Mentre il Consiglio nazionale M5s era ancora in corso, il ministro 5 stelle Federico D’Incà ha diffuso un dossier ai giornalisti con l’elenco di “riforme e decreti legge” che rischiano di saltare con la crisi di governo. Una crisi per la quale si dice “molto preoccupato”. L’esponente 5 stelle, già nei giorni scorsi, ha più volte espresso la sua contrarietà con la decisione del leader Giuseppe Conte di andare allo scontro con Mario Draghi. Una posizione che ha ribadito anche oggi.

Uno scenario, si legge nella nota consegnata alla stampa, “estremamente critico” con i decreti legge pendenti in Parlamento che potrebbero subire uno stop e con le “riforme abilitanti per raggiungere gli obiettivi del Pnrr entro dicembre 2022″ che non giungerebbero al traguardo, dalla concorrenza, ancora da approvare in Parlamento, alla giustizia, che aspetta invece i decreti attuativi. Al palo resterebbe, è l’allarme di D’Incà, anche la riforma del fisco. “Una crisi di governo ed un eventuale scioglimento delle Camere – si legge nel dossier – inciderebbero anche sull’adozione dei decreti legislativi attuativi di riforme già approvate dal parlamento” e in più, secondo d’Incà “impedirebbe l’adozione di provvedimenti molto attesi dai cittadini come le misure relative al salario minimo e al contrasto della povertà. Si creerebbe, peraltro, anche una situazione di incertezza sull’adozione di misure volte a mitigare gli effetti dell’incremento dei costi dell’energia e dei carburanti.

In Parlamento si stanno ancora esaminando “quattro riforme immediatamente riconducibili agli impegni Pnrr” che riguardano gli Irccs, la giustizia tributaria, il codice della proprietà industriale e la concorrenza che, secondo gli accordi di maggioranza, andava approvata con l’ok definitivo entro la fine di luglio. Ci sono poi, si ricorda nel documento, riforme Pnrr approvate in via definitiva ma che vanno completate con l’adozione di decreti attuativi (la delega sugli appalti, la riforma del processo civile, penale e dell’ordinamento giudiziario, la delega sullo spettacolo) mentre “nelle prossime settimane dovrebbero essere presentate, sulla base degli impegni assunti dal nostro Paese, ulteriori riforme” come quella degli alloggi universitari e degli istituti professionali. Sul fronte dei decreti ancora in conversione (il dl infrastrutture che scade a metà agosto e contiene misure legate al Pnrr, e il decreto semplificazioni fiscali che scade il 20 agosto), D’Incà ricorda che “in caso di governo dimissionario, qualora dovessero emergere posizioni contrapposte all’interno della maggioranza, ovvero ostruzionismo delle opposizioni, il governo non potrebbe ricorrere eventualmente alla questione di fiducia per garantire il rispetto dei termini costituzionali per la conversione”.

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