C’è uno spiraglio di speranza per evitare la cancellazione della firma digitale per i referendum. Apertura che arriva pochi giorni dopo il passo indietro del governo sull’argomento. A seguito dell’appello pubblico all’esecutivo e lo sciopero della fame di Lorenzo Mineo, Vittorio Colao ha infatti incontrato una delegazione dell’Associazione Luca Coscioni e Riccardo Magi di +Europa. Il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, torna così sui suoi passi e conferma che la piattaforma per la raccolta firme digitali per referendum e proposte di legge d’iniziativa popolare si farà e le firme raccolte saranno considerate valide ai fini del deposito in Corte di Cassazione.

Lo comunicano Magi e l’Associazione Coscioni che registrano “positivamente le parole del ministro”, sottolineando però che adesso servono degli interventi immediati. La piattaforma pubblica, infatti, doveva essere attiva già dal primo gennaio 2022 ma i governo ha poi rinviato la data. Così, in attesa della sua entrata in funzione e “visti i tempi incerti della Stato” chiedono che “si possa continuare a utilizzare servizi privati“, come già fatto nell’estate scorsa per i referendum eutanasia e cannabis. L’associazione chiede anche che si equipari l’IVA per le firme referendarie (22%) a quella per le leggi popolari (4%) e che “si confermi agli altri dicasteri coinvolti, nonché alla Suprema Corte e i Comuni, che la prossima piattaforma pubblica consentirà il deposito in Cassazione di tutta la documentazione digitale necessaria per presentare in un referendum: firme autenticate e corredate dell’iscrizione alle liste elettorali di chi ha sottoscritto”.

“Restiamo in attesa di conoscere il decreto attuativo nella sua completezza e i tempi di entrata in funzione della piattaforma, attenti alle trappole politiche e burocratiche di ogni tipo che possono ancora deragliare il processo, specie in giorni di caotica vita politica nazionale”. Sono state le parole dichiarate dalla delegazione che era composta da Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni, Lorenzo Mineo, attivista che ha contestualmente interrotto lo sciopero della fame giunto al quarto giorno. Insieme a loro hanno partecipato all’incontro anche Mario Staderini, promotore del ricorso alle Nazioni Unite nel caso Staderini De Lucia Vs Italy, Gianni Sandrucci, amministratore delegato di ItAgile, e il deputato Riccardo Magi.

La svolta era arrivata nel luglio del 2021 con il Parlamento che, andando contro il parere del governo, ha approvato un emendamento che ha permesso l’utilizzo della firma digitale per la raccolta delle firme. Anche grazie a ciò è stato possibile il successo delle campagne di eutanasia e cannabis (referendum poi bloccati perché i quesiti sono stati dichiarati inammissibili dalla Consulta): in questo caso, in assenza di un portale pubblico, la raccolta firme è avvenuta su piattaforme private, con i costi a carico dei comitati promotori.

A un anno di distanza dalla decisione “rivoluzionaria”, il 5 luglio scorso il ministro Colao, rispondendo a un’interrogazione di Riccardo Magi in Parlamento, aveva annunciato il passo indietro: “Rispetto all’iter programmato sono sopraggiunte due novità”, ha detto, “il parere del Garante della privacy, e poi anche il ministero di Giustizia ha reso alcune osservazioni tecniche. Io vorrei essere chiaro il dettato normativo garantisce solo la digitalizzazione della raccolta della firme, che è il segmento iniziale del processo di promozione dell’iniziativa, ma non consente una completa digitalizzazione, estesa per esempio all’autenticazione delle firme o alla raccolta dei certificati elettorali, che sono disciplinati ancora in maniera analogica”. Ovvero “l’abbinamento con i certificati elettorali” non sarà automatico. Dichiarazioni, adesso, smentite dallo stesso ministro per l’innovazione tecnologica.

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