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Haiti, dopo gli scontri il Consiglio di Sicurezza dell’Onu prolunga la missione e vieta la vendita di armi leggere ad enti non statali

Nella nazione più povera di tutte le Americhe, sono in atto scontri tra gang rivali per il controllo del territorio e le violenze hanno provocato decine di morti, centinaia di feriti e la sospensione dell’erogazione di beni essenziali come la benzina

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato, all’unanimità, in favore di una risoluzione che prevede il prolungamento di un anno della missione speciale dell’ONU ad Haiti ed il divieto, per gli Stati membri, di vendere armi leggere “ad enti non statali” locali. Il voto unanime del Consiglio di Sicurezza, in un momento di forte tensione sullo scacchiere internazionale, evidenzia la preoccupazione della comunità internazionale per Haiti. Nella nazione più povera di tutte le Americhe, sono in atto scontri tra gang rivali per il controllo del territorio e le violenze hanno provocato decine di morti, centinaia di feriti e la sospensione dell’erogazione di beni essenziali come la benzina. Il problema delle gang, come ricordato dalla BBC, è esploso dopo l’uccisione, avvenuta un anno fa, del presidente Jovenel Moise da parte di un gruppo di mercenari. Padre Richard Frechette, che lavora come medico all’ospedale Saint Damien, l’unico pediatrico e gratuito sull’isola, ha riferito al portale Vita che “Le persone vivono nel terrore” e che “comandano le bande armate”. “ I gruppi armati potenti” ha affermato Frechette “controllano la capitale Port Au Prince e la vita è impossibile: i rapimenti e la criminalità sono all’ordine del giorno” per aggiungere che “le giovani generazioni sono disorientate. Non esiste possibilità di lavoro o di avanzamento nella vita e questa mancanza di opportunità si trasforma in cinismo, in attrazione verso il guadagno con mezzi illeciti ed in un intorpidimento esistenziale”. Lo scorso 25 giugno ci ha rimesso la vita suor Luisa dall’Orto, che viveva nel paese da 20 anni ed era Sorella del Vangelo di Charles de Focauld.

Haiti è uno Stato dell’America centrale che occupa la parte occidentale dell’isola di Hispaniola, la seconda per estensione delle Grandi Antille dopo Cuba, da cui dista 77 km. Confina ad Est con la Repubblica Dominicana mentre è bagnata dal Mar dei Caraibi e dall’Oceano Atlantico. Haiti, come ricordato dall’organizzazione non governativa Freedom House che si occupa di monitorare il rispetto dei diritti civili e politici nel mondo, è considerata un paese non libero a causa del collasso delle istituzioni statali, del sistema elettorale e degli effetti corrosivi provocati dal crimine organizzato sulla società civile. Le elezioni per sostituire il presidente Moise sono state rinviate a data da destinarsi mentre quelle per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato, il cui mandato è scaduto, si sono tenute per l’ultima volta nel 2016. La corruzione è dilagante, chi difende i diritti umani è oggetto di minacce e violenze ed il potere giudiziario e le forze di sicurezza non hanno le risorse necessarie per far rispettare la legge e lo stato di diritto. Ariel Henry, primo ministro ad interim di Haiti ed alla guida del paese sin dall’assassinio di Moise, ha dichiarato, come segnalato dal portale RANE, che il prossimo presidente del paese “verrà eletto liberamente e democraticamente dalla maggioranza della popolazione haitiana” ma non ha chiarito quando ciò avverrà. Henry ha specificato che resterà in carica sino alle nuove elezioni ed ha negato ogni coinvolgimento nell’assassinio di Moise.

Le crisi economiche e politiche di Haiti, che nonostante abbia ricevuto miliardi di dollari di aiuti nel corso dei decenni non riesce a garantire l’approvvigionamento di cibo ai propri abitanti, hanno spinto molti osservatori a chiedersi se gli interventi internazionali non si siano rivelati controproducenti. Monique Cresca, ex funzionario delle Nazioni Unite ed ora giornalista presso Foreign Affairs,- come riporta The Christian Science Monitor- ha dichiarato che, “molti guardano ad Haiti e vedono un fallimento ma c’è ragione di sperare che questa crisi perdurante ed il caos possano rivelarsi chiarificatori per una futura ripresa”. Gli Stati Uniti sono intervenuti più volte ad Haiti senza ottenere risultati duraturi. A metà degli anni Novanta, dopo il rovesciamento del presidente eletto Bertrand Aristide, hanno lavorato con le Nazioni Unite per riportare Aristide al potere. Nel 2003, dopo che Aristide fu rovesciato una seconda volta, hanno provato a ricostruire la democrazia con il contributo delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione degli Stati Americani. Il successo del secondo intervento si è rivelato temporaneo. Nel 2010 un devastante terremoto ha annientato le infrastrutture locali ed ha ucciso fino a 200mila persone. Da allora Haiti lotta per riprendersi ma l’istruzione primaria non è accessibile a tutti e la vita ricorda quella della Somalia di vent’anni fa. Nel 2021 un terremoto di magnitudo 7.2 ha provocato la morte di oltre 2mila persone, danneggiando o distruggendo circa 12mila abitazioni e privando 30mila famiglie di una casa mentre, nel corso dei prossimi mesi, dovrà guardarsi dalle minacce provenienti dagli uragani. La stagione degli uragani dell’Atlantico è in pieno svolgimento e fonti scientifiche hanno previsto che potrebbe essere più movimentata del solito con 3-6 tempeste che potrebbero risultare particolarmente pericolose. Gli uragani sono frequenti ad Haiti e nei Caraibi da giugno a novembre mentre un altro fenomeno violento tipico del posto sono le tempeste tropicali, che possono provocare piogge abbondanti, frane ed alluvioni nelle zone montuose interne.