“E Scarlett mi chiese: ‘Stasera a cena ti siedi vicino a me?‘”, questo il titolo di un lungo “ritratto d’autore” apparso sul Corriere della Sera a pagina venticinque. La firma è di Beppe Severgnini, la protagonista della passione del giornalista: l’attrice Scarlett Johansson. Una paginata intera per ripercorrere l’incontro con la star statunitense, avvenuto nel 2010 per un’intervista: “Scarlett, adorabile piccolo genio“.
Un lungo curriculum e tanti successi, per citarne alcuni “L’uomo che sussurrava i cavalli“, “La ragazza con l’orecchino di perla“, “Scoop“, “Match Point“, “Vicky Cristina Barcelona“. Ma soprattutto “Lost in Translation“, film di cui Severgnini sembra essere innamorato. Intervista vera, una cover del settimanale Sette realizzata nella Francia del Nord: “Quand’è arrivato il mio turno, a metà pomeriggio, non ero emozionato — un giornalista non lo ammetterà mai. Diciamo, contento. Sapevo che avremmo avuto tempo. (…) Mi sono ripromesso di mantenere un contegno. Finché non sono entrato. Per cominciare: Scarlett era più piccola di quanto immaginassi. Uno e sessanta scarso. Stava seduta sul divano, le scarpe sul tappeto, le gambe raccolte sotto la gonna a fiori. Le ho chiesto, come prima cosa: possiamo metterci vicino alla finestra? Il mio iPhone è scarico, e mi serve per registrare l’intervista — ho bisogno di una presa di corrente, e c’è solo lì. Mi ha guardato e ho capito, con la rassegnazione degli imputati e degli innamorati, che il destino del nostro incontro si sarebbe deciso nei successivi dieci secondi. Ne sono bastati cinque. Ha sorriso, si è alzata, si è spostata. ‘Cosa faremmo senza i vecchi, buoni iPhone?’, ha scherzato”, Severgnini ripercorre il loro incontro.
Una passione che il giornalista non nasconde, anzi prova a spiegare i motivi del fascino subito: “Verso la fine dell’intervista, a sorpresa, Scarlett mi ha chiesto perché, a mio giudizio, lei piacesse tanto agli uomini. ‘Ci sono attrici più belle di me’, ha aggiunto serissima. Forse è vero, le ho risposto; ma molte intimidiscono. Scarlett è una ragazza americana. La cassiera più carina del supermercato Walmart, di fronte alla quale si forma la coda più lunga. Ho pensato per un attimo che mi cacciasse. Non lo ha fatto, ha sorriso. ‘Stasera c’è la cena, ci vediamo là‘. A cena, nelle cantine dell’azienda, mi ha chiesto di sedermi accanto a lei. Ho ringraziato mentalmente il Corriere della Sera. Era un duro lavoro, ma qualcuno doveva pur farlo. Salutandola, le ho chiesto: cosa le ha sussurrato Bill Murray, alla fine di Lost in Translation? Si è avvicinata e me l’ha detto. ‘Ma non lo racconti in giro!, ha concluso ridendo. Scarlett, tranquilla: sarò una mummia. L’età, ormai, è quella.”
Una storia che, spiega il giornalista, avrebbe potuto scrivere una nuova pagina con un altro incontro: “Questa storia ha un post scriptum. Qualche mese dopo la pubblicazione dell’intervista, nella primavera 2011, ricevo una telefonata dall’agenzia di Scarlett Johansson. ‘C’è un grosso evento a Shanghai. Scarlett ha la possibilità di invitare due giornalisti, un americano e un europeo. E ha fatto il suo nome. Ha un bel ricordo del vostro incontro‘. Deglutisco, rispondo. ‘Anch’io ho un bel ricordo: insieme a quella con Bruce Springsteen, l’intervista più bella della mia carriera. Ma dovete sapere che, tra qualche mese, festeggio le nozze d’argento. E dove abbiamo prenotato il viaggio dell’anniversario? A Shanghai. Se lo annullo, per andare nella stessa città con Scarlett Johansson, anche il mio solidissimo matrimonio potrebbe vacillare’. L’agente ride, rido anch’io. Cosa non si fa per te, Ortensia“. L’articolo in pochi minuti ha dato il via a una girandola di commenti sui social.