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La Turchia si mostra matura con la Nato ma provoca Grecia e Cipro: la doppia faccia di Erdogan

Doppia faccia di Erdogan: dinanzi all’Alleanza mostra un profilo responsabile e maturo, vista la caduta (non gratuita) del veto all’ingresso di Svezia e Finlandia, ma poi continua con le provocazioni contro Grecia e Cipro

La nuova tossica retorica condensata nell’attacco alla Grecia da parte della Turchia sui confini marittimi è più pericolosa del passato, essenzialmente per due ragioni: di merito perché la congiuntura internazionale è in piena emergenza inflazionistica; e di metodo perché con i rincari del gas in agguato una ulteriore tensione nell’Egeo va contro gli elementari principi del buon senso, oltre che dei trattati internazionali che ormai sembra essere di moda non rispettare.

Una mappa dell’Egeo secondo la vulgata turca è stata presentata dai Lupi grigi al presidente del Partito d’azione nazionalista (MHP) e partner di governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Devlet Bakhceli. Si può scorgere la Turchia che “comprende” anche Creta, Rodi, Lesbo, Chios.

Al di là del vespaio diplomatico sollevato per una provocazione che arriva in un momento già complicato per via della crisi del gas, emerge ancora una volta la volontà politica turca di giocare al rialzo su due tavoli. Dinanzi alla Nato Ankara mostra un profilo responsabile e maturo, vista la caduta (non gratuita) del veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza. Ma nei fatti, poi, continua con le provocazioni contro Grecia e Cipro, con le richieste sul gas presente in acque non turche, con il triangolo basato su Iran e Russia che mal si concilia con le prerogative della Nato e infine con il ricatto agli Usa per ottenere gli F-16. Ma non è tutto, perché le elezioni presidenziali in Turchia si avvicinano e sembra non essere più sufficiente far arrestare gli avversari politici. Occorre dell’altro.

In sostanza quella mappa mostra, in tutta la sua follia ideologica, la vecchia idea nazionalistica di unione e azione per un nuovo impero turco, sul modello dell’impero ottomano. Il partito nazionalista turco ribadisce le sue minacce contro la Grecia, dicendo che “abbiamo presentato al nostro leader la mappa”. Come dire che il passo successivo è l’attuazione di quei nuovi confini.

Né più né meno di ciò a cui stiamo assistendo in altri ambiti: che sia Ucraina o Taiwan non contano i nomi, ma il disegno complessivo in antitesi a leggi e trattati internazionali. Ma questa volta c’è di più: dopo l’accordo milionario siglato sui migranti siriani, l’Ue reitera politiche di manica larga con Erdogan, come se fosse sufficiente un cospicuo assegno per chiudere emergenze o dossier scomodi: ieri i siriani, che fuggivano dalla guerra, costretti a restare nel lazzaretto sul suolo turco; oggi il gas che potrebbe disegnare una pax mediterranea tramite il gasdotto Eastmed, e che invece è oggetto delle mire espansionistiche di Ankara. Senza che Bruxelles richiami l’alleato Nato all’ordine.

@FDepalo