L’atletica italiana è viva, trova nuova linfa nell’impresa di Elena Vallortigara. La 30enne azzurra conquista la medaglia di bronzo nel salto in alto ai mondiali di Eugene. La sua finale iridata è stata perfetta fino ai 2 metri, superati senza commettere mai un errore. Poi a 2,02 inanella i tre nulli che la portano al bronzo: oro all’australiana Eleanor Patterson con 2,02, argento all’ucraina Yaroslava Mahuchikh, accreditata della stessa misura ma battuta per un errore alla quota decisiva.
Poco importa del colore della medaglia, perché per Vallortigara il podio ai mondiali è il coronamento di una carriera martoriata dagli infortuni. “Se qui non avessi centrato la finale, molto probabilmente mi sarei fatta da parte”, racconta al termine della gara. Il 2022 doveva essere il suo anno: adesso o mai più. “Smaltiti anche gli ultimi infortuni, sono arrivata qui nelle migliori condizioni possibili. Se ho un merito, è quello di non aver mai mollato. Non avrei accettato un nuovo flop”, spiega l’azzurra.
L’Italia torna sul podio in questa specialità undici anni dopo il bronzo di Antonietta Di Martino a Daegu 2011. Ma la medaglia di Vallortigara ha anche il merito di sbloccare la spedizione azzurra, che temeva di restare a bocca asciutta dopo i 5 ori alle Olimpiadi di Tokyo. Con Jacobs infortunato, Tamberi non nelle migliori condizioni e la marciatrice Palmisano nemmeno presente per infortunio, 4 delle 5 medaglie conquistate ai Giochi non potevano nemmeno essere difese. L’exploit della 30enne di Schio invece dimostra che l’atletica azzurra è un movimento in crescita e rende meno amara l’altra notizia arrivata nella notte da Eugene: l’eliminazione di Filippo Tortu nella semifinale dei 200 metri.