Le autorità bancarie e vigilanza cinesi hanno convocato una riunione d’urgenza con gli istituti di credito a causa del numero crescente di mutuatari che si rifiutano di ripagare le rate su finanziamenti relativi a progetti immobiliari non ancora completati. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg, citando fonti vicine al dossier, secondo cui la riunione, la riunione si sarebbe tenuta in settimana, coinvolgendo il ministero per la Casa e lo Sviluppo urbano-rurale, le autorità di regolamentazione finanziaria e le principali banche cinesi, preoccupate che il boicottaggio dei mutui possa riverberarsi sui mercati.
Il timore delle autorità è quello che la crisi possa diffondersi a livello sistemico con ripercussioni per l’intero sistema finanziario. Il numero dei mutuatari che hanno sospeso i pagamenti aumenta infatti velocemente. Lo stop interessava 28 progetti immobiliari lunedì, 58 martedì e oltre 100 ieri, coinvolgendo 50 città del paese. “I nomi sulla lista sono raddoppiati ogni giorno negli ultimi tre giorni”, ha scritto l’analista Shujin Chen. Se lo sciopero delle rate continuasse finanziamenti equivalenti a 58 miliardi di euro potrebbero scivolare verso la definizione di crediti deteriorati (non perfoming loan) con ricadute significative sui bilanci bancari.
I rifiuti di pagamento sottolineano come la tempesta che sta travolgendo il settore immobiliare cinese stia ora colpendo centinaia di migliaia di cittadini medi, rappresentando una minaccia per la stabilità sociale in vista del Congresso del Partito Comunista entro la fine dell’anno. Storicamente il sistema bancario cinese è caratterizzato da un sistema di “repressione finanziaria”. Ossia gli interessi pagati ai depositanti sono tenuti artificiosamente bassi per consentire alle aziende di finanziarsi a basso costo per i loro investimenti. Uno dei pochi modi per le famiglie cinesi di difendere il valore dei loro patrimoni è quello di investire le somme in immobili.
Il sistema bancario cinese deve fronteggiare un’erosione del clima di fiducia, tendenza accelerata da quanto accaduto negli ultimi giorni in cinque istituti delle province di Henan e Anhui che hanno congelato i conti di migliaia di clienti senza alcuna comunicazione. Sono seguite mobilitazioni nelle città interessate. Un’indagine ufficiale sul caso ha scoperto che Henan Xincaifu Group Investment Holding Co., una società di investimento privata con partecipazioni nei cinque istituti di credito interessati, si era accordata con i dipendenti delle banche per prelevare depositi e commercializzare prodotti finanziari tramite piattaforme online e quindi trasferire il denaro tramite prestiti fittizi. I conti correnti sono stati congelati nell’ambito delle indagini e i depositanti ora sono inferociti.
Pechino si appresterebbe però a varare un maxi piano di sostegno all’economia da oltre mille miliardi di dollari. I fondi verrebbero destinati alle spese infrastrutturali per contrastare i danni causati dalla pandemia e dai ripetuti lockdown e per contrastare il crollo del mercato immobiliare. I governi locali potrebbero essere autorizzati ad emettere a tali fine obbligazioni speciali.