Caro presidente Conte (virgola, punto e virgola)
Le scrivo questa mia e me ne scuso in anticipo perché non sono degno di indirizzarle queste righe: la prego dunque di considerare la mia faccia sotto ai suoi piedi. Lei che ha avuto il mondo nelle mani, che durante la pandemia ha retto le sorti di una nazione e di un continente – ma abbondandis ad abbondandum, perché no? del mondo; lei che ha tenuto Matteo Salvini in pugno con il piglio del dominatore, sorretto da una potente competenza, baciato dal successo (ha anche una fidanzata molto bella e pure lei, mi permetta, è un bell’uomo elegante).
Lei che ha il potere vitae necisque ed è già nei libri di storia e anche in quelli di geografia per via delle vette inarrivabili, Lei, caro presidente Duca-Conte, le volevo dire allei. Ma no, cosa ha capito? Non nel senso di allearsi, ma volevo dire a lei che ha avuto finalmente il fegato e le frattaglie per chiedere a Mario Draghi (sempre sia lodato) di rispondere su alcune questioni vitali per il paese. Draghi, che non solo non deve chiedere mai, ma nemmeno rispondere. Draghi sta quasi per esaurire il tempo per rispondere e ancora nicchia (con rispetto parlando).
Nel frattempo allui gli stanno scrivendo tutti: lo scrittore Antonio Scurati gli ha scritto una lettera molto dura e critica che non so come non gli sia tremata la mano, poi gli ha scritto pure Rettore. Ma poi le genti che si sono riversate in piazza: c’erano i parlamentari di Italia Viva con tutti i loro elettori (ventitré), si dice che anche i camionisti siano con Draghi e pure un bambino con un tazebao.
Ora io dico, caro presidente Conte: ma come le è venuto in mente di andare a rovinare l’estate a Mario Draghi, che tutto il giorno lavora per noi e tiene anche spenta l’aria condizionata che a Putin lo manda ai pazzi? Cos’è questa moda di volere le risposte non su uno, non su due, non su tre (e potrei continuare) ma addirittura su nove punti? Lei, caro presidente Conte, dovrebbe già ritenersi fortunato perché Draghi ha accettato di fare il presidente del Consiglio dando una lezione a lei e a tutti i politici italiani. E qualcuno sta già vedendo i risultati: guardi com’è cresciuto Luigino, che era gracile, piccolo e gli dicevano che non capiva niente, che il papà trafficava in carriole, e adesso invece è un bambino vero e tutti gli dicono che è il miglior ministro degli Esteri dai tempi di Pasquale Stanislao Mancini e ha messo la testa sulle spalle tanto che è più responsabile di Scilipoti.
E poi basta con questa mania di decidere insieme, che il presidente del Consiglio è un primus inter pares e che ci vuole la collegialità (che poi al Collegio su Rai2 facevano vedere che i professori erano severi, mica che decidevano con gli alunni). Draghi non deve essere disturbato quando fa le manovre, al massimo potete mettere D’Incà seduto nel bagagliaio che fa “bip bip” quando la macchina si avvicina al muro.
Caro presidente Conte, non vi andava bene di fare come Matteo Renzi, che Draghi parla e lui annuisce? Invece no, dovevate contrariare Draghi dicendogli quella brutta parola, “Parlamento”, che quando la sente scappa subito al Quirinale.
Insomma, caro presidente Conte, con questa mia le chiedo di ripensarci. E quando torna a sostenere il governo mi raccomando, non si lasci scappare quelle parolacce tipo “poveri”, “questione sociale”, “guerra” (quale guerra?). Certo che non mi deluderà, la saluto cordialmente.
Ps: Mi saluti Mario e gli dica che io gli ho voluto più bene che a… Uguale, uguale!