Le temperature elevate di queste settimane hanno fermato anche l'alpinista di Valfurva a pochi giorni dalla partenza per il Nanga Parbat. "La montagna va vissuta in sicurezza e con tanto buon senso, inutile sfidarla. Mio nonno mi ha sempre insegnato che un buon alpinista deve morire da vecchio nel proprio letto
Le temperature elevate di questi giorni fermano anche Marco Confortola. Come riporta il Corriere della Sera, il caldo insolito ha bloccato anche il famoso alpinista di Valfurva che ha inizio maggio aveva conquistato il dodicesimo ottomila della sua carriera, il Kangchenjunga al confine tra Nepal e Sikkim. “Prima di tutto la sicurezza, la vita e poi tutto il resto – ha scritto Confortola in una lettera al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che il governatore ha pubblicato sulla sua pagina Facebook -. Da uomo di montagna, guida alpina e tecnico elisoccorso Areu, il messaggio che vorrei far passare è proprio questo. La montagna va vissuta in sicurezza e con tanto buon senso, inutile sfidarla e morire. Nella vita bisogna sapersi fermare. Un guerriero che torna vivo da una battaglia è buono per tornare a combattere».
Il riscaldamento globale sta minacciando i ghiacciai di tutto il mondo e Confortola, per cui la montagna è la vita, è amore, conosce bene i rischi legati al caldo in alta quota. Il testo inviato a Fontana è accompagnato da un bandiera realizzata dallo stesso alpinista, in cui ha inserito i colori di Regione Lombardia, Italia e Pakistan. “L’avrei portata in vetta al mio tredicesimo ottomila, ma l’innalzamento delle temperature e la pericolosità della montagna mi hanno fatto purtroppo rinunciare“, spiega Confortola che stava preparando la scalata al Nanga Parbat. “Mio nonno, morto a più di novant’anni – conclude – mi ha sempre insegnato che un buon alpinista deve morire da vecchio nel proprio letto. Se non avessi messo per prima la sicurezza non sarei riuscito a scalare ben 12 ottomila senza ossigeno. Viva la montagna, viva la Lombardia“.