Undici dipartimenti francesi, nel sud-ovest e sud-est del paese, si trovano ad oggi, secondo il servizio meteorologico Météo France, in “vigilance orange canicule”, cioè in un periodo di canicola: si tratta di una fase di caldo intenso generalmente superiore a tre giorni. Nel dipartimento della Gironda, a ovest del Paese, da martedì gli incendi hanno bruciato più di 7mila ettari di foresta, mentre ad est, in Provenza, le Gole del Verdon vivono da due mesi una siccità senza precedenti e il livello dell’acqua sembra essere storicamente basso. Il picco di calore è atteso lunedì, con temperature superiori ai 40 gradi in vari territori.
Siccità: ventuno dipartimenti in “stato di crisi” locale – L’ondata di caldo fa temere une fenomeno come quello dell’estate 2003, con più di 19mila morti. Oltre ai rischi umani, le ondate di caldo successive, così intense e precoci, vanno anche ad accentuare il problema già duraturo della siccità. “Dal 25 dicembre osserviamo un deficit delle precipitazioni su tutto il Paese”, spiega Serge Zaka, agro climatologo che lavora sull’impatto del clima sull’agricoltura. “Si tratta di un deficit tra il 20 e il 40% per cinque mesi di fila. A giugno, per la prima volta, le piogge sono state in eccedenza, perché ci sono stati molti temporali”, chiarisce. I temporali di giugno, pur non essendo una soluzione alla siccità poiché, portando molta acqua in poco tempo, questa non ha modo di infiltrarsi bene nel suolo, hanno tuttavia concesso una pausa di qualche settimana, cosa che si è verificata più modestamente anche nel Nord Italia. Ma non basta: “Con l’arrivo di una nuova ondata di caldo, stiamo per subire un nuovo degrado dello stato idrico in Francia, poiché non ci sono piogge previste per almeno una settimana. Torneremo a riserve idriche molto basse, soprattutto dalle parti della Valle del Rodano e delle Alpi del Sud, nel prolungamento della siccità che colpisce la Pianura Padana, dove le precipitazioni non sono mai state così basse dal 1959”, avverte Zaka.
Le misure per razionare l’acqua – Per far fronte alla crisi, secondo i dati del governo, attualmente quasi 70 dipartimenti francesi sono sottoposti a misure di razionamento dell’acqua. Le misure sono di quattro tipi: dalla “vigilanza” che si limita ad incitare a risparmiare l’acqua; a due livelli di “allerta”, che impongono la riduzione, in misura diversa, dell’utilizzo dell’acqua a fini agricoli, ma anche per attività come l’innaffiamento o il lavaggio delle auto; allo “stato di crisi”, che vieta di usare l’acqua per motivi “non prioritari”, anche a fini agricoli, e autorizza solo quelli relativi alla salute, alla sicurezza civile, all’acqua potabile e alla salubrità. Ad oggi, 21 dipartimenti si trovano in “stato di crisi”, più o meno localmente. Tuttavia, come spiega Serge Zaka, “Salvo in alcuni paesini isolati di montagna, non ci sono ancora tagli alla fornitura dell’acqua in Francia”. La situazione in Italia e in particolare nel nord sembra in effetti essere più critica: “Non ci sono stati così tanti temporali come da noi a giugno, e la situazione idrica mi sembra più drammatica. Bisognerà vedere però se quest’estate il sud-est della Francia si avvicinerà all’Italia in termini di siccità. La situazione potrebbe degradarsi ancora”, conclude.
L’invraisemblable se confirme encore en France pour lundi/mardi. Les modèles voient suivant les scénarios :
▶️42 à 45°C dans la forêt des Landes, qui brûle déjà.
▶️35 à 41°C dans le… Finistère vers Brest !
▶️37 à 42°C à Paris.
Agréable et toujours normal. Parce c’est l’été !???? pic.twitter.com/xuQOarGp1s— Dr. Serge Zaka (Dr. Zarge) (@SergeZaka) July 14, 2022
Tentativi di prevenzione – Se anche in Francia la prima risposta alla siccità è la “sobrietà”, e dunque l’introduzione di restrizioni sull’uso dell’acqua, accompagnate da controlli volti a garantirne il rispetto (6912 controlli nel 2021 secondo i dati del Governo), da qualche tempo il Paese tenta anche un’altra via, quella della prevenzione. Jean-Launay, ex-deputato e presidente dal 2012 del Comité national de l’eau (CNE), istanza nazionale incaricata di pronunciarsi su tutte le questioni legate all’acqua, ha spinto in questa direzione. A maggio del 2021 è nato infatti il CASH, Comitato di anticipazione e di monitoraggio idrologico, che si riunisce regolarmente sotto la presidenza del Ministero della Transizione ecologica. “Introdurre la parola ‘anticipazione’ ha permesso di constatare che gli anni in cui la pluviometria è regolare sono ormai l’eccezione, mentre le siccità diventano la norma. Si è quindi capito che non bisogna solo attendere una crisi per riunirsi e prendere delle misure come il razionamento dell’acqua, ma anche avere una capacità di analisi più permanente”, spiega Launay. Questo comitato, che si è riunito l’ultima volta mercoledì, è incaricato di analizzare tutti i dati scientifici esistenti sulle previsioni metereologiche, lo stato delle falde acquifere sotterranee, la siccità dei suoli o ancora il livello dei fiumi, per stabilire quali sono le zone più a rischio. “Ciò permette di far prendere disposizioni agli enti territoriali in maniera più anticipata e preventiva”, chiarisce l’ex-deputato che ricorda anche la tenuta, nel 2018 e 2019, delle “Assises de l’eau”, consultazioni che hanno riunito diversi attori intorno a temi come la disponibilità delle risorse d’acqua potabile e il risparmio idrico. Anche sull’agricoltura, prima attività per consumo di acqua nel mondo, a partire da maggio 2021 e per nove mesi si è tenuto il “Varenne agricole de l’eau et de l’adaptation au changement climatique”, una serie di incontri che hanno riunito più di 1400 partecipanti e 520 organismi tra cui Ong, camere di agricoltura e ricercatori, e durante il quale gli attori delle filiere agricole hanno discusso, tra l’altro, dei loro bisogni idrici e dell’accesso all’acqua di fronte a siccità e crisi climatica. Degli incontri a cui ha partecipato anche Serge Zaka, che negli ultimi anni ha lavorato a contatto con l’ex-ministro dell’Agricoltura Julien Denormandie per “avvisare il ministero in caso di catastrofi climatiche imminenti e fare in modo che gli agricoltori fossero messi al corrente”, racconta. “Ci sono stati dei grandi passi avanti in questi ultimi due anni per quanto riguarda la prevenzione. C’è stata una presa di coscienza del fatto che l’agricoltura non viene risparmiata dai rischi della crisi climatica e questo permette di trovare delle soluzioni”, assicura. In questo nuovo contesto di prevenzione, il Governo ha anche annunciato l’aumento dei fondi per le Agenzie dell’acqua fino a 100 milioni di euro per il 2022.
Un ritardo da colmare – Se accoglie positivamente questi passi avanti, Serge Zaka riconosce tuttavia un grave ritardo nella gestione dell’acqua in Francia, anche rispetto ad altri Paesi europei come la Spagna. “Non abbiamo ancora vissuto grandi periodi di siccità ripetuti che ci obblighino a prendere delle misure di razionamento dell’acqua tra il turismo, l’agricoltura, le industrie e le famiglie. Siamo ancora in ritardo anche se le tendenze del cambiamento climatico sono preoccupanti. Ce ne renderemo conto nel momento in cui dovremo chiudere i rubinetti”, avverte. Tra le sue proposte, vi è specialmente quella di avviare un’evoluzione strutturale delle tecniche agricole, favorendo culture che consumino meno acqua e utilizzando metodi che conservino i suoli, dove questa è immagazzinata. Riforme di cui si è discusso durante il “Varenne agricole”, ma che potrebbero impiegare anni ad essere applicate e necessitano quindi “una volontà politica che aiuti gli agricoltori nella transizione, su tutta la catena di produzione”. Sul bisogno di riforme strutturali è d’accordo anche François Gemenne, ricercatore in geopolitica dell’ambiente e membro dell’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico). “Bisogna rendersi conto che la siccità è una questione politica che dipende dalla ripartizione delle risorse idriche. Per questo bisognerà rivedere il nostro modo di consumare l’acqua, in particolare in agricoltura, e abituarsi ad una forma di rarità di questa risorsa”, commenta Gemenne, che considera i razionamenti attuali “un cerotto su una gamba di legno”. “Sicuramente bisognerà rinforzare i dispositivi di risparmio dell’acqua e trovare delle culture più adatte alla siccità, ma quale sarebbe stata la situazione oggi se non ci fossero state le misure preventive che abbiamo sviluppato e che non esistevano in passato?”, risponde Launay. “Oggi le politiche pubbliche in Francia prendono sempre più in considerazione il bisogno di risorse idriche ma anche la pressione del riscaldamento climatico”, assicura l’ex-deputato che non nasconde, tuttavia, di avere pochi dubbi sul fatto che l’emergenza idrica potrebbe in futuro colpire la Francia tanto duramente quanto la vicina Italia.