Certamente l’errore commesso da Charles Leclerc in pista ieri è stato grave e l’unico responsabile di un errore di guida non può che non essere il pilota.

Va ricordato però che il pilota in macchina è solo il terminale ultimo di un lavoro di squadra talmente complesso e così sofisticato che ha eguali in nessun altro sport. Nel caso dell’errore di Leclerc va ricordato che, ancora una volta, il muretto Ferrari aveva compiuto una scelta strategica scellerata: Verstappen era rientrato per il cambio gomme, aveva già ottenuto parziali record e gli strateghi Ferrari hanno deciso di tenere fuori Leclerc chiedendogli di spingere! Perché non coprire Verstappen? Perché scegliere chiaramente di scendere in seconda posizione (nel momento del pit stop sarebbe rientrato inevitabilmente alle spalle dell’olandese visti i parziali record di quest’ultimo), perché affidarsi al maggior degrado gomme Red Bull, sempre se poi ci fosse effettivamente stato, perché?

Certo, l’errore di Leclerc “copre” l’errore strategico del muretto che, forse, solo in pochi hanno notato, ma posso affermare che – anche questa volta – la strategia del muretto Ferrari non ha messo nelle migliori condizioni il pilota monegasco? Tenerlo in pista con gomme chiaramente esaurite e farlo spingere per rispondere ai tempi di Verstappen espone a rischi. I rischi a volte si pagano. E quando si pagano bisogna essere consapevoli di averli voluti correre. Il pilota non è infallibile, non è uno dei tanti computer che gli strateghi Ferrari amano follemente. C’è anche il fattore umano.

Si rischia con Leclerc, si sbaglia e poi per paura si compiono scelte conservative con Sainz, sbagliando nuovamente. Sì, perché lo spagnolo poteva provare ad arrivare in fondo con le sue gomme ed evitare un ulteriore pit stop guadagnando posizioni preziose, invece, per paura, che anche lui potesse commettere un errore (perché anche le sue gomme stavano terminando la loro vita), si è scelta la via della prudenza. D’altronde cosa sarebbe successo se anche Sainz avesse disgraziatamente commesso qualche errore? Appare chiaro che anche questa scelta è figlia di una lunga sequenza di errori strategici che partono da molto lontano.

Qualcuno mi darà del complottista anche stavolta? Qualche illustrissimo collega si riferirà di nuovo a me nel suo noto e popolare blog? Chissà! Posso solo con piacere annotare che faccio discutere e che mi trovo sempre d’accordo con chi invece la pista l’ha vissuta dall’altra parte della rete, dai box e dai muretti.

Il mondiale però non è finito. L’errore l’ha fatto Leclerc, come ad Imola e sono due, ma Verstappen può commetterne anche lui. Certo, l’affidabilità Ferrari è un problema ma anche in Red Bull qualcosa è accaduto e può di nuovo accadere. Dieci gare sono tante ma già una doppietta in Ungheria aiuterebbe psicologicamente e aritmeticamente. Inutile piangersi addosso, ora bisogna solo lavorare e continuare a inseguire quel sogno.

D’altronde “si tratta di capire” perché il mondiale non è un obiettivo quando la Ferrari vince e poi lo diventa quando la Ferrari perde. O forse è solo un sogno… appunto…

Binotto: “L’obiettivo è essere competitivi, non vincere il mondiale” da Corriere dello Sport

Binotto: “Leclerc è un campione, crediamo nel mondiale” da Autosprint

Mettiamoci d’accordo…

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