Con il suo stile di vita esclusivo, il finanziere di origini indiane rischia di alienare la parte dell’elettorato a cui i conservatori stanno cercando di rivolgersi per battere i laburisti alle politiche. La nuova "lady di ferro" ha forse più ferro che punti programmatici per convincere sulle sfide economiche
Alla fine ne sono rimasti due: Rishi Sunak, 137 voti, e Liz Truss, a ruota con 113. Bye bye alla stella del partito Penny Mordaunt, che con 105 voti viene ora offuscata. I 358 parlamentari Tory hanno scelto i due finalisti, ora il voto si apre ai circa 180mila membri del partito in tutto il Regno Unito che dovranno eleggere il nuovo premier il 5 settembre. Un’estate record per il caldo estremo e per il surriscaldamento politico in questa corsa elettorale senza esclusione di colpi che ha già lasciato sul campo altri 9 candidati. Chi sarà dunque il nuovo primo ministro britannico: l’ex cancelliere dello scacchiere che per mesi ha preparato lo scacco matto a Johnson prima di dimettersi, innescando le reazioni a catena che hanno forzato il primo ministro a farsi da parte? O l’attuale ministro degli esteri del gabinetto Johnson che si presenta come la nuova Margaret Thatcher? Le prossime sei settimane saranno complesse e piene di veleni. La corsa alla leadership del partito conservatore – e della nazione – premierà chi dei due candidati potrà riportare ordine e dignità a un partito diviso e acciaccato dagli scandali; chi potrà garantire una strategia immediata per far uscire il paese dalla crisi economica più severa di tutta l’area G7 e chi allo stesso tempo riuscirà a rassicurare gli elettori che tra soli due anni, alle politiche, i conservatori potranno riconfermarsi solidi al governo dopo ben 12 anni.
Rishi Sunak è scaltro, ricchissimo, elegante, laurea ad Oxford, ex analista Goldman Sachs, partner di una hedge fund, e soprattutto ha un programma economico ancora caldo sul tavolo del ministero delle finanze di Downing Street. Non è un santo, anche lui è implicato (e multato) nel party gate, ma ha fatto ammenda dimettendosi dal gabinetto Johnson (a differenza della Truss) e schierandosi aggressivamente contro l’ex prime minister. I parlamentari conservatori lo hanno premiato fino ad ora ma i bookies danno lei, Liz Truss, per vincente al voto di settembre proprio perché la base del partito potrebbe non aver gradito la pugnalata di Sunak alle spalle di Johnson. E lui, il leader dimissionario, ha sfruttato gli ultimi secondi del suo ultimo discorso ai Comuni per consumare fredda la vendetta contro il suo ex ‘cancelliere traditore’ dando non troppo velate indicazioni di voto: “Al mio successore consiglio ‘taglio delle tasse, deregulation e di non dare ascolto al ministero delle Finanze”, ha incitato Johnson che secondi dopo si è accomiatato dal Parlamento di Westminster con un “Hasta la vista, baby”, come a lasciare intendere che, come Terminator, potrebbe tornare.
È Liz Truss quella del taglio delle tasse e della deregulation, la ministra compostissima, ma definita anche “robotica”, che promette di incarnare i principi tradizionali del Thatcherismo, dalle politiche fiscali ai limiti alla spesa pubblica. A mettersi tra la Thatcher e la Truss però c’è un’inflazione vertiginosa che ieri è volata al 9,4% lasciando i britannici a fare i conti con un rincaro del costo del cibo addirittura del 9,8%.
Scontro frontale e fatale sulle tasse – Quando i britannici fanno fatica a tirare avanti, la Truss promette di abbassare subito le tasse per favorire la ripresa economica, oltre che aumentare gli investimenti in difesa. Una mossa “delle favole” che non ha copertura e che non tiene conto del fatto che il paese ha già livelli di debito pubblico eccessivi, secondo Sunak che punta invece a contenere la spesa pubblica, ha alzato i contributi previdenziali per finanziare la sanità pubblica (38 miliardi) che la Truss vuole riabbassare, e pianifica un graduale abbassamento delle tasse, solo dopo aver domato l’inflazione.
Brexit, immigrazione e ambiente – Brexiteer lui, ex remainer convertita lei. Una differenza non da poco quando i conservatori frustrati dall’attuale stato delle cose, a partire dalla penalizzante mancanza di manodopera straniera, puntano sul completarla questa Brexit e riuscire finalmente a mungere anche qualche dividendo dallo stacco dalla Ue per ripianare l’economia. Sunak da tempo sta corteggiando la City, con promesse di eliminare le legislazioni europee, Truss si è conquistata i brexiteer promuovendo il disegno di legge per modificare unilateralmente il Protocollo sull’Irlanda del Nord siglato con Bruxelles. Le deportazioni di richiedenti asilo in Rwanda restano in agenda per entrambi, incluso per il 42 enne Sunak figlio di immigrati indiani arrivati negli anni Sessanta, che inizialmente pare fosse contrario al programma. Liz Truss, figlia di un professore e di una infermiera di sinistra, ex simpatizzante dei Liberal Democratici, appoggia la misura anti immigrazione illegale che potrebbe estendere anche ad altri paesi. Obtorto collo tutti i candidati, dopo i primi confronti in tv, sono stati costretti a ufficializzare il loro impegno per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. Liz Truss ha dichiarato però di voler sospendere le imposte verdi sulle aziende energetiche per dare priorità all’economia, nonché di potenziare il nucleare per smarcarsi dalle risorse Russe. Sunak vuole promuovere l’indipendenza energetica, per legge, entro il 2045.
La suspense – I punti di forza di entrambi sono la determinazione a dare un nuovo inizio al paese e l’esperienza di governo, con la ministro degli esteri che vanta il suo pugno di ferro sulle sanzioni a Putin e l’ex cancelliere che loda il piano miliardario con cui ha sostenuto imprese e posti di lavoro durante la pandemia. Con il suo stile di vita esclusivo Sunak, il piu’ ricco in Parlamento, rischia di alienare la parte dell’elettorato a cui i conservatori stanno cercando di rivolgersi per battere i laburisti alle politiche. La Truss ha forse più ferro che punti programmatici per convincere sulle sfide economiche. Good luck.