“È stato un vero inferno. Anche ragazzi che hanno combattuto in Siria hanno detto che là non era nemmeno vicino a ciò che sta accadendo in Ucraina“. Se diamo credito a testimonianze come questa, la guerra scoppiata alle porte dell’Europa non solo va al di là delle esperienze delle truppe e delle pianificazioni degli stati maggiori, ma dimostra la necessità di un addestramento specifico. E questo è stato un problema per tutti: ucraini, russi, volontari e mercenari. Ma per qualcuno di più.
Gli ucraini non sono partiti avvantaggiati, anzi. Per quasi due decenni, gli Usa avevano tentato di addestrare le forze ucraine: tuttavia, dopo l’aggressione russa del 2014, gli sforzi si sono rivelati vani. Da allora sono stati intensificati ed estesi a tutti i livelli. Così, è stata superata l’anomalia di un Paese, l’Ucraina, dove molti vertici della difesa avevano anche cittadinanza russa ed erano inclini a considerare i colleghi russi “camerati” dai tempi dell’Urss. Dal 2014 i militari ucraini hanno capito che per restare indipendenti avrebbero dovuto recidere questi legami personali ed imparare dagli occidentali. La prima parte della guerra del 2022, fino alla presa russa di Severodonetsk, ha visto confrontarsi due eserciti con i vertici finalmente separati, ma con culture militari, addestramento e armi quasi identiche. Così, gli occidentali, con in testa Usa e Gran Bretagna, hanno cominciato a investire pesantemente nel cambiare non solo le armi ma la stessa cultura militare di Kiev per far fare loro un balzo qualitativo.
Londra ha fornito più equipaggiamenti militari di qualsiasi altro paese – a parte, ovviamente, gli Usa – e lanciato un programma – attingendo all’esperienza operativa britannica – per addestrare 10mila militari ucraini a combattere con tecniche e mezzi occidentali. Ogni corso, il primo dei quali è già cominciato, durerà diverse settimane, non sarà ovviamente rivolto a combattenti alle prime armi, ma a personale di servizio da potenziare e coprirà l’uso delle armi, il primo soccorso sul campo, l’uso di particolari tattiche e il diritto di guerra.
Addestramenti specifici per l’uso di mezzi e sistemi d’arma occidentali sono stati organizzati da Paesi “donatori” come Germania, Polonia e Paesi Bassi: non è che uno si inventa abile utilizzatore di obici Panzerhaubitze 2000. La Francia ha addestrato 40 ucraini all’uso degli obici semoventi CAESAR, forniti parallelamente ai nostri FH70: pare molto probabile, così, che anche l’Italia abbia addestrato le forze di Kiev.
Non che tutte le forze ucraine siano state di alto livello: in Donbass hanno combattuto riservisti con un mese di “richiamo”. E le migliaia di volontari occidentali, soprattutto veterani, preparati all’uso di armi moderne ma non a una guerra di logoramento sono stati utili quanto i volontari dell’ex Urss, tutti da Paesi con conti aperti con Putin: georgiani, tatari, ceceni e russi antiregime.
E la Russia? Dopo le proteste delle mogli dei soldati asiatici e del Donbass occupato, i cui mariti sono stati mandati a combattere, con lusinghe e minacce, a migliaia di chilometri e senza il cellulare, a luglio sono emerse quelle degli stessi soldati per la scarsezza dell’addestramento. Sono migliaia i volontari che dopo nemmeno due settimane dall’arruolamento si sono trovati in prima linea a prender parte agli attacchi contro le posizioni ucraine. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, chiunque firmi un contratto con l’esercito deve essere sottoposto a un addestramento intensivo di quattro settimane per un totale di 240 ore, inclusi uso delle armi da tiro, lancio di granate e tattiche militari. Tuttavia, durante la guerra in Ucraina, questi standard non vengono rispettati, perché servono truppe in grande quantità per riempire i buchi lasciati dagli scontri con le forze ucraine: secondo l’intelligence britannica, a giugno molti battaglioni combattevano con meno del 10% del personale.
Secondo gli avvocati e le associazioni per i diritti umani che assistono i soldati russi, è cosa normale finire in Ucraina solo a una settimana dal reclutamento. Al Cremlino servono truppe e queste possono arrivare in Ucraina in quattro modi: sottoscrivendo un contratto a tempo determinato con il ministero della Difesa, spesso con stipendio “monstre” e con benefit tipo l’azzeramento del mutuo; firmando un contratto con le formazioni armate delle repubbliche separatiste (ma senza nessun benefit di peso); con le milizie private Wagner PMC, le cui dotazioni e i cui benefit sono non eccezionali e che spesso inquadrano truppe straniere; dopo un addestramento in Cecenia, arruolati fra i miliziani del leader Kadyrov o nella guardia nazionale, i pretoriani di Putin.
In moltissimi oblast russi, dove non ci sono ascensori sociali, un contratto da soldato è l’unico modo per fare fortuna: il guaio è che alle offerte del ministero della Difesa rispondono spesso persone senza esperienza militare, che finiscono in campi di addestramento improvvisati. In certi video propagandistici russi si sono viste reclute combattere con le sneaker, andare all’assalto praticamente prese per mano dall’addestratore e usare il fucile pericolosamente vicino al cranio dei commilitoni. È ovvio che questa preparazione… non prepara alla guerra: così, giovani e padri di famiglia disoccupati e anziani con pensioni da fame partono per le caserme come quelle di Belogorod e in Cecenia attratti dalle promesse di denaro, cibo e viaggi pagati. Non si immaginano certamente che in pochi giorni di training – senza aver imparato bene a usare un’arma né a fare squadra – finiranno al fronte. Per Putin questo è un enorme grattacapo.