Resta lo stop al processo a carico degli 007 egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso e poi trovato morto nel 2016 al Cairo. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei pubblici ministeri della Procura di Roma contro la decisione del giudice dell’udienza preliminare che l’11 aprile scorso ha disposto la sospensione del procedimento disponendo nuove ricerche degli imputati a cui notificare gli atti. Con la decisione della Cassazione si riducono i margini, in base a quanto si apprende, di potere celebrare un processo in Italia sul caso Regeni. “Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani. Abnorme è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare né consentire l’impunità per chi tortura e uccide”, dicono Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, assistiti dall’avvocato Alessandra Ballerini.
Con l’impugnazione i pm di piazzale Clodio – guidati dall’aggiunto Sergio Colaiocco – chiedevano alla Cassazione di chiarire se risulta sufficiente, per la celebrazione del processo, il fatto che “vi è una ragionevole certezza – come scrive la corte d’Assise nel provvedimento con cui ha rinviato il procedimento all’attenzione del gup – che i quattro imputati egiziani hanno conoscenza dell’esistenza di un procedimento penale a loro carico avente ad oggetto gravi reati commessi in danno a Regeni”. La Suprema Corte ha escluso che i provvedimenti dei giudici possano essere impugnati con il ricorso per Cassazione, in quanto non abnormi.
Secondo la Procura capitolina quanto deciso dalla Corte d’Assise – che il 14 ottobre 2021 aveva bloccato il processo – è in contrasto con quanto espresso dalla Cassazione in alcune sentenze in cui si afferma che si può procedere nel processo anche se la parte ignori la data dell’udienza e il capo di imputazione, quando si è in presenza sostanzialmente di “finti inconsapevoli”. Nell’aprile scorso il giudice, alla luce della totale chiusura delle autorità egiziane nella collaborazione giudiziaria, ha affidato una nuova delega ai carabinieri del Ros per effettuare ulteriori ricerche. Nei mesi scorsi i genitori del ricercatore friulano hanno lanciato un appello via social per chiedere una mobilitazione al fine di individuare gli indirizzi dei quattro aguzzini. Un post su Facebook, pubblicato in tre lingue (italiano, inglese ed arabo), in cui sono state inserite anche le foto di tre imputati individuate dal Ros su fonti aperte.