Gli occhi erano puntati sul Movimento 5 stelle, ma alla fine lo strappo che butta già i lo ha datoil centrodestra di governo, ovvero Carroccio, Forza Italia e centristri dell'Udc. Avevan depositato una risoluzione per dare il via libera a un nuovo esecutivo, con un cambio di ministi e senza i 5 stelle. Risoluzione che però non è stata messa ai voti in aula. E alla fine salviniani e berlusconiani sono usciti dall'aula senza votare la fiducia all'esecutivo
Gli occhi erano puntati sul Movimento 5 stelle, ma alla fine lo strappo che butta giù il governo di Mario Draghi lo hanno dato Lega e Forza Italia. Anzi l’intero centrodestra di governo, ovvero Carroccio, Forza Italia e centristri dell’Udc: alla fine di una giornata convulsa il centrodestra di governo ha preferito uscire dall’aula Palazzo Madama invece di votare la fiducia all’esecutivo. Una scelta che provocato anche reazioni interne: in Forza Italia, per esempio, Maria Stella Gelmini ha deciso di lasciare il partito.
Tutto comincia col discorso del premier, particolarmente duro nei confronti delle istanze leghiste. E dire che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi da giorni avevano spiegato quale fosse per loro l’unica via d’uscita alla crisi: Draghi bis senza i 5 stelle. Richiesta esplicitata al Senato dal capogruppo Massimiliano Romeo, che ha anticipato la risoluzione firmata insieme a Roberto Calderoli: “Il Senato accorda il sostegno all’azione di un governo profondamente rinnovato sia per le scelte politiche sia nella composizione”. Quindi per il Carroccio si poteva andare avanti, ma a patto che la nuova formazione sia senza M5s. E che la squadra, cioè ministri e sottosegretari, fosse diversa. Subito dopo i senatori di Salvini e Berlusconi hanno fatto sapere che avrebbero votato soltanto la risoluzione a favore di un Draghi bis senza grillini. Il leader del Carroccio ha sentito al telefono Sergio Mattarella, ma poi pure Giorgia Meloni. Stessa telefonata per l’uomo di Arcore, che ha chiamato pure lo stesso Draghi. Nel frattempo Calderoli ha sintetizzato la posizione di Lega e Forza Italia con due frasi: “La ciambella l’abbiamo fatta. Adesso dobbiamo vedere solo se la ciambella viene con il buco o senza. A me le ciambelle piacciono in ogni caso”.
Il centrodestra non vota la fiducia – Più che di ciambella, però, si è trattato di una frittata. Anche perché la risoluzione di leghisti e berlusconiani non è stata neanche votata. Nella sua controreplica, infatti, Draghi ha chiesto al Senato di porre ai voti solo la risoluzione presentata da Pier Ferdinando Casini, che era lunga solo un rigo: “Il Senato, udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri, le approva”. Il centrodestra di governo come avrebbe votato la mozione Casini? “Non la votiamo, Noi la proposta l’abbiamo fatta: se c’è un governo nuovo e più forte bene, sennò…”, ha risposto Salvini. Poco dopo ecco l’ennesima nota di Forza Italia, Lega, Udc e Noi con l’Italia che parla di “grande stupore” per “la decisione del premier di porre la questione di fiducia sulla risoluzione presentata da un senatore Casini eletto dalla sinistra“. Poi ecco il riassunto delle puntate precedenti: “Il presidente Silvio Berlusconi questa mattina aveva comunicato personalmente al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al presidente del consiglio Mario Draghi la disponibilità del centrodestra di governo a sostenere la nascita di un esecutivo da lui guidato e fondato sul ‘nuovo patto’ che proprio Draghi ha proposto in Parlamento. La nostra disponibilità è stata confermata e ufficializzata nella proposta di risoluzione presentata dal centrodestra di governo in Senato”. E così infatti è andata: alla fine la fiducia a Draghi con 95 sì, 38 no. I 5 stelle si sono astenuti, Lega e Forza Italia sono usciti dall’aula.
Le parole di Romeo che annunciano la rottura – Lo strappone vero e proprio che affossa il governo era arrivato nel primo pomeriggio, quando il capo dei senatori leghisti aveva parlato dopo Draghi: “Siamo davanti a un Parlamento, che ha già in mente le elezioni, un Parlamento fuori controllo. Immaginate voi che si arriva fino a settembre, poi ricomincia il tira a molla. Noi della Lega crediamo che il governo debba avere una forza politica tale, in modo che il Parlamento possa sostenerlo convintamente, fino in fondo”: Quindi Romeo aveva posto le condizioni di Salvini e Berlusconi: “Per questo noi diciamo che ci vuole un governo nuovo, con a capo lei presidente Draghi, perché gli italiani hanno detto che lei deve restare. Ma se questo non fosse possibile e i precedenti ci sono come è avvenuto con l’esecutivo guidato da Carlo Azeglio Ciampi, il presidente della Repubblica scioglie le Camere, lei resterebbe in carica fino all’insediamento del nuovo governo con pieni poteri che potrebbero essere certamente attribuiti a Draghi”, per mandare avanti il Pnrr e fare la legge di bilancio.
Il vertice del centrodestra – L’intervento del capogruppo leghista, a nome di Carroccio e Forza Italia, è stato provocato dall’intervento di Draghi. Un discorso, quello del premier, che è stato indigeribile in vari passaggi: dalle tasse alle concessioni balneari. Per capire cosa fare, dunque, Berlusconi ha convocato a pranzo a Villa Grande un nuovo vertice con Salvini, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi. Presente anche il ministro Giancarlo Giorgetti, uno dei leghisti più vicini a Draghi. La prima reazione, dopo aver sentito le ‘frecciate’ del presidente del Consiglio, avrebbe portato molti a strappare. In casa Forza Italia, per esempio, il dibattito è aperto. Il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, ha riunito i suoi a mezzogiorno ribadendo la linea di Berlusconi del sì a Draghi ma senza i Cinque stelle di Conte, altrimenti si va alle urne, rinviando tutto all’esito del summit a casa di Berlusconi.
Le divisioni interne – Il partito dell’uomo di Arcore era il diviso tra i più governisti (a cominciare dai ministri) e i sovranisti, più vicini alle posizione di Salvini: la spaccatura tra le due fazioni si è cristallizata in aula con uno scontro tra Maria Stella Gelmini e Licia Ronzulli. Con la ministra, che alla fine, ha deciso di lasciare il partito. Forti malumori sono emersi in queste ore anche dentro il Carroccio, dove hanno fatto notare come da parte dell’ex presidente del Bce non ci siano state aperture sulla pax fiscale, il nodo migranti e la vertenza taxi. Alla fine del vertice, dunque, è arrivata la nota che complica la risoluzione della crisi. “I senatori del centrodestra di governo voteranno soltanto la propria risoluzione, che chiede un ‘patto’ per un nuovo governo, profondamente rinnovato, guidato ancora da Mario Draghi e senza il Movimento 5 Stelle”. Solo che la risoluzione non è stata messa ai voti. E alla fine è stato il centrodestra a dare la spallata al governo. Ora bisognerà capire se sarà quella definitiva.