Il duello tra il danese e lo sloveno riporta il ciclismo sul piano dell'epica. Per i loro attacchi in salita, per il coraggio di sfidarsi a viso aperto, senza tatticismi e comandi impartita da una radiolina. Anche per la loro lealtà, come dimostra quanto accaduto nella discesa dal Col de Spandelles
La stretta di mano in mondovisione tra Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar è già il simbolo di questo Tour de France. Senza voler fare paragoni con altre immagini iconiche, come lo scambio di borraccia tra Coppi e Bartali, emerge un dato di fatto: il duello tra il danese e lo sloveno riporta il ciclismo sul piano dell’epica. Per i loro attacchi in salita, per il coraggio di sfidarsi a viso aperto, senza tatticismi, attese e comandi impartita da una radiolina. Anche per la loro lealtà, come dimostra quanto accaduto nella discesa dal Col de Spandelles: Pogacar cade, ferendosi alla coscia sinistra. Vingegaard rallenta e lo aspetta. Quando lo sloveno raggiunge la maglia gialla, ha allungato il braccio e tra i due c’è stata una stretta di mano. Lì sta racchiusa la bellezza del loro duello, un’emozione che la Grand Boucle non viveva da decenni.
Pogacar scivolta e finisce a terra, Vingegaard decide di aspettarlo.
Che bel gesto di fair play da parte della maglia gialla, campione in tutti i sensi! ????????????♂️#TDF2022 #EurosportCICLISMO pic.twitter.com/zdrrtYkP1J— Eurosport IT (@Eurosport_IT) July 21, 2022
Il palcoscenico dell’ennesima sfida tra i due giovani fuoriclasse è la 18esima tappa, da Lourdes a Hautacam. Pogacar ha attaccato nella penultima salita, conscio di avere un’ultima chance per recuperare almeno parte dei 2 minuti e 18 secondi che lo separavano da Vingegaard. I suoi attacchi sul Col de Spandelles – se ne contano almeno quattro – sono un paradosso: pedalare in salita come se si fosse in discesa. Quando sferra l’ultima stoccata, supera Geraint Thomas – il terzo in classifica generale – come se uno fosse a piedi e l’altro in motorino. Per lo sloveno il problema è uno soltanto: Vingegaard riesce a replicare. Ogni volta. Il danese spinge e resta a ruota. L’unico che ha gli stessi superpoteri.
La maglia bianca e la maglia gialla dopo aver scollinato si ritrovano quindi di nuovo uno contro l’altro, anche quando stanno pedalando per davvero in discesa. Prima è Vingegaard a rischiare la caduta, poi tocca a Pogacar: sbaglia una curva, finisce nello sterrato e nel tentativo di rientrare picchia sull’asfalto. Riesce subito a rialzarsi, ha una decina di secondi di ritardo. La maglia gialla però si ferma: non ha senso vincere così. Aspetta anche che lo sloveno possa parlare con l’ammiraglia e farsi medicare. Sa che la storia della loro battaglia si scrive con gli scatti in salita, le volate, i lunghi testa a testa. C’è ancora l’Hautacam: è lì che Vingegaard vince la tappa, stacca Pogacar e ipoteca il Tour 2022. Lo sloveno deve alzare bandiera bianca, colpito nello spirito e nelle gambe. Ma quella stretta di mano è già un patto per il futuro: la promessa che ci saranno altre sfide, altro spettacolo.