Dopo 37 giorni è finalmente arrivata la fumata bianca a Palermo: il neo sindaco Roberto Lagalla, frenato finora da partiti e partitelli che formavano la grande corazzata che lo ha sostenuto in campagna elettorale, ha ufficializzato la lista di nomi per la giunta. Così che più di cinque settimane dopo le elezioni comunali, il capoluogo siciliano ha un podio per il governo con cuffariani, renziani, forzisti, meloniani e leghisti, tra cui non manca chi ha attraversato, cambiando partiti, tutto l’arco costituzionale.
Il lungo parto per formare l’amministrazione comunale, d’altronde, ha una causa chiarissima: i tanti dissensi di una coalizione molto ampia che includeva la Nuova Dc di Totò Cuffaro e in extremis anche Forza Italia, l’ultimo partito entrato in coalizione per le resistenze di Gianfranco Miccichè, sulle quali hanno avuto infine la meglio le spinte di Marcello Dell’Utri, che, sbarcato sull’isola nei mesi precedenti, aveva da subito dichiarato il suo apprezzamento per Lagalla, risultato infine vincitore. Un’esegesi, quella della candidatura del neo sindaco, che aveva creato non poche polemiche proprio dovute al fatto che la sua candidatura fosse sostenuta da due condannati per reati connessi alla mafia, come Cuffaro e Dell’Utri.
“Non sarò condizionato”, aveva assicurato il neo sindaco di Palermo che aveva addirittura deciso di non partecipare alla commemorazione, il 23 maggio, dei trent’anni dalla strage di Capaci. È andato invece all’albero della pace, oggi, per la commemorazione della strage di Via D’Amelio, infiammando le polemiche – è stato contestato dai ragazzi della Agende rosse –, poco dopo avere dato i nomi della sua giunta, più di un mese dopo la sua elezione. Un ritardo provocato soprattutto, stando ai ben informati, dai “piccoli”, ovvero quelle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento, come quella che faceva capo a Totò Lentini, che ha rinunciato alla corsa a sindaco per convergere su Lagalla, e qualche giorno fa ha sbattuto i pugni sul tavolo per ottenere un posto al sole del palazzo comunale.
A chiedere qualcosa in cambio dopo l’elezione al primo turno sono stati però in tanti, da Saverio Romano a quell’Udc che lo ha sostenuto ufficialmente sin dall’inizio permettendo la sua elezione. A non facilitare le cose, poi, la circostanza che in piena campagna elettorale lo stesso sindaco aveva sottoscritto un patto con i componenti della coalizione in cui si impegnava a dare qualcosa in cambio a chiunque avesse superato il 3,5 per cento. Lagalla paga lo scotto, poi, di non avere eletto nessun consigliere: le sue liste, infatti, non hanno superato la soglia (salvo quella composta dai renziani, unici ad entrare in consiglio). Oltre i piccoli, però, a fare bizze pure la Nuova Dc di Cuffaro: ad entrare in giunta per loro è Giuliano Forzinetti, ex consigliere di circoscrizione, contestatissimo dai suoi, tanto che in chat ha infine sbottato lo stesso Cuffaro, cercando di placare gli animi. Molto vicina all’ex presidente della Regione c’è anche Antonella Tirrito, così che Totò Vasa Vasa, condannato per favoreggiamento a Cosa nostra, ottiene due posti in giunta, anche se ufficialmente Tirrito è considerata in quota Lagalla.
Di più fanno solo Forza Italia e Fratelli d’Italia che ne possono contare tre a testa. Carolina Varchi la spunta, infatti, come vicesindaca: la pupilla di Giorgia Meloni si era ritirata dalla corsa per permettere a Fdi di sostenere il neo sindaco. In quota meloniana, entrano anche Giampiero Cannella, coordinatore per il partito per la Sicilia occidentale e l’eurodeputato Dario Falzone. In quota Fi, spicca come primo nome quello di Aristide Tamajo, padre del consigliere regionale, Edy. I Tamajo che vantano un consenso solidissimo nel popolato quartiere Partanna-Mondello, sono rientrati in Forza Italia solo da pochi mesi: da Grande Sud – partito di Miccichè – erano passati in polemica con il forzista in Sicilia Futura di Totò Cardinale, da lì un breve passaggio con Matteo Renzi nel 2019, per poi ritornare sotto l’ala di Miccichè che grazie a loro ha raggiunto quota primo partito di centrodestra a Palermo (il primo in assoluto è risultato il Pd).
Quattro dei sette consiglieri eletti da Fi sono in quota Tamajo, soprattutto Ottavio Zacco, tra tutti il più votato in città. Non poteva dunque mancare un assessorato per i Tamajo, incassato da quell’Aristide che è stato prima consigliere provinciale, poi consigliere comunale, ed è stato tra gli assunti – non senza polemiche – nell’ufficio gabinetto dell’assessora ai Beni culturali, Pina Furnari durante il governo regionale di Rosario Crocetta. Di Forza Italia entra in giunta anche Andrea Mineo, figlio di Franco, storico braccio destro di Miccichè. Mineo senior nel 2014 era stato condannato in primo grado per intestazione fittizia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra: per l’accusa era il prestanome di Angelo Galatolo, rampollo e volto pulito dell’omonima famiglia mafiosa dell’Acquasanta, borgata marinara di Palermo. L’aggravante mafiosa non ha però retto in secondo grado: la corte d’Appello di Palermo non ha riconosciuto l’agevolazione per Cosa nostra mentre gli altri reati sono risultati prescritti.
A chiudere il trittico forzista è Rosi Pennino, ex moglie del renziano Davide Faraone. Cresciuta come pasionaria dello Zen nel centrosinistra, Pennino è da qualche anno traghettata sotto l’egida forzista. In giunta non mancano renziani, anche se il leader di Italia Viva in persona ha rifiutato di appoggiare la candidatura di Lagalla, i suoi a Palermo sono entrati in una delle liste legate al neo sindaco e tre di loro sono stati eletti. Al tavolo di Lagalla arriva, infatti, il più navigato nella rosa dei nomi stilata dal sindaco, ovvero quel Totò Orlando che ha guidato il consiglio comunale per un decennio, prima vicino all’ex sindaco suo omonimo, poi passato tra le file dei renziani. A completare la rosa di governo è Maurizio Carta, considerato molto vicino al neo sindaco e che ha frequentato tutte le ultime scuole politiche dei renziani in Sicilia. Carta è anche responsabile del cantiere nazionale di Italia Viva su infrastrutture, mobilità e logistica. La Lega, infine, incassa l’assessorato per Sabrina Figuccia, membro di una dinasty palermitana, confluita da poco nel partito guidato da Matteo Salvini non senza mal di pancia dei leghisti palermitani della prima ora. Igor Gelarda dopo le elezioni ha lasciato il partito in polemica con la gestione del Carroccio in Sicilia per abbracciare quello di Cateno De Luca. Restano a bocca asciutta – almeno per il momento – tutti quei piccoli che sembra avessero finora tutta la responsabilità della vacatio di governo comunale durata addirittura cinque settimane. Una gestazione che non sembra segnare il migliore degli esordi per il neosindaco.
Politica
Palermo, ecco la giunta Lagalla dopo oltre un mese dalle elezioni: ci sono cuffariani, forzisti, renziani, meloniani e leghisti
A più di 5 settimane dalla vittoria al primo turno dell'ex rettore, il capoluogo siciliano ha un governo: tra le persone scelte non manca chi ha attraversato, cambiando partiti, tutto l’arco costituzionale. A Forza Italia e Fratelli d'Italia tre assessorati, fuori tutte le piccole liste che non hanno raggiunto lo sbarramento
Dopo 37 giorni è finalmente arrivata la fumata bianca a Palermo: il neo sindaco Roberto Lagalla, frenato finora da partiti e partitelli che formavano la grande corazzata che lo ha sostenuto in campagna elettorale, ha ufficializzato la lista di nomi per la giunta. Così che più di cinque settimane dopo le elezioni comunali, il capoluogo siciliano ha un podio per il governo con cuffariani, renziani, forzisti, meloniani e leghisti, tra cui non manca chi ha attraversato, cambiando partiti, tutto l’arco costituzionale.
Il lungo parto per formare l’amministrazione comunale, d’altronde, ha una causa chiarissima: i tanti dissensi di una coalizione molto ampia che includeva la Nuova Dc di Totò Cuffaro e in extremis anche Forza Italia, l’ultimo partito entrato in coalizione per le resistenze di Gianfranco Miccichè, sulle quali hanno avuto infine la meglio le spinte di Marcello Dell’Utri, che, sbarcato sull’isola nei mesi precedenti, aveva da subito dichiarato il suo apprezzamento per Lagalla, risultato infine vincitore. Un’esegesi, quella della candidatura del neo sindaco, che aveva creato non poche polemiche proprio dovute al fatto che la sua candidatura fosse sostenuta da due condannati per reati connessi alla mafia, come Cuffaro e Dell’Utri.
“Non sarò condizionato”, aveva assicurato il neo sindaco di Palermo che aveva addirittura deciso di non partecipare alla commemorazione, il 23 maggio, dei trent’anni dalla strage di Capaci. È andato invece all’albero della pace, oggi, per la commemorazione della strage di Via D’Amelio, infiammando le polemiche – è stato contestato dai ragazzi della Agende rosse –, poco dopo avere dato i nomi della sua giunta, più di un mese dopo la sua elezione. Un ritardo provocato soprattutto, stando ai ben informati, dai “piccoli”, ovvero quelle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento, come quella che faceva capo a Totò Lentini, che ha rinunciato alla corsa a sindaco per convergere su Lagalla, e qualche giorno fa ha sbattuto i pugni sul tavolo per ottenere un posto al sole del palazzo comunale.
A chiedere qualcosa in cambio dopo l’elezione al primo turno sono stati però in tanti, da Saverio Romano a quell’Udc che lo ha sostenuto ufficialmente sin dall’inizio permettendo la sua elezione. A non facilitare le cose, poi, la circostanza che in piena campagna elettorale lo stesso sindaco aveva sottoscritto un patto con i componenti della coalizione in cui si impegnava a dare qualcosa in cambio a chiunque avesse superato il 3,5 per cento. Lagalla paga lo scotto, poi, di non avere eletto nessun consigliere: le sue liste, infatti, non hanno superato la soglia (salvo quella composta dai renziani, unici ad entrare in consiglio). Oltre i piccoli, però, a fare bizze pure la Nuova Dc di Cuffaro: ad entrare in giunta per loro è Giuliano Forzinetti, ex consigliere di circoscrizione, contestatissimo dai suoi, tanto che in chat ha infine sbottato lo stesso Cuffaro, cercando di placare gli animi. Molto vicina all’ex presidente della Regione c’è anche Antonella Tirrito, così che Totò Vasa Vasa, condannato per favoreggiamento a Cosa nostra, ottiene due posti in giunta, anche se ufficialmente Tirrito è considerata in quota Lagalla.
Di più fanno solo Forza Italia e Fratelli d’Italia che ne possono contare tre a testa. Carolina Varchi la spunta, infatti, come vicesindaca: la pupilla di Giorgia Meloni si era ritirata dalla corsa per permettere a Fdi di sostenere il neo sindaco. In quota meloniana, entrano anche Giampiero Cannella, coordinatore per il partito per la Sicilia occidentale e l’eurodeputato Dario Falzone. In quota Fi, spicca come primo nome quello di Aristide Tamajo, padre del consigliere regionale, Edy. I Tamajo che vantano un consenso solidissimo nel popolato quartiere Partanna-Mondello, sono rientrati in Forza Italia solo da pochi mesi: da Grande Sud – partito di Miccichè – erano passati in polemica con il forzista in Sicilia Futura di Totò Cardinale, da lì un breve passaggio con Matteo Renzi nel 2019, per poi ritornare sotto l’ala di Miccichè che grazie a loro ha raggiunto quota primo partito di centrodestra a Palermo (il primo in assoluto è risultato il Pd).
Quattro dei sette consiglieri eletti da Fi sono in quota Tamajo, soprattutto Ottavio Zacco, tra tutti il più votato in città. Non poteva dunque mancare un assessorato per i Tamajo, incassato da quell’Aristide che è stato prima consigliere provinciale, poi consigliere comunale, ed è stato tra gli assunti – non senza polemiche – nell’ufficio gabinetto dell’assessora ai Beni culturali, Pina Furnari durante il governo regionale di Rosario Crocetta. Di Forza Italia entra in giunta anche Andrea Mineo, figlio di Franco, storico braccio destro di Miccichè. Mineo senior nel 2014 era stato condannato in primo grado per intestazione fittizia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra: per l’accusa era il prestanome di Angelo Galatolo, rampollo e volto pulito dell’omonima famiglia mafiosa dell’Acquasanta, borgata marinara di Palermo. L’aggravante mafiosa non ha però retto in secondo grado: la corte d’Appello di Palermo non ha riconosciuto l’agevolazione per Cosa nostra mentre gli altri reati sono risultati prescritti.
A chiudere il trittico forzista è Rosi Pennino, ex moglie del renziano Davide Faraone. Cresciuta come pasionaria dello Zen nel centrosinistra, Pennino è da qualche anno traghettata sotto l’egida forzista. In giunta non mancano renziani, anche se il leader di Italia Viva in persona ha rifiutato di appoggiare la candidatura di Lagalla, i suoi a Palermo sono entrati in una delle liste legate al neo sindaco e tre di loro sono stati eletti. Al tavolo di Lagalla arriva, infatti, il più navigato nella rosa dei nomi stilata dal sindaco, ovvero quel Totò Orlando che ha guidato il consiglio comunale per un decennio, prima vicino all’ex sindaco suo omonimo, poi passato tra le file dei renziani. A completare la rosa di governo è Maurizio Carta, considerato molto vicino al neo sindaco e che ha frequentato tutte le ultime scuole politiche dei renziani in Sicilia. Carta è anche responsabile del cantiere nazionale di Italia Viva su infrastrutture, mobilità e logistica. La Lega, infine, incassa l’assessorato per Sabrina Figuccia, membro di una dinasty palermitana, confluita da poco nel partito guidato da Matteo Salvini non senza mal di pancia dei leghisti palermitani della prima ora. Igor Gelarda dopo le elezioni ha lasciato il partito in polemica con la gestione del Carroccio in Sicilia per abbracciare quello di Cateno De Luca. Restano a bocca asciutta – almeno per il momento – tutti quei piccoli che sembra avessero finora tutta la responsabilità della vacatio di governo comunale durata addirittura cinque settimane. Una gestazione che non sembra segnare il migliore degli esordi per il neosindaco.
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Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - Ansia e depressione, nei pazienti con cancro, peggiorano la risposta alle cure e riducono la sopravvivenza. Lo evidenziano i risultati di uno studio (Stress Lung) pubblicato su 'Nature Medicine' e condotto su 227 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato e trattati in prima linea con farmaci immunoterapici. A 2 anni, solo il 46% dei pazienti con distress emozionale, in particolare ansia e depressione, era vivo rispetto al 65% delle persone colpite dal carcinoma polmonare, ma senza segni di disagio psicologico. In Italia lo psicologo dedicato all'oncologia è presente, sulla carta, in circa la metà dei centri, in realtà solo il 20% delle strutture dispone di professionisti formati per affrontare il disagio mentale determinato dal cancro. Per contribuire a colmare questa lacuna nasce 'In buona salute', la prima piattaforma online di psiconcologia in Italia (inbuonasalute.eu), presentata ieri a Milano, in un incontro con la stampa. Si tratta di un luogo sicuro, accessibile e altamente professionale - riporta una nota - dove pazienti, caregiver e operatori sanitari possono ricevere un aiuto qualificato, senza limiti di tempo o spazio.
"Si stima che più del 50% dei pazienti oncologici sviluppi livelli significativi di distress emozionale che hanno un impatto negativo sulla qualità di vita, sull'adesione ai trattamenti e, quindi, sulla sopravvivenza - spiega Gabriella Pravettoni, responsabile scientifico di 'In buona salute', direttrice della divisione di Psiconcologia dell'Istituto europeo di oncologia e professoressa di Psicologia delle decisioni all'Università degli Studi di Milano - Il sostegno psiconcologico è fondamentale prima, durante e dopo le cure. Sono contenta che ci siano iniziative di questo genere dove si possa offrire un supporto concreto e personalizzato a chi affronta il tumore, attraverso un percorso di cura psicologica mirato e focalizzato al miglioramento del benessere mentale durante ogni fase della malattia".
Dopo aver completato un questionario online, la piattaforma suggerisce lo specialista più in linea con le necessità di ogni persona. E' infatti disponibile un team di psiconcologi certificati, impegnati a fornire un aiuto prezioso a pazienti, caregiver e operatori sanitari. Nella piattaforma è possibile trovare risorse, supporto emotivo e informazioni affidabili. E' consigliato un ciclo di 10 sedute online di 50 minuti.
"Troppo spesso i risvolti psicologici di una diagnosi di cancro sono lasciati in seconda linea, rispetto ai bisogni strettamente clinici - continua Pravettoni - Vanno considerate le difficoltà dei medici a discutere di questi argomenti durante la visita, anche per mancanza di tempo, e la riluttanza dei pazienti a confidarli, talvolta per lo stigma ancora associato ai problemi legati alla salute mentale. Anche quando i problemi psicologici vengono riconosciuti, non è facile gestirli nella pratica clinica. Non esiste, infatti, un modello di valutazione e intervento adatto a tutte le circostanze. Anche il supporto psiconcologico deve adeguarsi e rispondere ai bisogni dei pazienti, adottando tutti gli strumenti utili, incluse le sedute online".
Nel 2024, nel nostro Paese, sono stati stimati 390.100 nuovi casi di tumore. Grazie ai programmi di screening e ai progressi nelle terapie, aumenta il numero di persone che vivono dopo la diagnosi: nel 2024 erano circa 3,7 milioni. "La cura a 360 gradi di questi cittadini deve implicare una maggiore attenzione alle conseguenze psicologiche della malattia - afferma Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia medica dell'Irccs Ospedale policlinico San Martino, Università di Genova - Il distress emozionale nelle persone colpite dal cancro è una condizione frequente, che ha un impatto negativo sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza. I pazienti oncologici con sintomi depressivi mostrano, inoltre, una minor aderenza ai protocolli terapeutici. Uno studio retrospettivo ha indagato il grado di accettazione della chemioterapia adiuvante in donne con carcinoma della mammella: tra le pazienti con depressione che non hanno richiesto aiuto psicologico, solo il 51% ha accettato di sottoporsi alla chemioterapia. L'associazione tra sintomi depressivi e riduzione della sopravvivenza può essere dovuta non solo alla mancata aderenza terapeutica, ma anche alla risposta allo stress cronico e ai meccanismi immunitari implicati".
Per garantire "servizi adeguati di psiconcologia - prosegue Del Mastro - serve non solo un potenziamento delle risorse, ma anche riconoscere il ruolo dello psiconcologo all'interno del team multidisciplinare. Inoltre, i pazienti devono essere informati di più e meglio sull'opportunità di beneficiare di questi servizi. Ad esempio, la norma che ha istituito in Italia le Breast unit ha stabilito che, all'interno dei team multidisciplinari, siano inclusi gli psiconcologi, ma troppo spesso nei centri di senologia mancano professionisti strutturati, sostituiti da figure che lavorano con contratti precari. Ecco perché sono importanti progetti come 'In buona salute', che possono rispondere alle esigenze di supporto emotivo dei pazienti. Va considerata anche la facilità di accesso al servizio online, perché non è necessario spostarsi per accedere alle strutture, vantaggio importante soprattutto quando si tratta di pazienti fragili in trattamento".
Aggiunge Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia: "Già dalla diagnosi la donna si trova a affrontare una serie di problematiche che afferiscono all'ambito psicologico. Stress, disturbi d'ansia, depressione, immagine corporea alterata, difficoltà nella sfera emotiva, familiare e di coppia, sono le più comuni di un elenco purtroppo molto lungo. Grazie anche all'aiuto dello psiconcologo, è possibile per la paziente sviluppare una capacità di adattamento e di autogestione di fronte alla malattia, arrivare cioè a quello stato di resilienza necessario a superare le difficoltà nel percorso di cura. Lo psiconcologo dovrebbe essere presente, insieme all'oncologo medico, fin dall'inizio, ad ogni colloquio, anche se siamo ben consapevoli della carenza di personale dedicato e della precarietà degli incarichi".
"Mentre ci impegniamo con forza affinché questi limiti vengano superati e si rispettino le linee guida europee che prevedono la presenza dello psiconcologo in tutte le Breast Unit, accogliamo con favore la disponibilità di una piattaforma online con figure specializzate - conclude - a cui pazienti e familiari possano rivolgersi con la certezza di trovare un supporto qualificato".