Il dito puntato verso il cielo, dopo una fuga lunga un’intera giornata di corsa. Hugo Houle ha vinto la 16esima tappa del Tour de France, da Carcassone a Foix (178,5 km). Per il corridore canadese è l’occasione che aspettava da un’intera carriera: l’opportunità di dedicare il successo nella corsa più importante al mondo al fratello Pierrick, investito e ucciso da un autista ubriaco ormai 10 anni fa. Per questo il ciclista della Israel-Premier Tech già a 500 metri dall’arrivo non ha trattenuto le lacrime e una volta superato il traguardo è scoppiato in un pianto liberatorio. Quel dito rivolto verso il cielo ha indicato Pierrick.
“Non ho mai vinto una gara. Credo che fosse il posto giusto per vincere la mia prima gara! – ha raccontato Houle a fine tappa – Ho attaccato per preparare il terreno a Michael Woods. Ho dato il massimo. Ho tenuto duro e ho sofferto nella ripida salita. Sapevo che con 30” o 40” di vantaggio in cima, avrei potuto farcela. Vincere una gara era un sogno che avevo per mio fratello, morto dieci anni fa. Ho lavorato per lui per anni, è incredibile“. Ogni estate, quando erano bambini, Houle e suo fratello minore erano soliti guardare il Tour de France. Nei giorni che precedevano il Natale 2012 Pierrick era fuori a fare jogging: fu proprio il fratello Hugo a trovarlo steso a terra senza vita. L’autista era già fuggito.
La vittoria di Houle ha anche un altro significato: il Canada per la seconda volta nella sua storia e dopo ben 43 anni è tornato al successo nella Grand Boucle. Il primo canadese a riuscirci fu proprio l’attuale direttore sportivo di Houle, Steve Bauer. Per quanto riguarda la lotta alla maglia gialla, Jonas Vingegaard ha gestito in scioltezza la situazione rispondendo prontamente al tentativo di attacco di Tadej Pogacar nella discesa del Port de Lers. Il divario tra i due protagonisti di questa Grand Boucle è rimasto invariato, con il danese che mantiene 2’22” di vantaggio sullo sloveno.