Il report esteso analizza anche il tasso di mortalità, più alto nei non vaccinati per il periodo 20 maggio-19 giugno e di ospedalizzazione. Presenti alcune anomalie nelle percentuali di "protezione" del vaccino che l'Iss attribuisce al numero di nuove infezioni "non notificate" particolarmente elevato negli ultimi mesi e quindi a una "riduzione del numero di suscettibili"
Sempre più persone si re-infettano, risultando così nuovamente positive al Covid nonostante lo abbiano già avuto. Lo evidenzia l’ultimo report esteso dell’Istituto superiore di sanità. Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari all’11,7%, in aumento rispetto alla settimana precedente (10,8%).
L’analisi del rischio di reinfezione, iniziata dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron), evidenzia un aumento del rischio di reinfezione che colpisce più i soggetti con prima diagnosi da oltre 210 giorni. In totale, dal 24 agosto 2021 al 13 luglio 2022, sono stati segnalati 738.757 casi di reinfezione, pari a 4.9% del totale dei casi notificati.
Il report Iss pone anche l’accento sull’efficacia vaccinale: secondo l’analisi l’efficacia del vaccino anti-Covid nel periodo di prevalenza Omicron (dal 3 gennaio) per chi ha effettuato una dose booster è pari all’86% contro la malattia severa e del 50% contro il contagio. Per chi è vaccinato con ciclo completo da meno di 90 giorni, il vaccino è efficace al 67% contro la malattia grave e al 37% contro il contagio. I vaccinati con ciclo completo da 91 a 120 giorni, invece, sono protetti al 68% contro la malattia grave e al 28% dal contagio. Infine, i vaccinati con ciclo completo da oltre 120 giorni sono protetti al 70% contro le infezioni gravi e al 45% dal contagio.
Dati apparentemente non conformi all’atteso, vista l’efficacia inferiore nei vaccinati con ciclo completo da 91 a 120 giorni rispetto a quelli vaccinati da oltre 120 giorni, che l’Iss spiega con i “limiti dell’analisi”. “I più importanti sono la cospicua diminuzione dei soggetti suscettibili a partire dal mese di gennaio 2022, in relazione all’aumento della circolazione della variante Omicron, altamente trasmissibile, con il risultato di un aumento della quota di persone che hanno avuto un’infezione non notificata, che per l’analisi risultano come ‘non vaccinati’ e che però hanno una protezione data dall’infezione”. Con il progredire della circolazione della variante Omicron, quindi, sottolinea ancora l’Iss “il confronto tra vaccinati e non vaccinati sta perdendo progressivamente di validità nel calcolo dell’efficacia visto che negli ultimi mesi il numero di nuove infezioni è stato particolarmente elevato, portando quindi ad una riduzione del numero dei suscettibili, in particolare nel gruppo dei non vaccinati e nelle fasce più giovani”. Le anomalie, infatti, non erano state evidenziate nel periodo precedente, con una circolazione minore della variante Omicron.
Per quanto riguarda il tasso di mortalità nella popolazione sopra i 12 anni, nel periodo 20 maggio-19 giugno per i non vaccinati (10 decessi per 100.000 abitanti) risulta circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (1 decesso per 100.000 abitanti.) e circa sei volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (2 decessi per 100.000 abitanti). Anche il tasso di ospedalizzazione relativo alla popolazione sopra i 12 anni risulta più alto nei non vaccinati. Con 66 ricoveri per 100.000 abitanti è circa 2 volte e mezzo più alto rispetto al tasso di ospedalizzazione nei vaccinati con ciclo completo da meno di 12o giorni (23 ricoveri per 100mila abitanti) e oltre tre volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con dose booster (19 ricoveri per 100mila abitanti).