-Africa è importante capire che i cosiddetti partenariati che la Russia cerca in Africa non sono statali ma basati sull’élite. Aiutando questi leader spesso illegittimi e impopolari a mantenere il potere, la Russia sta rafforzando il suo dominio in Africa. Tutto questo avviene attraverso forze mercenarie, armi ed entrate derivanti da accordi di risorse. Tuttavia, gli impegni opachi della Russia sono intrinsecamente destabilizzanti per i cittadini dei paesi presi di mira, provocando uno sviluppo economico stentato, violazioni dei diritti umani, etc.
L’Ue ha chiuso la sua missione in Repubblica Centrafricana (Eutm-Rca) nel dicembre 2021, subito dopo i mercenari della Wagner hanno preso il comando di reparti locali addestrati dall’Ue e hanno commesso atrocità contro la popolazione civile. Per le medesime ragioni Bruxelles ha sospeso le sue missioni di addestramento militare e civile in Mali a maggio, dopo che Bamako ha contattato la Wagner che ha portato i suoi contractors per combattere i jihadisti. Le unità della guardia nazionale, della gendarmeria nazionale e della polizia nazionale, che sono state addestrate dall’Eucap Sahel-Mali (l’altra missione dell’Ue in Mali, focalizzata nella formazione delle forze di polizia e analoga alla già menzionata Eucap Sahel-Niger) sono ora sotto la direzione del personale della Wagner e si stima che stiano terrorizzando la popolazione civile, prendendo di mira in particolare la comunità Fulani, con segnalazioni di violenze senza precedenti. La presenza russa ormai è notevole a Sévaré, Ségou, Niono, Timbuktu e Gossi e la base aerea 101, a Bamako, è utilizzata come hub logistico per il dispiegamento della Wagner.
La Wagner e le altre compagnie simili possono facilitare i rapporti tra Russia e paesi africani. Una volta in Africa, poi, le società dei mercenari si ritagliano uno spazio nell’economia locale. La presenza di mercenari russi in questo momento è forte in vari paesi come Botswana, Guinea Bissau, Guinea, Libia, Mali, Mozambico, Madagascar, Zimbabwe. Nel Nordafrica la Russia è presente anche in Marocco, con accordi commerciali e con Trasneft; quest’ultima attiva anche in Libia in settori estrattivi di petrolio e gas e Gazpromneft (produzione di lubrificanti). Infine in Egitto, partner economico-commerciale e militare storico, dove Rosneft, Lukoil e Zarubehzneft, tre società petrolifere, portano avanti affari nei giacimenti egiziani. Nella Repubblica democratica del Congo ci sono altre unità della Wagner e Lukoil sul settore estrattivo. L’Angola è un partner militare della Russia e fornitore di metalli rari; il Sudafrica infine ha un accordo commerciale con la Russia per la fornitura di nichel.
La Russia vuole garantirsi l’approvvigionamento di materie prime strategiche, che come visto sono la moneta di scambio ai servizi di sicurezza. Per questo Mosca preferisce non impegnarsi in contratti tra governi, ma mandare avanti le grandi aziende in mano a oligarchi, politica velata ma che riconduce sempre allo stato russo.