Marco Mottola, suo padre Franco e la madre Anna Maria erano accusati di concorso in omicidio della 18enne di Arce (Frosinone) trovata morta il 3 giugno 2001. Assoluzione anche per Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio con pena richiesta di 15 anni, e per l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui è contestato il favoreggiamento
Tutti assolti. Marco Mottola, suo padre Franco, ex comandante della caserma di Arce, e la madre Anna Maria non sono i colpevoli dell’omicidio di Serena Mollicone, la giovane del paese frusinate trovata morta il 3 giugno 2001 in un boschetto: lo ha stabilito la Corte d’Assise di Cassino. La Procura aveva chiesto una condanna a 24 anni per Marco Mottola, 30 per il padre Franco, e 21 anni per la madre Anna Maria. I tre erano accusati di concorso in omicidio e sono stati assolti con la formula “per non aver commesso il fatto”. Assoluzione anche per Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio con pena richiesta di 15 anni, e per l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento. In questo caso, l’assoluzione è stata motivata con il “perché il fatto non sussiste”.
“Oggi è venuta fuori la verità, lo abbiamo sempre detto che eravamo innocenti”, hanno detto Franco e Marco Mottola dopo la lettura della sentenza. In aula si sono levate grida “vergogna” ma anche lacrime a abbracci. E all’esterno del tribunale i Mottola sono stati insultati con urla “bastardi” e “assassini”. Nel caos generatosi, sono dovuti intervenire i carabinieri per riportare la calma e permettere agli imputati di allontanarsi. “Questa Procura prende atto della decisione che la Corte di Assise nella sua libertà di determinazione ha scelto. È stato offerto tutto il materiale probatorio che in questi anni tra tante difficoltà è stato raccolto. Non si poteva fare di più”, è stato il commento dei magistrati dopo la pronuncia della corte. “Aspetteremo le motivazioni – hanno aggiunto – E valuteremo il ricorso”.
Il processo era iniziato a vent’anni dall’omicidio. Secondo la ricostruzione dei pm Beatrice Siravo e Carmen Fusco, non accolta dai giudici, era stato Marco Mottola a sbattere la testa di Serena Mollicone contro una porta della caserma. La ragazza rimase ferita e si sarebbe potuta salvare, secondo quanto sosteneva l’accusa, ma poi venne soffocata dopo ore di agonia dal padre Franco. La madre Anna Maria, invece, nella tesi accusatoria si sarebbe occupata di preparare il cadavere prima di abbandonarlo, insieme a Franco Mottola, nel bosco di Anitrella.
Quatrale – dicevano i pm – aveva invece sentito i rumori delle fasi dell’omicidio, ma non sarebbe intervenuto. Inoltre, rispondeva dell’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Suprano, invece, era accusato di favoreggiamento per aver occultato la porta ritenuta “l’arma” del delitto. Il processo – che ha preso il via il 19 marzo 2021 – giunge al termine dopo 16 mesi e oltre 50 udienze, non prive di colpi di scena. La prima udienza si è celebrata il 19 marzo, giorno della festa del papà, un data simbolica, interpretata da molti come un omaggio a Guglielmo Mollicone, il padre di Serena che ha passato la vita a lottare per la verità ma è morto nel maggio 2020 prima dell’inizio del dibattimento.