Gli enti locali chiedono a Palazzo Chigi di entrare nella Fondazione: vuol dire prendere in mano la governance, ma anche metterci i soldi (pubblici), nell’ipotesi non più tanto remota che i conti alla fine della manifestazione non tornino. Puntano il dito contro l’amministratore delegato Vincenzo Novari: anche se Draghi valuta un intervento indiretto, la sua era sembra destinata a concludersi
Sta per saltare la testa dell’amministratore delegato, Vincenzo Novari. E forse anche l’ultima foglia di fico sul grande bluff dei Giochi dell’autonomia, a costo zero per lo Stato: per risolvere una situazione imbarazzante di ritardi, perdite e immobilismo ormai diventata insostenibile per bocca degli stessi organizzatori, gli enti locali ora vogliono che il governo entri nella Fondazione Milano-Cortina 2026. Che vuol dire prendere in mano la governance, certo. Ma anche metterci i soldi (pubblici), nell’ipotesi non più tanto remota che i conti alla fine della manifestazione non tornino.
Come sembra lontano il 2019. A Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte e il governo gialloverde, il feroce dibattito sulle Olimpiadi sostenute dalla Lega e osteggiate dal Movimento 5 stelle si risolse con un accordo che avrebbe dovuto tutelare tutti: ok alla candidatura di Milano-Cortina, ma Lombardia e Veneto avrebbero dovuto pagarsela da sola. Il compromesso si è rivelato presto una presa in giro: già a fine anno i leghisti avevano infilato in manovra un maxi-contributo da un miliardo di euro, con la scusa di finanziare le infrastrutture sul territorio. Un solo paletto era rimasto in piedi, dei tanti pretesi all’epoca dal M5s: niente soldi pubblici nella Fondazione, privata, che si occuperà dell’organizzazione dell’evento con fondi privati, essenzialmente i contributi Cio e i soldi degli sponsor. Adesso però anche questo vacilla, tanto che il governatore Attilio Fontana attacca direttamente l’ex premier Conte, bollando come “anomala” la sua decisione di non entrare nel Comitato. “I tempi sono cambiati”, afferma perentorio il presidente della Lombardia.
Su questo ha ragione. Negli ultimi due anni, a Milano e Cortina non si è mosso quasi nulla. Il ritardo sulle opere accessorie (strade, svincoli, ecc.) è ormai conclamato, per colpa delle lungaggini burocratiche del governo che solo di recente ha costituito la società pubblica (Milano-Cortina Spa) che dovrà occuparsene, affidandola al commissario Luigi Valerio Sant’Andrea. Il problema è che adesso anche l’evento sportivo e la sua tenuta economica sembrano a rischio, per l’immobilismo del Comitato organizzatore, la Fondazione Milano-Cortina.
Dopo mesi di voci e indiscrezioni, il caso è esploso ufficialmente a fine giugno, quando con una lettera riservata rilevata da Il Fatto quotidiano, i rappresentanti degli enti locali avevano chiesto un incontro urgente al premier Draghi, puntando implicitamente il dito sull’amministratore Vincenzo Novari, nominato nel 2019 sotto l’ex ministro Spadafora. Tanti i nodi accumulati negli ultimi mesi e ormai venuti al pettine: dagli stenti della governance, alla voragine in bilancio dovuto alla mancanza di sponsor, che poi rimanda sempre alle responsabilità dell’ad. Del resto, è stato lui a fissare l’asticella molto in alto, prevedendo 550 milioni di sponsorizzazioni, quasi un terzo del budget lievitato a quota 1,6 miliardi. Ma fin qui di contratti firmati con le aziende neanche l’ombra. E dalla Lombardia al Veneto, da Zaia a Fontana, gli amministratori hanno cominciato a tremare: in caso di buco alla fine della manifestazione, sarebbero loro a dover ripianare in quanto responsabili.
Ecco, dunque, che all’incontro richiesto col premier Draghi, gli enti locali hanno gettato la maschera: “Chiediamo al governo di entrare nella Fondazione”, hanno detto tutti in coro. Le conseguenze di questo ingresso sarebbero molteplici: riscrivendo lo statuto e cambiando la governance, si troverebbe il pretesto per accompagnare alla porta Novari, dato in uscita da mesi ma ancora al comando. È chiaro però che se il governo entrasse direttamente nel Comitato, la Fondazione da privata diventerebbe pubblica, e lo Stato dovrebbe farsene carico finanziariamente. Mettendo al riparo gli enti locali da eventuali (ma neanche troppo, viste le premesse) buchi di bilancio, che forse ancor più dei problemi di gestione assillano i governatori.
“Vi faremo pervenire una proposta del governo”: così Draghi ha congedato i suoi interlocutori. La grana olimpica comunque va risolta e una svolta ormai è imminente. Potrebbe però anche non essere l’ingresso diretto del governo nella Fondazione, come chiesto dai governatori, su cui a Palazzo Chigi c’è più di una perplessità, perché troppo invasivo. Una soluzione potrebbe essere un intervento più indiretto, agendo sulla governance, sempre nel rispetto della carta olimpica da cui non si può derogare: la nomina di un organo sopra la Fondazione, che abbia poteri ispettivi e decisionali, in grado di snellire l’azione del comitato e fare anche da raccordo con la società pubblica che si occupa delle infrastrutture, coinvolgendo anche la partecipata governativa Sport e Salute. In un modo o nell’altro, di fatto o proprio nella sostanza, l’era Novari pare destinata a concludersi. E inizierà la solita corsa contro il tempo all’italiana: alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 mancano poco più di tre anni.