Fattore Dybala. Già, perché in questo antipasto di calciomercato dove in Italia si muove davvero poco, l’argentino ha fatto da valore aggiunto: dando entusiasmo e rilanciando le ambizioni di chi l’ha preso, la Roma, e mettendo in difficoltà chi ci ha provato ma non è riuscito ad accaparrarselo, il Napoli e poi il Milan (ci sarebbe pure l’Inter, per cui però Dybala sarebbe stato un plus).
Sì, perché pure i rossoneri sulla Joya ci avevano fatto il pensiero: nulla di serio, in verità, ma il fantasista argentino rappresentava una concreta opportunità di rinforzarsi e soprattutto di potenziare il reparto che più degli altri ne avrebbe necessità in casa rossonera.
E’ arrivato Origi dal Liverpool, sì, ma di punte “pesanti” il Milan ne ha già due: Ibra (al netto dell’età e del fatto che ritornerà in campo solo nel 2023) e Giroud, che pure a settembre compirà 36 anni. Servirebbero punte che diano brio e sblocchino partite che si mettono male: lo scorso anno è capitato nella fase clou della stagione, come con Bologna e Torino, per questo la società cerca elementi di sicuro affidamento per aggiungere imprevedibilità e colpi a quelli che già garantisce Leao (e Diaz, se trova continuità). Di qui l’interessamento per Dybala: magari anche per cautelarsi vista la trattativa infinita per De Ketelaere che è, lui sì, il principale obiettivo rossonero. Poi ci sarebbe Ziyech, magari, anche se quella col Chelsea è un’operazione ancora più difficile di quella per il talento belga.
E dunque, al di là delle trattative, ad oggi il Milan si ritrova con almeno tre caselle vuote: un difensore centrale di riserva, visto l’addio di Romagnoli, un centrocampista centrale che vada a riempire il vuoto lasciato da Kessie. E appunto una punta leggera che aggiunga brio e fantasia non lasciando al solo Leao il compito della giocata. Sono arrivati Origi, Pobega e Adli che potrebbe essere una interessante sorpresa nella prossima stagione rossonera, tuttavia nel gioco quasi sempre inutile delle griglie e dei valori “sulla carta” ad oggi i rossoneri si ritrovano a dover giocare una stagione tra Champions e dovere di difendere lo scudetto, dove di certo non partono favoriti.
Le altre, Inter e Juventus su tutte, si sono rinforzate più dei rossoneri, essendo le uniche squadre che hanno sparato “botti”, con Lukaku, Di Maria, Pogba. E poi la Roma che con Dybala e la conferma di Zaniolo punta a un campionato da protagonista. Fa meno paura il Napoli, depauperato dei principali protagonisti degli ultimi anni, non ancora adeguatamente sostituiti. Proprio il Milan a guida Maldini, però, ha dimostrato che non contano tanto i fuochi d’artificio estivi. Già, perché alla vigilia della stagione scorsa il calciomercato rossonero non era di quelli da tifosi in piazza o da abbonamenti polverizzati in poco tempo: era andato via Donnarumma e infatti l’operazione più costosa portata a termine era stata quella per rimpiazzarlo con Maignan dal Lille, e poi Giroud dal Chelsea, Ballo Tourè dal Monaco, il ritorno di Bakayoko dal Chelsea, Messias dal Crotone e le conferme di Tonali, Diaz e Tomori. Insomma, un mercato attento, volto a consolidare ciò che di buono era emerso nella stagione precedente arricchendolo con innesti più strategici (vedi anche Florenzi) che coreografici. E alla lunga la politica di Maldini e Massara ha pagato con uno scudetto storico proprio per le modalità con cui è arrivato: a partire dalla conferma di un allenatore a digiuno di vittorie e di magna cum laude mediatiche, che però aveva dimostrato di saper lavorare bene sul campo.
Certo, confermarsi, coi galloni della squadra scudettata e in una stagione con l’incognita delle ricadute del mondiale invernale ha un coefficiente di difficoltà superiore rispetto all’effetto sorpresa, riuscito alla perfezione nell’ultimo campionato. E chissà che la rinuncia al fattore Dybala e agli effetti pirotecnici da mercato estivo premi ancora Maldini e il Milan.