Le primarie si faranno. Perlomeno così pare al momento, ma non si fa in tempo a fissare una frase che il quadro politico è già completamente cambiato. Intanto si va avanti a testa bassa in Sicilia, in un contesto ormai ai limiti del surreale, e con un interrogativo pesante: il risultato della consultazione elettorale organizzata dall’asse giallorosso durerà fino alle elezioni? “Noi ci siamo. Ma a condizione che ci sia una stessa visione sia a Roma che a Palermo. I due piani, quello regionale e quello nazionale, non possono essere scomposti. È ovvio che poi i cittadini non capiscono. Il Pd nazionale deve fare chiarezza”, così Nuccio Di Paola coordinatore regionale del M5s chiede al Pd una posizione univoca su tutto.
Mentre Giuseppe Provenzano, ex ministro siciliano dei dem ribadisce che i due piani sono separati. Una cosa è certa, la caduta del governo Draghi si è avventata come una valanga sull’isola, dove è ormai tutto pronto nel fronte progressista per scegliere il candidato presidente alla Regione. Le iscrizioni per votare si sono chiuse giovedì sera a quota 42mila e si voterà sabato. O perlomeno è quanto previsto finora ma non senza dubbi che di ora in ora vanno ingrossandosi. Un clima politico surreale si respira, infatti, nell’isola da quando le elezioni politiche sono diventate realtà. La Sicilia sarebbe dovuta andare al voto a novembre, precedendo di qualche mese le elezioni su scala nazionale. Si è, invece, tutto ribaltato: si voterà prima per le Politiche, o addirittura lo stesso giorno. Nello Musumeci in queste ore sta riflettendo per decidere se dimettersi e consentire l’election day, un voto anticipato pure nell’isola per fare coincidere le due elezioni. Un paradosso per chi in questi giorni ha ribadito a più riprese che i due piani – quello regionale e quello nazionale – vanno distinti. Lo ha detto il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, lo ha ribadito Provenzano. Ma dopo le dichiarazioni di Enrico Letta che dà per rotto l’asse con i Cinque stelle, la prospettiva di un voto di coalizione in Sicilia sembra ormai sempre più dubbia.
Per questo i Cinque stelle siciliani sono già da ore in subbuglio per capire come muoversi e il più in fretta possibile. “Se ci sarà l’election day, come faremo? Andremo assieme alle Regionali ma separati alle Politiche, lo stesso giorno?”, è questa la domanda che corre nelle chat dei grillini siciliani. Il paradosso che scompiglia quello che era un assoluto debutto: è la prima volta per le primarie di coalizione tra Pd e Cinquestelle che avevano, dopo settimane di trattative, perfino trovato una sintesi tra i due modi simbolo di chiedere la partecipazione della base: il voto online per i pentastellati e i gazebo per il Pd. Alla fine il voto è previsto in entrambi i modi, previa iscrizione online, con tanto di carta d’identità e codice fiscale. Ma il risultato durerà? “I dem vogliono andare avanti perché credono che vincerà il loro candidato, a parti invertite si ritirerebbero”, si vocifera nei corridoi dell’Assemblea regionale siciliana. Ma anche nel Pd si fanno strada perplessità, proprio in vista delle future alleanze di governo. E non a caso a chiedere che si annullino le primarie è stato già ieri il capogruppo del senato di Iv, il palermitano Davide Faraone.
Nel frattempo anche Carlo Calenda punta il dito contro le primarie siciliane che sarebbero la prova, secondo lui, che la rottura dell’asse giallorosso ancora non c’è. Dichiarazioni che appesantiscono il quadro, proprio mentre lo sguardo dei dem si rivolge ai centristi. In un contesto di totale instabilità sulla graticola restano i tre candidati: Caterina Chinnici per il Pd, Barbara Floridia per il M5s e Claudio Fava per la sinistra radicale. Proprio quest’ultimo ieri lanciava strali agli uni e agli altri: “Per quanto mi riguarda le primarie vanno avanti. Ma mi chiedo con quale spirito di lealtà domani il partito di Conte sarà capace di lavorare al servizio di questa coalizione. E soprattutto mi chiedo se saranno primarie senza Papi stranieri, né forestieri venuti in soccorso dal centrodestra. Delle due, l’una: o si lavora insieme, uniti, per il cambiamento oppure si governa con Raffaele Lombardo”, così è intervenuto Fava, facendo riferimento a un ipotetico campo largo che in Sicilia potrebbe comprendere anche gli autonomisti dell’ex presidente della Regione, ipotesi caldeggiata nei mesi scorsi anche dal grillino Giancarlo Cancelleri. Un quadro molto più che frastagliato, dunque, in quella Sicilia che era stata sempre palestra della politica, adesso travolta dalla slavina romana.
Politica
Sicilia, domani le primarie del campo progressista. Pd, M5s e sinistra scelgono il candidato in un contesto politico surreale
La consultazione si farà, ma rimane un interrogativo pesante: il risultato delle primarie organizzate dall'asse giallorosso durerà fino alle elezioni? Intanto Nello Musumeci in queste ore sta riflettendo per decidere se dimettersi e consentire l’election day
Le primarie si faranno. Perlomeno così pare al momento, ma non si fa in tempo a fissare una frase che il quadro politico è già completamente cambiato. Intanto si va avanti a testa bassa in Sicilia, in un contesto ormai ai limiti del surreale, e con un interrogativo pesante: il risultato della consultazione elettorale organizzata dall’asse giallorosso durerà fino alle elezioni? “Noi ci siamo. Ma a condizione che ci sia una stessa visione sia a Roma che a Palermo. I due piani, quello regionale e quello nazionale, non possono essere scomposti. È ovvio che poi i cittadini non capiscono. Il Pd nazionale deve fare chiarezza”, così Nuccio Di Paola coordinatore regionale del M5s chiede al Pd una posizione univoca su tutto.
Mentre Giuseppe Provenzano, ex ministro siciliano dei dem ribadisce che i due piani sono separati. Una cosa è certa, la caduta del governo Draghi si è avventata come una valanga sull’isola, dove è ormai tutto pronto nel fronte progressista per scegliere il candidato presidente alla Regione. Le iscrizioni per votare si sono chiuse giovedì sera a quota 42mila e si voterà sabato. O perlomeno è quanto previsto finora ma non senza dubbi che di ora in ora vanno ingrossandosi. Un clima politico surreale si respira, infatti, nell’isola da quando le elezioni politiche sono diventate realtà. La Sicilia sarebbe dovuta andare al voto a novembre, precedendo di qualche mese le elezioni su scala nazionale. Si è, invece, tutto ribaltato: si voterà prima per le Politiche, o addirittura lo stesso giorno. Nello Musumeci in queste ore sta riflettendo per decidere se dimettersi e consentire l’election day, un voto anticipato pure nell’isola per fare coincidere le due elezioni. Un paradosso per chi in questi giorni ha ribadito a più riprese che i due piani – quello regionale e quello nazionale – vanno distinti. Lo ha detto il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, lo ha ribadito Provenzano. Ma dopo le dichiarazioni di Enrico Letta che dà per rotto l’asse con i Cinque stelle, la prospettiva di un voto di coalizione in Sicilia sembra ormai sempre più dubbia.
Per questo i Cinque stelle siciliani sono già da ore in subbuglio per capire come muoversi e il più in fretta possibile. “Se ci sarà l’election day, come faremo? Andremo assieme alle Regionali ma separati alle Politiche, lo stesso giorno?”, è questa la domanda che corre nelle chat dei grillini siciliani. Il paradosso che scompiglia quello che era un assoluto debutto: è la prima volta per le primarie di coalizione tra Pd e Cinquestelle che avevano, dopo settimane di trattative, perfino trovato una sintesi tra i due modi simbolo di chiedere la partecipazione della base: il voto online per i pentastellati e i gazebo per il Pd. Alla fine il voto è previsto in entrambi i modi, previa iscrizione online, con tanto di carta d’identità e codice fiscale. Ma il risultato durerà? “I dem vogliono andare avanti perché credono che vincerà il loro candidato, a parti invertite si ritirerebbero”, si vocifera nei corridoi dell’Assemblea regionale siciliana. Ma anche nel Pd si fanno strada perplessità, proprio in vista delle future alleanze di governo. E non a caso a chiedere che si annullino le primarie è stato già ieri il capogruppo del senato di Iv, il palermitano Davide Faraone.
Nel frattempo anche Carlo Calenda punta il dito contro le primarie siciliane che sarebbero la prova, secondo lui, che la rottura dell’asse giallorosso ancora non c’è. Dichiarazioni che appesantiscono il quadro, proprio mentre lo sguardo dei dem si rivolge ai centristi. In un contesto di totale instabilità sulla graticola restano i tre candidati: Caterina Chinnici per il Pd, Barbara Floridia per il M5s e Claudio Fava per la sinistra radicale. Proprio quest’ultimo ieri lanciava strali agli uni e agli altri: “Per quanto mi riguarda le primarie vanno avanti. Ma mi chiedo con quale spirito di lealtà domani il partito di Conte sarà capace di lavorare al servizio di questa coalizione. E soprattutto mi chiedo se saranno primarie senza Papi stranieri, né forestieri venuti in soccorso dal centrodestra. Delle due, l’una: o si lavora insieme, uniti, per il cambiamento oppure si governa con Raffaele Lombardo”, così è intervenuto Fava, facendo riferimento a un ipotetico campo largo che in Sicilia potrebbe comprendere anche gli autonomisti dell’ex presidente della Regione, ipotesi caldeggiata nei mesi scorsi anche dal grillino Giancarlo Cancelleri. Un quadro molto più che frastagliato, dunque, in quella Sicilia che era stata sempre palestra della politica, adesso travolta dalla slavina romana.
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Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Al referendum sul Jobs act voterò sì, ma non abbiamo chiesto abiure a nessuno rispetto al passato". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io candidata premier? C'è tempo, intanto costruiamo la coalizione e il progetto condiviso per l'Italia". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Sembra che parliamo di cose astratte o di fantasie ma le alleanze le abbiamo già fatte e abbiamo vinto due elezioni in Regioni in cui governava la destra, costruendo una coalizione attorno a un programma di cose concrete". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita, a proposito del centrosinistra.
"Sento anche io questo ritornello dell'opposizione che manca, ma non tiriamoci più sfiga di quella che c'è. Lavoriamo per unire le opposizioni su cose concrete. In Parlamento sono più le cose che votiamo insieme di quelle che su cui dividiamo", ha spiegato la leader del Pd.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io continuo a insistere, sono testardamente unitaria, ce lo chiede la gente. Rispetto il dibattito di questi giorni, l'aspetto positivo è che siamo tutti d'accordo sul fatto che non può andare come l'altra volta. Ma prima degli accori tattici ho una ambizione più alta, unire su una prospettiva comune l'Italia che vuole mandare a casa la destra". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul dibattito innescato dalle parole di Dario Franceschini.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "L'attacco giudiziario è un altro modo di Giorgia Meloni di spostare l'attenzione dall'economia che è ferma, dalla produzione industriale che cala da 20 mesi, dai salari che calano. Cosa sale, mentre la Meloni cerca di farci parlare d'altro? Le accise, le liste d'attesa, le bollette". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita parlando del caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Una vergogna, dichiaravano guerra ai trafficanti in tutto il globo terracqueo, hanno fatto il rimpatrio più veloce della storia d'Italia. Meloni deve riferire in aula, si fa vedere solo suo social. La devono smettere di scappare, devono spiegare". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Stupiscono le critiche superficiali alle dichiarazioni dell’onorevole Giovanni Donzelli. Le polemiche che imperversano non aiutano la coalizione anche se capisco sono frutto della passione e la gratitudine verso il grande leader che è stato Berlusconi". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, coordinatore della Direzione nazionale di Fratelli d'Italia.
"Le dichiarazioni di Donzelli invece sono un'analisi elettorale, perché la figura di Berlusconi non è in discussione per nessuno di noi in Fdi; molti hanno militato nel Pdl e molti provengono da Forza Italia. Egli ha conquistato un posto nella storia, è stato il leader della coalizione e ognuno di noi è riconoscente alla sua opera e alla sua azione", ha continuato Cirielli.
"Donzelli ha fatto solo un esame quantitativo. Prima della discesa in campo di Berlusconi nelle comunali del 1993 di Napoli e Roma, il MSI aveva raccolto oltre il 30%; con la discesa in campo di Forza Italia nel 1994 - pochi mesi dopo - il Msi scese al 13.5% -precisa Cirielli-. Se questa è storia, è altrettanto un fatto storico che grazie a Berlusconi nacque la Destra di Governo. La coalizione che seppe mettere in campo e che solo lui poteva creare ancora oggi, con la guida di Giorgia Meloni, è protagonista. Di questo gli saremo grati per sempre".