In un articolo pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, i ricercatori, guidati da Chunzai Wang, hanno elaborato un modello di circolazione atmosferica considerando la possibilità che le emissioni di gas climalteranti di origine antropica possano aver giocato un ruolo chiave nelle temperature più elevate
Lo scorso 19 luglio è stata la giornata più calda mai registrata nel Regno Unito, in cui si sono verificate temperature superiori ai 40 gradi Celsius. Con ondate di calore estremo che imperversano in tutta Europa e negli Stati Uniti, dove in molte zone è stata lanciata l’allerta meteo. Le indagini recenti confermano che le cause alla base di queste anomalie climatiche dipendono dai cambiamenti climatici e dalle emissioni di gas climalteranti di origine antropica. L’ultimo lavoro che avvalora questa teoria è stato condotto dagli scienziati del Southern Marine Science and Engineering Guangdong Laboratory e del South China Sea Institute of Oceanology, presso l’Accademia cinese delle Scienze (CAS).
In un articolo pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, i ricercatori, guidati da Chunzai Wang, hanno elaborato un modello di circolazione atmosferica considerando la possibilità che le emissioni di gas serra di origine antropica possano aver giocato un ruolo chiave nelle temperature più elevate. Il team ha studiato i processi fisici della variabilità interna, valutando in che modo la circolazione e la temperatura dell’aria possano influenzare le temperature superficiali. Il calore intorno al pianeta, spiegano gli esperti, dipende da una combinazione di fattori legati al riscaldamento del Sole, alla variabilità interna dell’atmosfera e alla rotazione della Terra. Secondo quanto emerge dai modelli del gruppo di ricerca, le particolari condizioni meteorologiche di questa estate sperimentate in Inghilterra potrebbero diventare normali per l’isola entro i prossimi decenni.
Gli scienziati hanno scoperto che in passato i gas serra erano la principale ragione legata all’aumento delle temperature. Gli autori ipotizzano che le sostanze climalteranti continueranno a rappresentare il principale fattore legato alle ondate di calore estremo. Gli studiosi hanno stimato che la frequenza degli eventi estremi potrebbero aumentare di oltre il 30 per cento nei prossimi anni, e oltre i due terzi della variabilità dipende dalle emissioni di gas serra. “A fine giugno dello scorso anno – osserva Chunzai Wang, di CAS – si è verificata un’ondata di caldo senza precedenti nel Nord America occidentale, che ha provocato centinaia di decessi tra la popolazione umana, incendi e devastazioni negli ecosistemi marini”. Il team ha considerato dati osservativi e modelli climatici, che hanno permesso di identificare tre modelli di circolazione atmosferica che si sono verificati contemporaneamente durante l’ondata di caldo del 2021: il modello del Pacifico settentrionale, il modello del Canada artico-pacifico e il modello del Nord America. “Il modello del Pacifico settentrionale e quello canadese – riporta Wang – si sono verificati in concomitanza con lo sviluppo e le fasi successive delle ondate di caldo, mentre il pattern nordamericano ha coinciso con il decadimento e i movimenti verso est. Questo suggerisce che l’ondata di caldo ha avuto origine dal Pacifico settentrionale e dall’Artico, mentre il modello del Nord America ha esacerbato l’ondata di calore”. “Il nostro lavoro – conclude l’autore – indica che il riscaldamento globale associato ai gas serra potrebbe aver influenzato la variabilità del modello di circolazione atmosferica, il quale avrebbe provocato eventi di caldo estremo più frequenti. Se non verranno adottate misure adeguate, il rischio di ondate di temperature elevate tenderà ad aumentare e provocare un ulteriore impatto sull’equilibrio ecologico, e sullo sviluppo sociale ed economico sostenibile”.
Valentina Di Paola