Extreme heath, Il fenomeno è sulla bocca di tutti i britannici: le temperature sono più alte che nel deserto del Sahara o alle Bahamas, titolano i giornali, e oggi il Regno Unito batterà il record della giornata più calda della storia. La colonnina di mercurio si alzerà per la prima volta sopra i 40 gradi a Londra e toccherà punte di 43 gradi nel sud est dell’Inghilterra.
Dopo giorni di meteo allarmanti, l’ondata di caldo estremo è arrivata ieri forzando le istituzioni a dichiarare lo stato di allerta rosso e a rinnovare gli inviti alla popolazione a ‘rimanere a casa e a viaggiare solo se strettamente necessario’. Due anni di pandemia hanno abituati gli inglesi ad appelli del genere, ma non alla morsa del caldo. Ieri le punte di 38 gradi hanno letteralmente bloccato la nazione, impreparata per affrontare simili temperature. E se ieri è arrivato il primo bollino rosso, oggi si prevede che i disagi per via del caldo faranno l’en plein.
Oltre 200 scuole hanno tenuto chiuso le aule o anticipato la campanella ignorando le richieste del governo di tenere regolarmente le lezioni. Il caldo ha danneggiato la pista dell’aeroporto di Luton, che ha dovuto sospendere tutti i voli per due ore, e sciolto l’asfalto della RAF Brize Norton, la base dell’aeronautica militare da dove non sono potuti decollare o atterrare aerei.
Undici delle 15 linee della metropolitana di Londra hanno subito sospensioni o rallentamenti mentre oltre 2.000 dei 12.800 servizi ferroviari del paese hanno visto cancellazioni o ritardi di oltre 30 minuti. Numeri che in Italia possono far venire il sorriso ma che hanno gettato i britannici nel panico, dalle stazioni affollate di King’s Cross, a Cardiff ed Edimburgo.
Gli esperti sono concordi che non si debba semplicemente chiamarla ‘estate’, bensì che si tratti dell’ effetto del surriscaldamento globale. Nel Regno Unito i dieci anni più caldi dal 1884 si sono verificati tutti dopo il 2002 e secondo il meteorologo Paul Davies a capo del Met Office questa calura senza precedenti “potrebbe diventare un evento normale entro la fine del secolo”.
La ferocia dell’inusuale caldo britannico è arrivata quantomeno al momento giusto per far fare retromarcia a tutti e quattro i concorrenti conservatori rimasti in gara per disputarsi la poltrona del dimissionario Boris Johnson, dopo che questi avevano dichiarato di voler sospendere gli impegni stabiliti dall’ex primo ministro sulla neutralità carbonica entro il 2050 fino a che non sarà risolta la crisi economica.