Dopo aver istruito il maxiprocesso e prima di tornare a Palermo da procuratore aggiunto, Paolo Borsellino è stato per sei anni alla guida della procura di Marsala. Un ufficio di confine quello nel cuore della provincia di Trapani, cioè quella zona che per il magistrato ucciso in via d’Amelio era un “santuario di mafia. Tra il 1987 e il 1992 Borsellino lavora a Marsala e inizia a occuparsi di importanti famiglie di Cosa nostra, come quella dei Messina Denaro. Ma non solo: è da Marsala che il magistrato rilascia la famosa intervista all’Unità e a Repubblica per lanciare l’allerta dopo la bocciatura di Giovanni Falcone al vertice dell’Ufficio Istruzione di Palermo. “Stanno smantellando il pool antimafia“, dice Borsellino ai giornalisti Saverio Lodato e Attilio Bolzoni: per quelle parole finirà davanti al Csm. Sarà proprio a Marsala, tra l’altro, che Borsellino incontrerà lo scrittore Leonardo Sciascia per un incontro “chiarificatore” dopo l’infuocata polemica sui “professionisti dell’antimafia“. D’altra parte lo scrittore di Racalmuto, nel suo contestato articolo sul Corriere della Sera, polemizzava proprio per la nomina di Borsellino a procuratore di Marsala. Poi, alla fine del 1991, Borsellino torna a Palermo da aggiunto, prendendo il posto dell’amico Giovanni Falcone, volato a Roma per andare a dirigere gli Affari penali del ministero della Giustizia. Al periodo trascorso da Borsellino a Marsala è dedicato il libro “Sul muso del coccodrillo“, del giornalista marsalese Renato Polizzi, edito da Navarra. All’interno del libro viene pubblicato per la prima volta il discorso di saluto del magistrato ai colleghi del palazzo di giustizia in provincia di Trapani. E’ un discorso importante, perché a causa di una serie di rinvii, Borsellino tornerà a Marsala a salutare gli ex colleghi soltanto il 4 luglio del 1992: quindici giorni prima di essere assassinato in via d’Amelio. Si tratta, dunque, del suo ultimo intervento a un evento pubblico: lo pubblichiamo in versione integrale. Tra le altre cose nel suo intervento il magistrato dice che essere “uomo profondamente cambiato” dopo la strage di Capaci, una tragedia che gli “ha fatto temere di aver perduto l’entusiasmo”. Poi, dopo aver citato colleghi magistrati e investigatori, si congeda dicendo che dopo la morte di Falcone sono “tanti gli interrogativi” ai quali io non sa dare risposta.

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“Grazie a tutti quelli che sono intervenuti, grazie alle Forze dell’Ordine, al Personale dell’Ufficio, ai Colleghi, agli Avvocati, ai Membri del Tribunale.
Questo incontro avviene dopo diversi mesi che io sono andato via dalla Procura di Marsala; avviene così tardi per colpa mia, perché il lavoro, che mi ha preso pesante e impegnativo a Palermo, ha fatto sì che io più volte pregassi i colleghi che volevano farmi questo saluto a postergarmi una data, e purtroppo in questo periodo è avvenuto qualcosa che fa sì che io oggi vi ringrazio per queste parole di affetto. Vi ringrazio per questi doni che mi ricorderanno per sempre il vostro affetto.

Vi ringrazio come uomo profondamente cambiato, nonostante siano trascorsi pochi mesi da quando sono andato via dalla Procura di Marsala. Voi sapete perché, lo immaginate perché sono profondamente cambiato, perché abbia detto con convinzione i nuovi commenti che ho sentito di dover fare dopo questa tragedia che ha sconvolto la nostra patria, la nostra Sicilia e noi tutti. Tragedia che, come ho detto, mi ha fatto temere e mi fa temere ancora di aver perduto l’entusiasmo. Spero che questo entusiasmo mi ritorni e ritengo che voi oggi mi avete dato un aiuto per questo, perché ritrovarmi con le persone con le quali ho passato la bellissima avventura della mia permanenza a Marsala mi ricorda l’entusiasmo con cui l’ho vissuta e spero che questo entusiasmo, nonostante quello che è successo e che così mi ha così profondamente colpito, mi ritorni anche nel nuovo incarico, perché ne ho molto bisogno.

Recentemente in questi mesi ho avuto l’avventura di leggere le pagine di un libro che parla anche della mia permanenza a Marsala e ho scoperto, attraverso le parole che non sto qui a commentare perché non lo meritano, che io sono venuto a Marsala per farmi i bagni di mare, perché volevo una Procura di mare. Io sono venuto a Marsala come ho detto il 4 agosto del 1986 per poter continuare a Marsala un lavoro che avevo iniziato a Palermo con Giovanni Falcone. Sono venuto a Marsala e, nonostante è vero che ami profondamente il mare, al di là di qualche serata struggente passata in riva allo Stagnone parlando di lavoro con colleghi, poliziotti o Carabinieri, delle bellezze di Marsala ne ho viste poche, non credo che ci siano persone in grado di dire sinceramente di avermi visto passeggiare. Sono venuto per lavorare e ho amato questa città, ma l’ho dovuta guardare e vedere quasi da lontano, attraverso il prisma che me la allontanava dei vetri blindati della mia macchina e del mio ufficio. Sono venuto a Marsala per lavorare, ritengo di averlo fatto. I miei colleghi sanno, tutti sanno, vorrei dire che la mia a Marsala non è stata una scelta di passaggio. Normalmente i Procuratori della Repubblica che mi hanno preceduto in questo ufficio sono stati un paio d’anni, io ci sono stato sei anni e sarei rimasto ancora. Sarei rimasto ancora perchè vi erano profonde ragioni, a cui ora accennerò, se sono andato via. Tutti i colleghi sanno che sono andato via perché temevo di non poter continuare qui a Marsala un lavoro nel quale credo di avere acquisito grande esperienza e pertanto pensavo che questa esperienza non potessi conservarla, non potessi metterla da parte e dovevo pertanto tornare a Palermo. Me ne sono andato in punta di piedi, quasi non credendoci. Tutti sanno che per ben tre mesi sono stato applicato a Palermo e venivo appena due giorni alla settimana a Marsala. Avrei continuato a farlo a lungo, avrei continuato a farlo fino ad oggi se a Palermo non fossi stato preso da un lavoro pesantissimo e se non fosse successo quello che è successo.

Debbo ringraziare tutti per l’aiuto che mi avete dato durante la mia permanenza a Marsala, dove io non ho preso bagni di mare ma ho lavorato, come le cronache di tutta la Stampa di Italia sanno; non è vero che io mi ero pentito di venire a Marsala perché l’attenzione me la riservava soltanto Telescirocco, come ho letto in quel libro. Sono venuto a Marsala per lavorare e tutti se ne sono accorti perché grazie all’aiuto del mio ufficio, dei miei colleghi, dei miei Carabinieri e dei miei agenti della Polizia – “miei” in senso affettivo – Marsala è andata alla ribalta della cronaca nazionale come uno degli uffici dove il lavoro si faceva meglio e si faceva di più. E di questo vi ringrazio tutti. In discorsi del genere è facile dimenticare qualcuno. Io non dimentico nessuno, penso a tutti voi: i poliziotti, i Carabinieri, gli avvocati, i colleghi, tanta gente della popolazione di questa città che è venuta a trovarmi per parlare con me e ha trovato sempre la porta aperta e si meravigliava anche della facilità con cui cercavo di ricevere tutti. Qualcuno lo voglio ricordare.

Voglio ricordare soprattutto quelli che hanno accompagnato questa mia esperienza per tutto l’arco del tempo: il Maresc…, l’Ispettore Gianmartino, mi scusi se io continuo a chiamarla Maresciallo. Il Maresciallo Canale col quale, sia per la sua bravura sia per alcune tristissime vicende della sua vita, durante le quali ho cercato di essere vicino non solo come Procuratore ma soprattutto come uomo, come amico, come fratello e si è formato un tale legame che ho insistito e l’ho convinto perché venisse con me a Palermo. Il dottore Castellano che è stato di fatto il Dirigente della Procura della Repubblica di Marsala per tutto il periodo della mia permanenza e ha saputo reggere la Procura quando questa era una piccola Procura e con eguale bravura con la quale ha saputo operativamente trasformarla e ha saputo reggerla e trasformarla quando questa è diventata una Procura più grossa, passando dalla gestione di alcune centinaia di processi alla gestione di decina di migliaia, e con la quale mi vanto di non avere avuto mai in sei anni mai nessun momento di frizione, ed il merito è soprattutto suo, perché io vengo considerato – anche se obiettivamente non mi ci ritengo – una persona poco paziente. E il Presidente del Tribunale Perricone, col quale così tanto ci siamo intesi che a un certo punto ci siamo reciprocamente promessi di porre insieme fine a questa nostra esperienza marsalese; promessa che siamo riusciti a mantenere.

Quando sono arrivato in questa Procura tutti i Sostituti sono andati via, e sono andati via perché sono stati trasferiti prima, anche se io lo ricordo quasi come un tradimento quando parlo con il primo dei miei Sostituti che cominciò per pochi mesi a collaborare con me e che avrei avuto enorme piacere che con me continuasse a lavorare, tanto lo stimavo e lo stimo Andrea Genna. Successivamente, attraversai un periodo in cui Sostituto ce n’era uno solo, oggi non è più qua, è ritornato da sua moglie, è ritornato dai suoi cari, ma voi lo ricorderete tutti, Diego Cavaliero che per quasi un anno è stato sempre il Sostituto di turno sempre pronto a correre, a scappare ed essere presente sui luoghi quando c’era bisogno. E anche questo lo ricordo perché è stata una profonda esperienza umana, una profonda amicizia che ho contratto a Marsala e che spero che potrà continuare tutta la vita perché ancora lui a me e io a lui siamo rimasti legatissimi. Così come un altro Sostituto, dopo un periodo di permanenza si è allontanato, Stefania Mazzacori, che tutti ricorderete alla quale al di là dei rapporti d’ufficio, Diego Cavaliero fu un fratello e Paolo Borsellino fu un padre e anche questa è un’esperienza umana e professionale che io porto con me, che mi ha arricchito e che mi accompagnerà per tuta la vita. Poi sono venuti i Sostituti che sonoancora qui e io li ringrazio per quello che mi hanno dato perché io ho chiesto loro molto, ho chiesto loro pesantemente, ho chiesto loro grossi sacrifici e nessuno di loro si è tirato indietro e mi sembra che, in questo periodo, nel quale attendono ancora il nuovo Procuratore della Repubblica che tra l’altro ringrazio per essere venuto oggi, il dottore Sciuto… mi sembra che i Sostituti hanno dimostrato e dimostrino soprattutto il loro desiderio di lavorare, quanto la loro capacità di condividere gli ideali che ho cercato di spartire con loro, li sorreggano e li mettano in condizione di lavorare, come anche la stampa nazionale in questi giorni ha dimostrato anche in periodi in cui manca loro, manca nell’Ufficio colui che assume il ruolo di Dirigente. Essi mi hanno dato molto. Mi ha dato molto Giuseppe Salvo a cui chiedo perdono per le volte in cui, come si fa tra uomini, abbiamo avuto dei contrasti e dei diverbi che lui ha voluto ricordare, non ce n’era bisogno perché in periodi, in momenti di compendio dell’attività trascorsa, come quello che in questo momento stiamo vivendo, dobbiamo soltanto pensare a quello che è il valore complessivo di questo lavoro condotto assieme ed entrambi ne possiamo andare orgogliosi, dobbiamo pensare a quello che è il valore complessivo dei nostri rapporti, al di là di qualche contrasto che abbiamo avuto.

Possiamo essere contenti e orgogliosi perché i legami che ci uniscono è certo che resteranno per sempre. Ringrazio Alessandra Camassa, la ringrazio per quello che è la sua presenza in un ufficio ha significato, pensando soprattutto a come questa collega cominciò a lavorare, non era neanche arrivata e aveva migliaia di pratiche sul tavolo tanto che un giorno, spero che si ricordi, le ho dovuto dire che doveva reimparare a sorridere e l’ha reimparato. Ringrazio Francesco Parrinello, con la sua presenza discreta ma con la sua disponibilità eccezionale, quando c’era qualcosa che qualche altro non poteva fare si sapeva che Francesco Parrinello non si sarebbe mai tirato indietro e ne abbiamo approfittato tutti. Chiedo scusa ai colleghi Costantini e Lina Tosi perché non ho potuto dedicarmi a loro, cercare di mettere a disposizione un poco della mia esperienza perché loro sono giunti nel mio ufficio quando già io ero in partenza e questo è un mio grosso rammarico perché ho avuto modo di conoscerli come magistrati validissimi e avrei voluto in qualche modo lasciare a essi che sono i giovani e che lavoreranno per tanti anni in più di quelli in cui io lavorerò, avrei voluto lasciare ad essi… avrei sentito… avrei sentito come doveroso lasciare ad essi un po’ più di me stesso. Ringrazio Massimo Russo che con la sua irruenza, con la sua capacità, che probabilmente hanno davvero bisogno di un dirigente che lo freni [Borsellino ride] lui è arrivato quando il suo dirigente se ne stava andando, mi sarei parecchio divertito a lavorare di più con lui proprio limitandomi ad assumere questa funzione, perché di altri aiuti e di altri consigli lui non ha bisogno. Ringrazio anche Antonio Ingroia, chiedo scusa a Marsala perché ho fatto le carte false per portarmelo con me a Palermo, tra l’altro anticipando soltanto il giorno in cui ci sarebbe ritornato perché Antonio Ingroia è palermitano come me e lì doveva tornare dalla moglie e da suo figlio. Ringrazio tutti i miei colleghi della Procura e voglio dir loro che in questi mesi, in questi pochi mesi che io ho lavorato a Palermo, il 90% del lavoro che si è fatto a Palermo era lavoro che avete iniziato voi e che è passato a Palermo a seguito dell’entrata in vigore della legge che ha istituito la Direzione Distrettuale Antimafia, è passato a Palermo e Palermo ha lavorato con questo e ritengo che dovete veramente essere orgogliosi.

Ringrazio tutti i colleghi del Tribunale perché nonostante ogni tanto il Procuratore della Repubblica forcaiolo li abbia chiamati maledetti – sì ve lo rivelo – hanno fatto anch’essi un duro lavoro e anche con loro tutti sanno che in sei anni, diversamente da come avviene in diverse Procure d’Italia, abbiamo lavorato in perfetta armonia. Ringrazio i colleghi della Pretura e per tutti loro ringrazio Roberto [De Simone – Consigliere Pretore Dirigente] col quale ripresi a Marsala un’antica amicizia che è iniziata agli albori della mia carriera quando io ero Pretore a Mazara del Vallo. Ringrazio Luisa [ dott.ssa Romagnoli – Pretore] che con tutti ma particolarmente con me – almeno nei suoi intenti forse è stata poco ricambiata – si è sempre adoperata perché la permanenza di queste persone che venivano a lavorare qui a Marsala e dovevano passare lunghe sere da soli tra quattro muri questa permanenza venisse alleviata da questa sua dolcezza. Quante volte Luisa mi hai detto di trascorrere delle sere con te e la tua deliziosa famiglia e io non l’ho fatto ma te ne sono rimasto e te ne rimango particolarmente grato. Se non fosse avvenuta quella tragedia che è avvenuta a fine maggio, oggi vi potrei dire qui che io sono ritornato a Palermo non soltanto arricchito dall’esperienza di Marsala, ma dalla convinzione che questa esperienza mi impegnavo a portarla a Palermo per trasformare, utilizzare in un ambito più vasto ciò che qui avevo sperimentato. Purtroppo quello che è avvenuto a fine maggio mi induce, e ritengo ci induca tutti, ad una riflessione, perché ancora forse neanche più sappiamo quello che facciamo dopo, quello che faremo dopo: io non so quello che farò dopo, perché la morte di Giovanni Falcone mi ha talmente colpito – come magistrato ma soprattutto, consentitemi, come uomo che ha vissuto con lui la sua vita fin da bambino – che oggi sono tanti gli interrogativi ai quali io non so dare risposta. Ma vi prometto che questi sei anni che abbiamo vissuto assieme, e questi momenti così commoventi che oggi stiamo vivendo assieme, per me ma ritengo anche per voi, avranno sicuramente un peso, e un peso determinante, nella risposta che io dovrò dare. Grazie”.

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