Domenica mattina, Mubambiro, estrema periferia di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo: un uomo viene catturato e picchiato a morte. Un criminale acciuffato e linciato dalla folla, come spesso accade da queste parti. Tuttavia, alcuni organi di stampa locali cominciano a diffondere la notizia mettendola in correlazione con quanto avvenuto un anno e mezzo fa poco più a est, sulla Route Nationale 2 in direzione di Rutshuru. Il triplice omicidio costato la vita all’ambasciatore italiano Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del Programma Alimentare Mondiale dell’Onu Mustapha Milambo.
Secondo le notizie diffuse in loco, l’uomo faceva parte del gruppo di sei persone presentate lo scorso gennaio alla stampa, ammanettate e sedute su un prato, come criminali dediti al business dei rapimenti a scopo di estorsione. Allora si disse che due di loro erano implicati anche nell’assalto costato la vita ai tre membri del convoglio Pam. E già a gennaio erano nati piccoli equivoci, ad esempio sui nomi dei due arrestati, Bahaki Kiboko e Balume Bakulu. Ebbene, sarebbe proprio uno dei due a essere stato brutalmente ucciso domenica, secondo quanto riferiscono diverse fonti locali. Anche se il nome non coincide affatto: la vittima de linciaggio era Mauziko Banyene, detto Maunguniko. Fonti locali sentite da Ilfattoquotidiano.it spiegano però che spesso questi elementi che operano negli ambienti criminali utilizzano identità multiple proprio allo scopo di rendere difficile la propria identificazione.
Ciò non risolve la questione perché se, come riportato da organi di stampa, i nomi di 4 dei 5 sentiti dai Ros corrispondono a quelli di Bahaki Kiboko, Issa Seba Nyani, Amidu Sembinja Babu e Marco Prince Nshimimana, il quinto non può che essere, secondo le ricostruzioni degli inquirenti congolesi, uno dei due indicati a gennaio tra coloro che hanno preso parte all’azione del commando: Balume Bakulu. Che però non può essere l’uomo ucciso nelle ore scorse, dato che risulta, secondo le informazioni ottenute da Ilfattoquotidiano.it, essere stato scarcerato l’ultima volta circa un mese fa. Sono diversi gli elementi poco chiari, per la verità, in questa vicenda. Tuttavia, secondo diverse fonti sul posto contattate da Ilfattoquotidiano.it, non ci sarebbero dubbi sull’identificazione dell’uomo ucciso con quello presentato alla stampa lo scorso gennaio come coinvolto nel triplice omicidio.
L’uomo abitava nel villaggio di Kimoka, vicino a Sake, ed era noto alle forze dell’ordine e alla popolazione come uno dei più temibili banditi che infestano la zona di Kamuronza, vivendo di rapimenti e omicidi mirati. Le forze di sicurezza di Sake – su segnalazione degli abitanti – erano sulle sue tracce, lui si era dato alla fuga ma è stato catturato a Mubambiro, estrema periferia nord di Goma, e ucciso. A fermarlo, alcuni giovani della zona insieme a ex miliziani. All’arrivo delle forze dell’ordine, l’uomo era già morto.
In casa sua, sono stati sequestrati tre kalashnikov (di cui ilfattoquotidiano.it ha ottenuto i numeri di matricola), due diverse divise (una della polizia e una dell’esercito), un poncho e un passamontagna. Elementi che potrebbero anche ricoprire una valenza importante. Le armi appartenevano a militari regolari uccisi in precedenza da banditi nella zona di Kimoka, proprio il villaggio dove risiedeva abitualmente questo Maunguniko. Inoltre, anche in un video girato immediatamente dopo l’agguato al convoglio del Pam nel quale viaggiavano Attanasio, Iacovacci e Milambo si sentono alcuni presenti affermare che gli assalitori stavano indossando le divise della polizia.
Secondo fonti della società civile, il malvivente era stato arrestato già quattro volte e rimesso poi in libertà dal tribunale. L’ultima volta un mese fa. In ogni caso, dunque, non sarebbe stato nel gruppo di cinque persone interrogate dai Ros dei Carabinieri giusto una settimana fa nella capitale Kinshasa, i cui nomi sono in effetti diversi.
Molti gli interrogativi aperti: se tutte le fonti contattate da Ilfattoquotidiano.it (società civile, stampa, servizi di sicurezza) confermano che l’uomo ucciso sia lo stesso arrestato a gennaio, perché i nomi non coincidono? Ma soprattutto, perché è stato rilasciato e non trasferito a Kinshasa con gli altri? Perché si sentiva così sicuro da tornarsene tranquillamente a casa sua, invece di darsi alla macchia una volta rilasciato?