Come previsto il governo Draghi o “governo dei migliori” non c’è più. Fiumi di parole si vanno vanamente spendendo in programmi televisivi abitati sempre più dai soliti cortigiani che se la cantano e se la ballano tanto sono inclini a “depistare” dai veri problemi che anche il più distratto è in grado di vedere: siccità, incendi, prezzi alle stelle per generi alimentari, crisi economica devastante per l’intero comparto agricolo, crisi ecologica senza precedenti.
Ma nonostante questa evidenza addirittura ingombrante nel “lessico” della crisi, nessuno ha parlato e parla di metter mano a una nuova governance ambientale, ragione prima di tutte le grane quasi bibliche degli ultimi tempi: dalla pandemia, alla guerra, alla crisi energetica, alla crisi climatica. Si parla di nuovo il vecchio vocabolario dello spread, dei mercati che bocciano l’Italia e degli scontri interni a fazioni sempre più ingovernabili e interessate a cruenti giochi di potere. Questo è il vero dramma di un’intera classe politica legata a vecchi schemi che sono alla base di modelli che ci hanno portato dritti e in modo sempre più accelerato in questo black out.
Bisogna uscire da questo lessico tossico che non farà altro che avvelenare una campagna elettorale che si preannuncia da “fuori di testa”. Solo una forte e diffusa mobilitazione dal basso può, in prospettiva, portarci fuori da questi cortocircuiti tanto rumorosi quanto irrilevanti nell’affrontare i veri temi tutti ecologici che stanno di fronte agli effetti sociali di una crisi che in autunno rischia di esplodere senza mediazioni. Sarà l’attivismo della cittadinanza attiva, dei comuni virtuosi, delle imprese “circolari” e le “buone pratiche” ambientali e sociali a fare la differenza e a prefigurare una graduale – ma nemmeno troppo – transizione verso nuovi modelli di civilizzazione anticipandoli con un nuovo lessico e soprattutto con esempi di buon funzionamento.
Qualcuno ha cercato di sbeffeggiare la rilevanza che ha ricoperto la vicenda dell’inceneritore di Roma (così si chiamano a norma di legge gli impianti di trattamento termico!) nello svilupparsi della crisi politica. Questo è stato tutt’altro che un tema marginale. E non poteva che essere così! Che cosa c’entrava l’inceneritore con il “Decreto Aiuti”? Perché, ancora una volta, mentre da 12 anni non si riesce a far approvare un semplice decreto attuativo per normare i processi operativi di riparazione e riuso di beni e prodotti evitando sprechi e inquinamenti, in un decreto di stampo sociale si è perfino voluta una “legge speciale per Roma” quale “marchetta” da un miliardo (tanto pagano i cittadini!) a favore della solita industria sporca?
E non si chiamino in causa argomenti tarocchi; si abbia perlomeno il coraggio di sentire tutte le campane! A quelli che “questo inceneritore è la risposta alla crisi dei rifiuti nella capitale”: si vuole rispondere all’argomentazione per cui questo impianto anche se realizzato impiegherebbe almeno sei anni a entrare in funzione. E fino ad allora? I cinghiali spariranno per magia perché è stata approvata questa “legge speciale”? Questa è la vera demagogia!
E basta con giornalisti spocchiosi che, sempre senza alcun contraddittorio, accusano coloro che si oppongono rispettando la legge. La Carta di Arhus che garantisce trasparenza e la democrazia dei cittadini e lì per i fessi? Impianti “decisi per via politica” e non sulla base di accurate indagini ambientali e sanitarie come seguaci del nimby. Anche a noi, che abbiamo fatto vincere in molti comuni italiani la Strategia Rifiuti Zero sconfiggendo oltre 40 inceneritori – ma dimostrando, numeri alla mano, e con posti di lavoro concretamente messi in atto – dicevano che eravamo accecati da quella sindrome!
Poi è venuta l’Europa che ci ha dato ragione, sposando ed elaborando i vari pacchetti per l’Economia Circolare. Al contrario la gestione dei gravissimi problemi ambientali richiede grande perizia nell’individuare le migliori soluzioni che devono essere però preparate con processi partecipativi veri e con valutazioni non raffazzonate e addomesticate dai “potenti di turno”. Per questo, per il caso di Roma, Zero Waste Italy ha consegnato da oltre un mese un completo piano per risolvere la situazione degli scarti a Roma. Onore ai 5 Stelle che hanno giustamente sollevato il problema. E francamente non ci interessa granché se lo hanno fatto strumentalmente o meno. L’importante è che lo abbiano fatto!
Adesso, però, si giocherà una partita ancora più importante, quella elettorale, e non sarà facile farla incontrare con le vere sfide programmatiche che abbiamo davanti. Noi ci dobbiamo provare dando vita a quella Costituente Ecologista sempre più necessaria per porre al centro del dibattito che conta la questione ambientale quale “madre di tutte le questioni”. Per questo intanto daremo vita a un Osservatorio che vigili e valuti tutti i programmi che le forze politiche presenteranno ai cittadini per chiedere il loro voto. Ovviamente partendo da temi quali la siccità, il riscaldamento climatico, la salute del pianeta e la salvaguardia della rigenerazione dei beni naturali. Chi vuol darci una mano?