L'evento, in programma dal 25 al 29 luglio, sarà il primo grande raduno internazionale dopo la pandemia. Parlano alcune delle organizzatrici: "Il nostro obiettivo è affrontare la crisi climatica con una visione complessiva dei suoi effetti sulla società"
Non solo Greta Thunberg. Dal 25 al 29 luglio Torino si prepara ad accogliere quasi 1500 attivisti per il Climate Social Camp, il campeggio per l’ambiente organizzato da Fridays for Future, Greenpeace e altre organizzazioni locali e internazionali. Uno spazio di dibattito sulla crisi climatica, ma anche su energia, lavoro, ecofemminismo e alimentazione. “Il camp nasce insieme al meeting europeo dei Fridays – che si terrà negli stessi giorni al Campus Enaudi dell’università di Torino -, ma vuole aprirsi anche alle rivendicazioni di altri movimenti: per esempio Ecologia Politica, il collettivo Fango contro il caporalato, o l’associazione transfemminista Non una di meno – spiega Carlotta Reviglio, 22 anni, una delle organizzatrici – Se siamo sempre gli stessi continuiamo a dirci le stesse cose. È importante aprire il confronto a più soggettività. Anche a chi di solito non è politicamente attivo, ma è semplicemente interessato”. Al parco della Colletta sono attesi giovani non solo dall’Europa, ma anche dall’Uganda, dal Messico e dagli altri Mapa (I paesi più afflitti dal climate change). Tra loro ci sarà anche la fondatrice dei Fridays, Greta Thunberg. Sarà presente ai dibattiti e al corteo del venerdì, ma non parlerà dal palco: “Lei in primis ha scelto di non esprimersi come leader del movimento – afferma Elena Alfieri, 25 anni, anche lei nell’organizzazione del camp – Governi e aziende devono sentire la voce unica delle decine di migliaia di attivisti per il clima”.
Il Climate Social Camp è il primo grande raduno internazionale per il clima, dopo la pandemia. L’unico precedente è stato nel 2019 il meeting dei Fridays a Losanna (Svizzera), che coinvolgeva però molte meno perone. “Il nostro obiettivo è non parlare di crisi climatica solo in termini di numeri e di scienza, ma con una visione complessiva dei suoi effetti sulla società, sull’economia, sulle migrazioni e sulla vita delle persone” spiega Alfieri. Il programma è fitto di incontri e dibattiti con esperti e attivisti da diverse parti del mondo. Ci saranno anche proiezioni cinematografiche e concerti di band emergenti e affermate. Tra gli artisti più attesi: La Rappresentate di Lista (martedì 26 luglio). Il campeggio sarà “completamente gratuito, plastic free e con cibo vegano”, acquistato a chilometro zero da aziende agricole della zona. Proprio la sovranità alimentare e l’inquinamento delle filiere saranno tra i temi di dibattito. Tutte le attività sono finanziate attraverso fondi europei e un sistema di crowdfunding. La scelta di una città come Torino è simbolica: “Si tratta di una delle più inquinate d’Italia e tra le più colpite dalla siccità. Qui ci sono stati poi molti scontri tra gruppi di contestazione e le istituzioni e la polizia”. Più di 50 ragazzi di diverse associazioni solo al lavoro da mesi per il camp. “Farcela sarebbe la prima vera messa in pratica di quello che diciamo da anni – commenta l’attivista 22enne – Se ci riusciamo noi con queste poche risorse, immaginate cosa si può fare con quelli di uno Stato”.
Il Climate Social Camp servirà ai vari movimenti “per creare connessioni” e fare il punto sulle proposte da portare, il prossimo autunno, all’attenzione della politica. “Una delle vertenze più urgenti è quella sulla gestione dell’acqua – afferma Elena Alfieri – In questo momento è in corso di approvazione, sotto silenzio, nel ddl concorrenza una misura straordinaria sulla privatizzazione di acqua, rifiuti e trasporto pubblico”. Un provvedimento simile era già stato bocciato dai cittadini italiani nel 2011, ora, tempi di siccità, però la questione è tornata in discussione. Proprio la carenza d’acqua è stata una delle principali difficoltà con la quale ha dovuto scontrarsi l’organizzazione del Camp. “Abbiamo dovuto fare molta più attenzione per le docce, i bagni e le risorse potabili”. Sotto accusa, da parte degli ambientalisti, sono i grandi allevamenti e le grandi industrie dell’agroalimentare e del fast fashion, che sfruttano “giacimenti che potrebbero essere usati dalla collettività”. Ma anche l’assenza di piani per il recupero dell’acqua piovana e la razionalizzazione della rete idrica. “I buchi nei nostri acquedotti disperdono un terzo dell’acqua” dice Reviglio. Anche l’energia e la dipendenza da combustibili fossili saranno temi di discussione, anche alla luce del protrarsi della guerra in Ucraina. “Dovremmo pretendere una legge che imponga di installare impianti fotovoltaici sopra ogni edificio – afferma Alfieri – Questo permetterebbe di non impoverire la diversità dei territori e ci darebbe più autonomia. Sole e vento sono fonti più democratiche rispetto al petrolio, al gas e al carbone”. Il Climate Social Camp “avrà una portata e un carattere mai visti prima”, nell’ambito dei raduni ambientalisti – afferma Carlotta Reviglio – Siamo contenti che Greta torni a Torino dopo il 2019. Tanti di noi hanno seguito il suo esempio, ma la sua presenza non deve far passare in secondo piano tutte le anime del raduno”.