Avanza il reddito annuo delle famiglie negli ultimi anni ma resta ancora lontano dai livelli pre 2006, prima quindi delle recessioni che hanno colpito il nostro paese. Come si ricava dall’indagine sui bilanci delle famiglie redatto dalla Banca d’Italia su oltre 6.000 nuclei familiari intervistati (e che ha subito quest’anno una profonda revisione metodologica), nel 2020 il reddito annuo familiare, in termini reali e al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è stato superiore di circa il 3 per cento rispetto a quello rilevato nell’indagine sul 2016 ma ancora inferiore di oltre il 12 per cento a quello registrato nel 2006, prima della crisi finanziaria globale.

Nei primi sei mesi dell’anno sono stati creati circa 230mila posti di lavoro alle dipendenze al netto dei fattori stagionali, quasi 100mila in più rispetto allo stesso periodo del 2019, anno di espansione dell’occupazione non influenzato dalla pandemia e dai provvedimenti straordinari adottati per farvi fronte. Il centro nord continua a trainare il mercato del lavoro. Nelle regioni meridionali è stato creato da gennaio del 2022 appena il 20 per cento dei nuovi posti di lavoro rilevati in Italia, in maggio e giugno la crescita si è attenuata anche nelle regioni del Centro Nord. E il divario di genere? “Il contributo alla dinamica occupazionale della componente femminile nei primi sei mesi del 2022 è stato inferiore rispetto a quello di entrambi i semestri del 2021″. È quanto si legge nel Monitoraggio congiunto del ministero del Lavoro, Anpal e Bankitalia.

Rispetto all’ultima rilevazione, riferita al 2016, la ricchezza media è aumentata in termini reali dell’1,7 per cento; si è ulteriormente ampliato il divario tra la ricchezza netta media e quella mediana, un indicatore del grado di diseguaglianza nella relativa distribuzione. È quanto emerge dall’indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia. Secondo l’indagine, il 50 per cento meno ricco delle famiglie possedeva solo l’8 per cento del patrimonio netto complessivo mentre la metà di quest’ultimo era detenuta dal 7 per cento più ricco.

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