Leggere sul Fatto Quotidiano del 10 luglio scorso l’ottimo articolo a firma di Peter D’Angelo con l’intervista al direttore del National Board of Health della Danimarca, Søren Brostrøm, è stata per me una soddisfazione, anche se molto amara. Nell’intervista infatti il responsabile della sanità danese riconosce che vaccinare i bambini contro Covid-19 è stato un errore e se ne scusa pubblicamente.
Questo tema rappresenta da sempre una delle mie più forti preoccupazioni e con altri colleghi, fin dall’inizio della pandemia, ci siamo adoperati affinché fosse innanzitutto adottata una moratoria per le vaccinazioni in questa fascia di età e, successivamente, per illustrare ai genitori – sollecitati dal coro unanime delle società pediatriche a vaccinare i propri figli – le motivazioni che, a nostro avviso, dovevano viceversa indurre maggiore prudenza e riflessione.
Covid-19, infatti, non rappresenta un problema in bambini sani, i rischi di Sindrome Infiammatoria Multisistemica (MIS-C) con le attuali varianti sono 13-14 volte meno frequenti rispetto ai già rari casi riscontrati con Alfa e Delta. Gli attuali vaccini (dei quali si è addirittura prolungata la scadenza) sono stati ideati sul virus di Wuhan, quindi meno attivi sulle forme attualmente circolanti che, anche se molto diffusive, decorrono come banali episodi influenzali o addirittura in modo asintomatico.
Sappiamo ormai che l’immunità acquisita attraverso l’infezione naturale è più duratura ed efficace di quella da vaccino ed è ormai assodato che la protezione dal contagio non solo svanisce nel giro di poche settimane/mesi dall’inoculo, ma diventa addirittura negativa, ovvero i vaccinati si contagiano – e quindi diffondono il virus – al pari, se non di più dei non vaccinati.
Per non parlare poi del fatto che in questi due anni si sono accumulate tali e tante prove sugli effetti avversi di questi “prodotti” nel breve e medio periodo e tante sono ancora le incognite sugli effetti a lungo termine che continuare su questa strada appare veramente insensato: avere quindi ammesso l’errore da parte di un esponente di spicco della sanità danese è sicuramente di grande rilievo.
Nell’articolo cui ho fatto riferimento si parla anche di un recente ed importante lavoro pubblicato su Lancet condotto in Italia da ricercatori dell’ISS su una ampia coorte di bambini – vaccinati e non vaccinati – dai 5 agli 11 anni seguiti dal 17 gennaio al 10 aprile 2022, i cui risultati sono stati attentamente valutati e puntuali osservazioni sono qui disponibili.
I risultati dello studio sono quantomeno mediocri, visto che, come dichiarato nella Discussione, l’efficacia del vaccino verso l’infezione ha un picco del 38% tra 0 e 14 giorni dopo il completamento del ciclo vaccinale, per scendere al 21% in media dai 42 giorni, lasciando supporre che al termine degli 84 giorni di follow-up l’efficacia potrebbe essere scesa attorno allo zero. Anche la protezione dichiarata verso la Covid grave, che tuttavia riguarda un numero esiguo di casi, è del 41% nell’intero periodo. Se si considera che ai fini dell’approvazione di un vaccino l’efficacia dovrebbe essere almeno del 50%, ben si capisce quanto si è lontani dall’obiettivo.
Ma c’è di più perché, confrontando i dati dello studio pubblicato su Lancet con quelli corrispondenti dei Bollettini settimanali dello stesso ISS, si rilevano alcuni elementi contraddittori che potrebbero rendere ancora più scarsi i risultati e confermare quella efficacia “negativa”, già segnalata.
Lo studio pubblicato su Lancet ha preso in esame l’intera popolazione dei bambini della fascia 5-11anni, suddividendola tra: non vaccinati, vaccinati con vaccinazione incompleta e completamente vaccinati, ma la numerosità dei gruppi non corrisponde a quella che si ritrova nei Bollettini dell’ISS alla medesima data. In particolare si riscontra una sottovalutazione numerica del gruppo dei non vaccinati – quantificabile in circa 70.000 soggetti – e viceversa un eccesso nei vaccinati di oltre 16.000.
Ora è chiaro che, essendo le popolazioni al denominatore nei calcoli delle incidenze, una sottovalutazione della popolazione dei non vaccinati porta ad una sopravvalutazione della relativa incidenza e, viceversa, una sopravalutazione della popolazione dei vaccinati porterà ad una sottovalutazione della stessa. L’effetto combinato di tali discrepanze sarà quindi quello di ridurre il Rischio Relativo dell’Incidenza dei vaccinati rispetto ai non vaccinati, aumentando così la stima dell’efficacia del vaccino.
Mi auguro che tutte queste riflessioni vengano finalmente prese nella considerazione che meritano, specie ora che si parla di iniziare a vaccinare contro Covid-19 addirittura già dai 6 mesi di età, ma mi resta una domanda: ci sarà mai qualche autorità sanitaria nel nostro paese che avrà il coraggio di chiedere scusa come in Danimarca?