Dopo il non voto sul decreto Aiuti Beppe Grillo blinda la linea di Giuseppe Conte. “Beppe è con Conte”, assicurano alle agenzie fonti parlamentari, che hanno avuto modo di sentire il fondatore e garante dei cinque stelle. Il garante dunque è d’accordo con la decisione di non votare la fiducia posta dal governo sul Dl Aiuti. Grillo – riferiscono le fonti parlamentari a lui vicine – si sarebbe detto “contento di come i portavoce siano uniti e coesi” e “l’applauso di ieri durante l’assemblea degli eletti gli è piaciuto molto”. Secondo il garante, “il Movimento 5 Stelle sta facendo il Movimento 5 Stelle”, viene riportato, nonostante parecchi deputati che vogliono restare al governo abbiano contattato Grillo nella speranza di fargli cambiare idea, con messaggi e telefonate.
La posizione del leader e le aperture di Castellone – Un appoggio, quello di Grillo, che rafforza Conte. L’ex premier dunque ha potuto alzare il tiro, spiegando le motivazioni della sua scelta: “Se noi prendiamo degli impegni con governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza? Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti“, ha detto il leader del M5s dopo che i suoi senatori, come annunciato, non hanno votato la fiducia al decreto Aiuti. Una posizione rilanciata da Maria Domenica Castellone, capogruppo a Palazzo Madama, poco dopo: “La linea è quella che seguiamo dal non voto in cdm, e poi alla Camera o oggi al Senato, dove abbiamo scelto il non voto nel merito di un provvedimento”. Ma se dopo le dimissioni annunciate nel pomeriggio al Consiglio dei ministri, Draghi dovesse essere rimandato alle Camere da Mattarella per una verifica di maggioranza, come voterebbero allora i 5 stelle? “C’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo in una eventuale verifica a meno che Draghi non dica che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback”, dice Castellone. La situazione, dunque, è fluida e in continua evoluzione.
Fraccaro: “Non so se abbiamo fatto bene” – Anche nei ranghi dei 5 stelle, dove Riccardo Fraccaro, subito dopo le annunciate dimissioni di Draghi, dichiara: “Non sono sicuro se quello che abbiamo fatto oggi sia la cosa giusta. Ho tanti dubbi anch’io ma è da gennaio che stiamo lottando e diventa difficile se dopo sette mesi non abbiamo risposte” dal Governo. L’ex ministro aggiunge: “Sono di M5s e ho detto vaffa a tutti ma sento la responsabilità, voglio stare in quella barca e voglio lottare per stare in quella barca ma dopo sette mesi che non si riesce a parlare di fatti tecnici, diventa difficile. Spero che questa mossa ci consenta di restare sulla barca, non voglio andare fuori dal Governo perché poi c’è il caos”. All’assemblea dei costruttori edili di Ance, Fraccar ha negato di volere “mandare a casa nessuno. Io voglio stare in Parlamento e vorrei che domani ci dicessero: troviamo una soluzione per il superbonus e sediamoci ad un tavolo tecnico. Vorrei dare la fiducia a Draghi perché vorrebbe dire lavorare insieme a lui per risolvere insieme i problemi di cui stiamo parlando”. L’ex sottosegretario del governo Conte non è l’unico big che tradisce insicurezze sulla linea da seguire. Già stamattina il ministro dei rapporti con il Parlamento, Federico D’Inca, aveva detto in assemblea congiunta: “Rischiamo di regalare il paese al centrodestra, mettere in difficoltà la coalizione progressista ed essere accusati di mettere a rischio il Pnrr”. Anche il capogruppo alla Camera Davide Crippa e l’ex sottosegretario Stefano Buffagni hanno espresso contrarietà alla linea dell’Aventino parlamentare che il M5s avrebbe tenuto in Senato. Buffagni e Crippa hanno sottolineato i rischi per il Paese oltre che per lo stesso Movimento. Al coro dei contrari si era aggiunta anche la vicepresidente del Copasir e deputata del M5S, Federica Dieni: “Si conta stando dentro, se si è in grado di farlo , non facendo le vittime del sistema. Soprattutto in questa situazione critica per il Paese tra guerra , pandemia, inflazione, crisi energetica . Non condivido”, ha scritto su Twitter.
Di Battista: “Ottima notizia se il governo cadesse” – Di segno completamente opposto il post scritto sui social da Alessandro Di Battista. “Si appellano al senso di responsabilità quelli, che negli ultimi anni, sono stati responsabili solo del loro culo, tra l’altro flaccido come la loro etica. Se davvero dovesse cadere il governo dell’assembramento (io non sono così sicuro) sarebbe un’ottima notizia”, scrive l’ex deputato. “Parlano di rispetto delle Istituzioni coloro i quali, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, hanno violentato la massima Istituzione del Paese, il Parlamento, togliendogli ogni dignità – ha aggiunto l’ex M5s -. Parlano di cose importanti ancora da fare i responsabili dell’ignobile legge Cartabia (che ha fatto indignare tutti i magistrati antimafia), coloro che hanno portato avanti la strategia fallimentare delle armi e delle sanzioni, coloro che pensano che sovranità, Costituzione, diritti sociali, acqua pubblica e conflitto di interessi siano parole vuote, obsolete, addirittura eversive. E soprattutto hanno il terrore delle elezioni tutti coloro che, giustamente, provano vergogna alla sola idea di salire su un palco, di parlare in pubblico, di fare una promessa ai cittadini dopo ignobili giravolte, dopo aver mentito al Popolo italiano, dopo aver utilizzato la politica esclusivamente per interesse personale”.