Nel Congresso spagnolo martedì scorso si è vista una scena a cui non si assisteva da tempo. Le fila della sinistra applaudivano con fervore alle parole del presidente del governo, Pedro Sánchez, che in poco più di un’ora e mezza ha risanato i rapporti della coalizione e ha mandato un messaggio chiaro all’elettorato di sinistra, scontento per la crisi che sta vivendo il Paese, come altri in Europa. Il premier socialista ha annunciato una decina di misure fortemente progressiste, alcune molto più in linea con la politica di Unidas Podemos, per alleviare le conseguenze dell’inflazione – che a giugno ha raggiunto il 10,2%, il peggior dato in 37 anni – e per “distribuire in modo equo e giusto” gli effetti della crisi, come ha spiegato il capo del governo. Le misure più importanti sono la nuova tassa sugli extraprofitti delle compagnie energetiche e un tributo straordinario alle banche. “Si parla spesso di benefici caduti dal cielo, ma in realtà non sono tali. Gli extraprofitti escono dalle tasche dei consumatori”, ha affermato Sánchez. Il Psoe calcola che grazie a queste misure temporanee, il governo potrà riscuotere 7 miliardi di euro in due anni da dedicare alla spesa sociale.
Le nuove misure sono state annunciate dal presidente nell’ambito del dibattito sullo stato della Nazione, una tre giorni in cui si fa un bilancio della gestione del governo, che si è tenuto in una settimana di tensione per l’esecutivo. I rapporti tra i due partiti della coalizione sembravano essere compromessi dopo l’approvazione del consiglio dei ministri di un credito da un miliardo destinato alla Difesa, che ha indignato UP tanto da richiedere una riunione del comitato di crisi – che si convoca quando l’esecutivo rischia la rottura–, la sesta da inizio legislatura. La formazione però era già infastidita per contrasti con il Psoe su temi importanti come il sostegno al piano marocchino sul Sahara occidentale, la recente gestione di un superamento massivo della barriera tra il Marocco e l’exclave spagnola Melilla, dove sono morte almeno 23 persone, e per l’impegno preso al summit della Nato di aumentare le spese militari fino al 2% del Pil entro il 2029. L’insofferenza di UP era latente, ma il giro a sinistra di Sánchez ha disteso la relazione.
Pablo Echenique, portavoce di UP al Congresso, ha apprezzato le misure annunciate dal presidente. “Ultimamente il governo ha lanciato messaggi che disorientavano l’elettorato progressista. Doveva correggere la direzione e oggi l’ha fatto, annunciando misure che chiedevamo da tempo”, ha affermato. “Queste non servono solo a proteggere la maggioranza sociale del nostro Paese, ma anche a recuperare l’iniziativa politica del governo. Siamo preoccupati per l’avanzata reazionaria e pensiamo che con le dichiarazioni di oggi, nel 2023 potremo riavere un governo di coalizione”.
La svolta progressista di Sánchez ha sorpreso anche Íñigo Errejón, deputato di Más País, che l’ha definito un “colpo di timone”: “Deve arrivare alle persone e alla loro vita quotidiana, non può concludersi a metà perché non ci sono alternative”, ha avvertito. Non è mancata nemmeno l’ironia di Gabriel Rufián, portavoce di Erc, Esquerra Republicana de Catalunya: “Congratulazioni presidente. Oggi si è svegliato di sinistra”, ha detto. Sulla stessa linea Mertxe Aizpurua, portavoce di Eh Bildu. “Oggi sembra che abbiamo un Sánchez di sinistra”, ha esordito.
Oltre a voler ricucire i rapporti con il socio minoritario del governo, Sánchez ha voluto anche recuperare la fiducia dell’elettorato socialista, dopo i pessimi risultati delle elezioni in Andalusia e dopo i sondaggi degli ultimi giorni, che darebbero la vittoria al PP qualora si andasse a elezioni: in Spagna si voterà a fine 2023. “Oggi parlerò del presente e del futuro, non del passato”, ha affermato aprendo il dibattito. Durante il suo discorso, ha preferito non enumerare le leggi e le iniziative approvate durante la legislatura – come è solito fare in questi casi– ma presentare le nuove misure. “So che è sempre più difficile arrivare a fine mese. Capisco l’angustia, la frustrazione, e la rabbia di tutti, perché la condivido anche io”. Per questo Sánchez ha avvisato che il governo farà di tutto per difendere il suo obiettivo, “proteggere la classe media e lavoratrice”, ripetuto tante volte da diventare uno slogan.
Oltre alla tassa temporanea sulle banche – che inciderà sui profitti ottenuti nel 2022 e 2023 – e quella sugli extraprofitti delle aziende energetiche, il presidente ha annunciato rimborsi del 100% sugli abbonamenti ai trasporti ferroviari gestiti dallo Stato (tragitti di media distanza e treni locali nelle principali aree urbane), che saranno validi dal 1 settembre al 31 dicembre; un bonus da 100 euro mensili per studenti over 16 che già usufruiscono di aiuti allo studio – lo riceveranno tra settembre e dicembre di quest’anno–; l’introduzione nell’istruzione primaria e secondaria di lezioni di programmazione e robotica; il rafforzamento del sistema nazionale di salute e la creazione di un Centro Statale di Salute Pubblica per gestire le emergenze sanitarie; la riforma della Politica Agraria Comune; lo sblocco della costruzione di 12mila nuove case a Madrid, delle quali il 60% saranno pubbliche; un nuovo quadro normativo statale di prevenzione degli incendi; una nuova legge di protezione degli informatori per combattere la corruzione e una norma contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani.
Con il suo discorso, Sánchez ha colto di sorpresa tutti, compresa l’opposizione. Mentre Vox ha criticato il governo per gli effetti immediati delle misure in Borsa – le quotazioni della banca sono cadute di un 5% dopo l’annuncio -, Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito Popolare, ha accusato il presidente di fare del “populismo fiscale”, senza però dichiararsi contrario alle misure annunciate. Nell’ala progressista, nonostante la soddisfazione, non mancano i dubbi e le ulteriori richieste. Unidas Podemos ha chiesto di aumentare l’Irpef sui salari superiori ai 10mila euro al mese, la riduzione dell’Iva sui prodotti mestruali, sulle cliniche veterinarie e sui parrucchieri, un aumento nel bilancio degli investimenti in ambito sanitario fino al 7,5% del Pil, tra le altre cose. Fonti del partito hanno inoltre spiegato a El País la loro perplessità sul tempismo del presidente nell’annunciare queste misure, sostenendo che sembra si sia appropriato del dibattito che stava promuovendo la ministra del Lavoro, Yolanda Díaz, nel lancio di Sumar, il suo nuovo progetto politico di sinistra.