“Discutiamo di cose concrete, non di nomi e alchimie. Per Azione e Più Europa il candidato presidente del Consiglio non può essere Enrico Letta“. Con una dichiarazione all’Agi Carlo Calenda mette un’altra mina sul cantiere di coalizione tra il centro e il Pd sponsorizzato dal segretario dem. Il leader di Azione risponde con queste parole a Matteo Ricci, sindaco Pd di Pesaro (e presidente delle Autonomie locali italiane) che stamattina aveva “candidato” Letta a palazzo Chigi con un tweet: “Basta scaramucce, serve responsabilità: Enrico Letta è l’alternativa politica alla Meloni, obiettivo Pd primo partito. Senza alleanza europeista non siamo competitivi nei collegi, chi non si allea con il Pd fa il gioco della destra“.

“Cercare di forzare su questo punto chiuderebbe immediatamente la discussione. Il nostro obiettivo è convincere Mario Draghi a rimanere a palazzo Chigi, portando voti su un’agenda coerente con quella portata avanti dal suo governo”, ribatte Calenda, subito dopo aver presentato il “Patto repubblicano” insieme a +Europa e aver scambiato corrispondenze d’amorosi sensi con l’ex ministra di Forza Italia Mariastella Gelmini. Un concetto che l’ex ministro dello Sviluppo economico ribadisce in un video pubblicato sui social: “Parliamoci chiaro, alla fine della fiera bisogna tenere Draghi lì, in qualsiasi modo possibile, e costruire una maggioranza più forte, più coesa, più liberale, più riformista”. E in serata, se il concetto non fosse chiaro, ripete: “C’è una sola persona che bisogna tenere a fare il presidente del Consiglio e si chiama Mario Draghi. Se i cittadini italiani ci faranno vincere prometto che chiederemo a Draghi di restare a palazzo Chigi. È quello che serve a questo Paese”.

Allo stesso tempo, il leader di Azione detta alcuni punti piuttosto “ingombranti” del suo programma politico: “Vuoi il gas? Devi fare i rigassificatori. Vuoi gestire l’immondizia? Devi fare i termovalorizzatori. Le comunità protestano? Amen. Se devi militarizzare i siti si militarizzano, perché è una questione di sicurezza nazionale”. Nuovi diktat che si aggiungono ai veti già posti sulla presenza in coalizione del Movimento 5 stelle (esclusa anche da Letta) e di Sinistra italiana ed Europa Verde. Che colgono l’occasione per rispondergli a tono: “Calenda propone la sua ricetta: centrali nucleari, continuare a bruciare fonti fossili come se la crisi climatica non esistesse e, dulcis in fundo, militarizzare i siti per costruire le centrali nucleari e rigassificatori. Era il programma di Silvio Berlusconi di vent’anni fa, oggi ereditato dal polo sovranista”, attaccano i co-portavoce verdi Eleonora Evi e Angelo Bonelli insieme al segretario di Si Nicola Fratoianni. “Caro Calenda, queste proposte sono irricevibili non solo per noi di Europa verde e Sinistra Italiana, ma sono incompatibili – concludono – con la cultura politica democratica, progressista, ecologista italiana ed europea”.

Il programma calendiano invece riscuote apprezzamenti dal lato “liberal” dell’ipotetica coalizione. La prima è Gelmini: “Ho letto il manifesto di Azione. Europeismo e atlantismo, infrastrutture, Pnrr, industria 4.0, revisione del reddito di cittadinanza. È l’agenda Draghi ed è quello che serve all’Italia. Io ci sono, vediamoci”, scrive all’ex ministro. Che risponde soddisfatto: “Con grande piacere”. Anche il senatore Andrea Marcucci, riferimento dei renziani rimasti nel Pd, approva: “Le parole di Calenda sono un buon viatico per aprire un vero tavolo programmatico. Ci sono le condizioni per fare un’alleanza ampia e competitiva, con un progetto serio e responsabile per l’Italia”. Mentre il governatore ligure Giovanni Toti, leader del nuovo cartello Italia al Centro, ne approfitta per chiedere a sua volta di far fuori Fratoianni e i verdi: “Il programma di Carlo Calenda è per molti aspetti condivisibile, ma non so quanti lo condivideranno nella coalizione di Enrico Letta. Penso alla sinistra più estrema, agli ambientalisti, ai signori del no e dei ricorsi al Tar”.

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