“Da Mario Draghi solo generiche aperture sulle richieste M5s”. E “se non ci sarà chiarezza sui nove punti” proposti dal Movimento, “non potremo condividere alcuna responsabilità di governo“. Al termine di una giornata di vertici e poco prima di iniziare l’assemblea congiunta con i parlamentari 5 stelle, Giuseppe Conte ha trasmesso un video in diretta sulla sua pagina Facebook. Un discorso dai toni molto duri, nel corso del quale il presidente M5s ha detto chiaramente che, senza risposte concrete al documento politico del Movimento, i 5 stelle si sentiranno “liberi” di votare di volta in volta “le misure che servono al Paese”. Un messaggio netto a tutti coloro (Pd in primis, ma anche la corrente governista dei grillini) che da ore chiedono al M5s di dare un segnale e che lavorano sottotraccia per cercare di far cambiare idea a Mario Draghi. “Non tireremo il premier per la giacchetta”, ha detto invece il presidente del Movimento. “Non spetta a noi recuperare la rottura del patto di fiducia di cui ha parlato Draghi“. Per Conte quindi, l’unico a dover fare un passo avanti è l’ex leader Bce. Altrimenti il M5s, al massimo, potrà offrire l’appoggio esterno al prossimo esecutivo.
“Chiediamo chiarezza sulle nostre richieste” – “Qualcuno ha parlato di ricatto, noi il ricatto lo abbiamo subito“, ha detto l’ex premier nel suo discorso. “In questi giorni molte forze politiche si sono affrettate a dire che ci vogliono fuori dal perimetro della maggioranza, soprattutto le forze più giovani, che sembrano aver rinnegato i loro principi e valori. Ci vogliono fuori perché siamo scomodi”. Quindi, Conte ha continuato parlando delle proposte che, poche settimane fa, il Movimento ha fatto a Draghi: “Noi siamo scomodi. Questa nostra intransigenza è dovuta la fatto che è stata sempre ispirata e lo sarà sempre al bene del Paese. Con spirito costruttivo abbiamo invitato Draghi a confrontarsi sulle priorità che esprimono il nostro disagio politico e i modi per superare emergenza economico sociale. La risposta non è ancora pervenuta, c’è stata qualche generica apertura su alcune delle urgenze segnalate ma nessuna indicazione concreta”. E in assenza di risposte, il Movimento non è intenzionato a continuare a sostenere l’esecutivo: “Non potremo condividere alcuna responsabilità di governo“, ha dichiarato il leader M5s, “se non ci sarà chiarezza sui punti nel documento consegnato, e se non ci sarà indicazione concreta sulla prospettiva di risoluzione di quelle questioni”. E in tal caso “ci sentiremo liberi e sereni e ancor più responsabili di votare quel che serve al Paese di volta in volta, senza alcuna contropartita politica. Non è più tempo di dichiarazioni di intenti, è tempo di definire un’agenda di governo chiara e puntuale rispetto a queste priorità e un cronoprogramma ben specifico”.
“Non spetta a noi recuperare la rottura del patto di fiducia” – Per quanto riguarda le prossime ore, Conte ha detto chiaramente che non sarà il Movimento a fare passi avanti o a rivedere le sue posizioni: “Non spetta a noi in questo momento, se ci sono degli elementi, recuperare quella rottura del patto di fiducia di cui ha parlato il presidente Draghi. Tutti gli stanno facendo pressione perché possa proseguire il suo governo, ma è importante capire come proseguire questa azione di governo. Noi non vogliamo tirarlo dalla giacchetta, deciderà lui liberamente“. Anzi, “il M5s c’è se otterrà risposte alle sue richieste. Spetterà al presidente Draghi valutare anche se ricorrano o meno le condizioni per garantire al M5s di poter svolgere la sua azione politica in un perimetro di maggioranza che si sta rivelando davvero poco coeso, soprattutto consentendo al M5s di poter godere del rispetto e della medesima correttezza che il M5s ha sempre accordato a tutte le forze politiche che sin qui hanno sostenuto il governo”.
“Il nostro No in Senato non era alla fiducia” – Il discorso di Conte è partito proprio dal decreto Aiuti, il provvedimento che di giovedì 14 luglio il M5s ha deciso di non votare: “Quando al Senato abbiamo partecipato al voto, abbiamo cercato di circoscrivere al minimo il significato politico“, ha detto l’ex premier. “Non era una votazione contraria e quindi neppure un’astensione. Ritenevamo giusto, alla luce della forzatura che è stata operata nei nostri confronti e principi, che non fosse attribuita a questa non partecipazione al voto il significato di un voto contrario alla fiducia. Quella nostra mancata partecipazione è stata intesa come elemento di rottura del patto di fiducia. Ne prendiamo atto”. Per Conte invece, è stata anche una “reazione ad atteggiamenti di chiusura che hanno rasentato l’umiliazione politica” per il M5s. Il problema, come già dichiarato nelle scorse ore, era appunto la norma sull’inceneritore di Roma: “Questo esecutivo è nato con un voto online della comunità 5 stelle”, ha detto Conte, “che ha condizionato il nostro sostegno alla realizzazione della transizione ecologica. Nessuno può chiedere i nostri voti per nuove trivellazioni nell’alto Adriatico, nel caso si voglia tornare a costruire nuove centrali a carbone o nuovi impianti di termovalorizzazione”. In generale, ha detto Conte, “confidavamo che Draghi optasse per un percorso diverso che non interpretasse il nostro come un voto contro la fiducia, ma lui l’ha intesa come una rottura del patto di fiducia che è alla base della maggioranza: ne prendiamo atto. Come facciamo noi, Draghi si assume la responsabilità della sua decisione“.