Il professor Swarang Singh, uno psichiatra clinico dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, ha rivelato di essere arrivato, decenni prima, a comprendere il cosmo durante la convalescenza postoperatoria a seguito di un grave incidente stradale. Ne abbiamo parlato con il dottor Valerio Rosso, medico-psichiatra e divulgatore
Racconta di essere arrivato a comprendere l’universo. Il professor Swarang Singh, uno psichiatra clinico dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, ha rivelato di essere arrivato, decenni prima, a comprendere il cosmo durante la convalescenza postoperatoria a seguito di un grave incidente stradale. Si tratta di una particolare esperienza che lo psichiatra ha ricostruito sulla rivista scientifica Journal of Nervous and Mental Disease. Si tratta di un tipo di comprensione non in senso cognitivo ma esperienziale. Un’intuizione inspiegabile, quella che anche nella filosofia viene definita “noesi”, che porta ad arrivare ad alcune sintesi complesse che appaiono chiare senza essere passati da un ragionamento logico-razionale. Parliamo quindi di particolari “forme di conoscenza intuitiva mediante stati alterati di coscienza, i cui primi studi risalgono agli anni ’60 e ’70, con il recupero delle tradizioni sciamaniche e oracolari, nel tentativo di sottoporle al vaglio della ricerca scientifica”, spiega il dottor Valerio Rosso, medico-psichiatra e divulgatore. “Lo stesso concetto di ‘Noesi’ risale tradizionalmente a Platone che lo considerava il grado più alto del sapere umano, raggiungibile tramite l’esperienza spirituale, in contrapposizione al sapere logico-matematico e a quello dialettico; poi Aristotele aggiusta parzialmente il tiro parlando di conoscenza ‘intuitiva’ richiamando, in parte, il moderno concetto di abduzione caro a Charles Sanders Peirce (e reso inconsapevolmente noto al pubblico dalle indagini di Sherlock Holmes, il quale né deduce, né induce ma piuttosto abduce attraverso movimenti di inferenza che spesso sono trasversali alla logica). Anche Husserl ne ha abbracciato il concetto generale, trasformandolo in termini maggiormente concreti e scientifici mediante l’analogia con il giudizio sintetico che deriva da una somma inconsapevole di esperienze sensoriali e psichiche profonde. Di per sé la prima caratteristica che merita di essere osservata nel processo della Noesi è la sostanziale soggettività e l’impossibilità di condivisione dell’esperienza conoscitiva. D’altra parte, la sensazione totalizzante di aver avuto accesso a un livello superiore di conoscenza rende la persona poco disponibile al confronto in quanto l’atto noetico esclude il dubbio dal campo di gioco”.
Siamo di fronte a esperienze rare?
“Fenomeni conoscitivi di questo genere sono, tutto sommato, piuttosto frequenti tra gli esseri umani in ragione sia di oscillazioni dell’umore, che di caratteristiche di sensibilità personale elevata (cosiddette “PAS”, persone altamente sensibili), di stati alterati di coscienza o anche mediante l’attivazione che deriva da sostanze psicotrope che forniscono sensazioni come déjà vu, intuizioni, stati crepuscolari, aumento delle connessioni tra eventi e altro”.
La spiegazione più diffusa a livello scientifico è quella legata a una patologia psichica o neurologica?
“Come psichiatra posso dire che l’esperienza di conoscenze intuitive o mediate da esperienze spirituali, chiare, nette e completamente esplicative e riassuntive sono spesso tipiche degli stati sub-euforici o anche euforici, con la possibilità di arrivare a veri e propri contenuti deliranti, ovvero ‘convincimenti non derivabili e non passibili di critica’. In letteratura sono presenti fenomeni di questo genere che derivano da lesioni organiche del sistema nervoso centrale come alcune neoplasie. Nel caso specifico del professor Swarang Singh, bisogna aggiungere i possibili effetti secondari di sostanze come propofol, ketamina o oppiodi che spesso inducono stati di coscienza alterati, delirium o altri fenomeni psicopatologici rilevanti. Anche in questo caso la letteratura scientifica ci viene in supporto. Ritrovo casi simili nella mia pratica medica e con mia moglie, anestesista, con la quale spesso discuto di questi fenomeni”.
A volte chi vive esperienze del genere le collega a dimensioni mistiche o spirituali. È possibile lasciare una porta aperta a queste dimensioni, rispettando un criterio razionale?
“Assolutamente si, come psichiatra non ho mai sottovalutato l’esperienza spirituale e di fede. Anzi io ritengo che all’interno di esperienze di questo tipo si possano ritrovare elementi di sostegno e di aiuto per molte forme di disagio mentale. D’altra parte è importante separare questi campi per evitare di tentare, come dicevo prima, di unire ‘acqua ed olio’, come si faceva nella prima rivoluzione psichedelica californiana che, all’epoca, aveva fortemente impattato anche l’ambiente accademico. Segnalo pure che è in corso una rivoluzione psichedelica della psichiatria, ma che va governata sul piano scientifico e del rigore medico in quanto molte sostanze psichedeliche utilizzabili a fini terapeutici come la ketamina (che è già un farmaco) oppure la psilocibina (che potrebbe diventarlo) possiedono la capacità di indurre stati di coscienza alterati correlati a esperienze spirituali che possono favorire la noesi.”
Questi particolari stati di coscienza sono tipici anche in chi è stato in coma.
“Si, anche in questo caso si parla di situazioni più tipicamente neurologiche, anche se la divisione tra esperienze della mente e fenomeni del cervello è arbitraria e decisamente poco sensata sul piano generale”.
Senza arrivare a considerare esperienze così estreme o borderline, come possiamo definire scientificamente l’“intuizione”?
“L’intuizione è la capacità di raccogliere tutte le percezioni interne ed esterne alla nostra mente e di condensarle in un processo di inferenza e di sintesi che è rapidissimo, quasi puntiforme; l’intuizione secondo questa definizione si discosta nettamente dal fenomeno della noesi in quanto possiede una base di comprensibilità, di derivabilità ed è, sostanzialmente, fuori della dimensione spirituale, nonostante sia senza dubbio affascinante e possieda caratteristiche strabilianti”.