Dal 27 luglio si potrà dire addio alle chiamate indesiderate da parte di call center e software di composizione automatica anche sui cellulari. Il 13 aprile è entrato in vigore il decreto dello scorso marzo che estende ai numeri dei telefoni cellulari l’ambito di applicazione del Registro pubblico delle opposizioni. Come già accade con i telefoni fissi, sarà possibile iscriversi ed esercitare in questo modo il diritto di opposizione al trattamento dei dati per finalità di telemarketing.

Il registro comprenderà tutti i numeri nazionali, fissi e cellulari, presenti o meno sugli elenchi telefonici pubblici. Per accedere al servizio, il consumatore può richiedere l’iscrizione gratuita compilando un modulo elettronico sul sito web del gestore del registro.

Oltre a evitare chiamate insistenti a tutte le ore del giorno e della notte, l’utente avrà modo di annullare tutti i consensi pregressi rilasciati nell’ambito del telemarketing: la procedura implicherà anche il divieto di cessione a terzi dei dati personali, a prescindere dalla fonte dei contatti utilizzati dagli operatori. Prima di avviare qualsiasi campagna pubblicitaria, sarà obbligatorio consultare il registro per individuare i numeri da chiamare, pena una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 20 milioni di euro per le società, e il 4% del fatturato mondiale annuo dell’esercizio precedente per le multinazionali.

Sull’efficacia del provvedimento c’è però qualche dubbio. Innanzitutto, non tutti gli operatori verrebbero bloccati: alcuni infatti hanno il consenso all’utilizzo dei dati. Ma a destare preoccupazione sono i call center che hanno uffici all’estero, a partire da quelli che propongono affari con il trading online, e che potrebbero facilmente aggirare i limiti imposti dal registro delle opposizioni. In tal senso, i call center “leciti” e meno ostinati, con sede in Italia, rischierebbero di essere quelli più colpiti.

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