Il progetto prevede 60 aerogeneratori galleggianti da realizzarsi oltre le 12 miglia nautiche dalla costa, al largo delle coste di Bari e Brindisi. Insieme a Greenpeace e Kyoto Club, nel 2020, anche Legambiente ha firmato con Anev il “Manifesto per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia, nel rispetto della tutela ambientale e paesaggistica”
“O puntiamo sulle rinnovabili e, quindi, anche sull’eolico offshore, oppure scegliamo di restare con la centrale termoelettrica a carbone di Cerano, a Brindisi e l’Ilva di Taranto”. Con queste parole Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia, commenta le preoccupazioni di cittadini e comitati locali di fronte alla richiesta di concessione demaniale di trent’anni per un parco eolico offshore al largo delle coste pugliesi. Una preoccupazione che corre sui social. Per 60 aerogeneratori galleggianti per una potenza complessiva di circa 600 megawatt “da realizzarsi oltre le 12 miglia nautiche dalla costa”, al largo delle coste di Bari e Brindisi. L’istanza è stata presentata a febbraio 2022 dalla Geoambiente srl di Cavallino (Lecce), ma è stata pubblicata solo il 12 luglio. Da quella data, ci sono 30 giorni di tempo per presentare osservazioni al progetto, attualmente in fase di valutazione da parte dell’Autorità di sistema portuale e che, proprio in relazione al suo impatto, riguarda i territori di Bari, Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie, Monopoli, Savelletri (Fasano) e Brindisi. Dunque anche territori a forte vocazione turistica. Accade, tra l’altro, nella regione dove sono almeno una dozzina i progetti per parchi offshore in attesa di essere autorizzati, mentre per altri tre è stata richiesta solo la concessione.
Legambiente: “Valutare caso per caso” – Chiara la posizione di Legambiente, che proprio la prossima settimana farà tappa in Puglia con Goletta Verde, approfondendo anche il tema dell’eolico offshore. Insieme a Greenpeace e Kyoto Club, nel 2020, anche Legambiente ha firmato con Anev (Associazione nazionale energia del vento) il “Manifesto per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia, nel rispetto della tutela ambientale e paesaggistica”. E più volte, parlando degli ostacoli alle rinnovabili, l’associazione ha ricordato “quelli che hanno bloccato l’avanzamento della realizzazione dell’impianto eolico offshore di Taranto, proposto nel 2008 a ridosso del porto della città e che vede l’avvio dei lavori dopo ben 14 anni di opposizioni, da parte di Regione, Comune e Sovrintendenza”. Per i progetti di impianti eolici offshore in Adriatico presentati al Ministero per la Transizione Ecologica, Legambiente Puglia ha già chiesto “che non siano sottoposti a procedura semplificata e a giudizio di compatibilità ambientale, ma a preventivo studio di fattibilità (e relativo dibattito pubblico) che esamini le diverse opzioni e alternative e gli impatti ambientali diretti ed indiretti”. “È chiaro che bisogna analizzare tutti i possibili impatti di ogni singolo progetto – aggiunge Ronzulli – ma non è più il tempo di dire no, esclusivamente per l’impatto visivo, con la crisi energetica in atto. A patto, ovviamente, che le distanze dalla costa rientrino nei limiti di legge. Il rischio è quello di rimanere aggrappati ad altri fonti più inquinanti”.
Gli altri progetti – Ma lo sviluppo dell’eolico offshore in Adriatico è un tema più che mai caldo. Anche per il numero di istanze che continuano ad arrivare. “Una richiesta per il rilascio di una concessione demaniale marittima è stata presentata dalla Acciona Energia Global Italia di Roma – spiega Ronzulli – per un altro parco eolico con 67 turbine galleggianti, da Vieste a Molfetta, ciascuna con una potenza di 15 megawatt, per un totale di oltre mille megawatt”. L’impianto dovrebbe occupare uno specchio d’acqua di 660mila metri quadrati oltre il limite delle acque territoriali e altri 386mila entro quel limite, ma il progetto prevede anche una parte onshore. Sempre la società romana, poi, ha presentato un’altra istanza per l’area marittima tra Bari e Barletta. Recente anche la richiesta della società Recupero Ecologico Inerti, anche questa di Cavallino, per un progetto al largo delle coste di Bari, Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie e Trani: 60 turbine per 840 megawatt complessivi. “E poi ci sono le richieste della Hope per un parco da 80 turbine al largo del tratto di costa fra Bari e Barletta della potenza complessiva di 600 mega watt (e che dovrebbe essere collegato a un impianto per la produzione di idrogeno, ndr)” aggiunge il presidente di Legambiente Puglia. Senza considerare il progetto della Tozzi Green di Mezzano che da oltre un decennio è in attesa delle autorizzazioni per il parco eolico di Cerano, a Brindisi. E, sempre a Brindisi, si è conclusa a maggio la procedura di definizione dei contenuti dello studio d’impatto ambientale per un altro impianto, proposto dalla Falck Renewables (in partnership con BlueFloat Energy), per 98 aerogeneratori, per una capacità complessiva di 1,2 gigawatt, di fronte alla costa di Brindisi. Ma la lista è lunga. Esattamente come i tempi per ottenere le autorizzazioni.