“Sua Santità, mi chiamo Stefano Gheller, ho 49 anni e sono in carrozzina dall’età di 15 anni, sono affetto da una malattia progressiva e degenerativa di nome distrofia muscolare facio scapolo omerale ereditata da mia madre deceduta nel 2020…”. Comincia così la lettera che Stefano Gheller, abitante a Cassola, in provincia di Vicenza, ha scritto al Papa, per chiedergli di incontrarsi e di parlare del problema del fine vita per le persone che soffrono e sono irrimediabilmente invalide. “Vorrei tanto conoscerla e avere un incontro con lei per parlare della mia condizione e per confrontarmi sul tema dell’eutanasia”, prosegue la lettera che è stata consegnata a un cardinale perché la porti in Vaticano.
Gheller alcune settimane fa ha scritto all’Ulss di Bassano del Grappa, chiedendo di avviare la procedura per essere accompagnato alla morte. Adesso si rivolge al Pontefice raccontando il suo calvario. “Mia madre è deceduta dopo aver vissuto per più di 20 anni immobile in un letto, con una tracheotomia, tenuta in vita da un ventilatore. Ho anche una sorella di 47 anni anch’essa in carrozzina con la mia stessa malattia. Mio padre è deceduto nel 2015 dopo una lunga malattia mentale e fisica. Le scrivo perché mi piacerebbe tantissimo avere un incontro privato con lei, per conoscerla e confrontarmi con lei sul tema del fine vita. Se scriverà il mio nome e cognome su internet potrà vedere diversi articoli e video su di me”.
Il tono è diretto: “Ritengo importante per me parlare direttamente con le persone che vogliono fare certe scelte in totale libertà. Santo Padre, molti ritengono che io, con la volontà di fare questa scelta, non ami la vita: invece, forse la amo molto di più di altri. Da bambino e ragazzo sono cresciuto con la fede andando in chiesa, pregando, sono stato anche a Lourdes. Poi, crescendo sono cambiato e ora mi ritengo un agnostico, non so se esiste o meno un Dio, ma penso che se esiste, e mi ha donato la vita, ed è un Dio misericordioso, potrà capire la mia scelta e non mi giudicherà per questo. Credo che non voglia impormi di vivere a qualunque costo con una sofferenza che non riesco più a portare avanti”. Poi aggiunge: “Ovviamente capisco la sua posizione e il suo pensiero, di cui ho molto rispetto, ma ritengo che la Chiesa potrebbe fare un passo avanti, e comprendere di più le persone come me che vogliono fare certe scelte, senza giudizi, ma solo dimostrando vicinanza, comprensione e misericordia in nome dell’amore che, se esiste, Dio sicuramente vorrebbe: amare tutti indifferentemente”.
La situazione di Gheller è ormai diventata un caso. Oltre ad aver scritto all’Ulss, ha incontrato di recente anche il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol. Nelle prossime ore gli farà visita il radicale Marco Cappato dell’associazione “Luca Coscioni”, sostenitore della campagna “Eutanasia Legale”. “Per me sarà davvero un onore conoscere la persona che si è spesa in prima persona per aiutare Dj Fabo a mettere in pratica la sua scelta di libertà. – ha spiegato Gheller al ‘Giornale di Vicenza’ – Quello con Cappato per me è un incontro di vicinanza davvero importante. Sono e sarò sempre grato all’associazione Luca Coscioni per quello che sta facendo nell’aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo, e per fare in modo che altre persone nella mia condizione possano essere finalmente libere di scegliere sulla propria vita”.