Dopo l'inaugurazione, doppio appuntamento in città per raccontare uno dei più grandi artisti del '900. Prima l’incontro "Giorgio Gaber e il teatro-canzone" con alcuni protagonisti del panorama fiorentino, poi lo spettacolo "E pensare che c'era Giorgio Gaber" di Scanzi, che dice: "Ho fortemente sognato e voluto questa giornata"
Firenze per Gaber: il ricordo di un artista tra i più straordinari del ‘900 con un evento “totale” nel capoluogo toscano. Dall’intitolazione di una piazza della città a una serie di iniziative per raccontarlo e approfondirlo. Un’iniziativa promossa da Andrea Scanzi, che da anni porta in tutta Italia uno spettacolo su Gaber, e accolta dal sindaco di Firenze Nardella. Così il giornalista del Fatto e scrittore racconta sui suoi social l’emozione per aver messo in piedi questa giornata: “Ho fortemente sognato e voluto questa giornata. “Firenze per Gaber” è un sogno che si realizza. Nella mia città, Arezzo, sono riuscito a ottenere una Piazza dedicata a Gaber. Mi sono permesso di proporre un’idea analoga al sindaco Dario Nardella. Ho trovato una persona, e una giunta, appassionate e felicissime di realizzare una giornata intera dedicata a Giorgio. Una piazza a lui dedicata, affinché il suo nome resti per sempre nella storia di Firenze; un convegno su di lui; e poi il mio spettacolo “E pensare che c’era Giorgio Gaber”, per chiudere la serata.
Dopo l’inaugurazione, doppio appuntamento nella Limonaia di Villa Strozzi: prima l’incontro “Giorgio Gaber e il teatro-canzone” con alcuni protagonisti del panorama fiorentino come David Riondino (attore, cantautore, regista), Claudio Bertini (organizzatore teatrale) e Edoardo Semmola (giornalista) e poi lo spettacolo di Scanzi, intitolato “E pensare che c’era Giorgio Gaber“. Il giornalista porta in giro per l’Italia il suo spettacolo da oltre 11 anni: “Ho amato ed amo follemente Giorgio Gaber. Gli voglio un bene dell’anima. È stata una fortuna laurearmi su di di lui (Giorgio avrebbe dovuto farmi da correlatore, ma la malattia lo impedì). Ed è una fortuna raccontarlo a teatro, ininterrottamente, da più di undici anni. Coltivarne la memoria è un dovere” ha concluso.