“Nel Paese dei furbi, se gli onesti un giorno decidessero di sfilare per contarsi e riconoscersi non avrebbero bisogno di bloccare viale e corsi, basterebbe un vicolo” così recita la quarta di copertina di Vicolo degli Onesti, il romanzo storico di Raffaella Giuri (Linea Edizioni 2020).

In questo momento non possiamo permetterci di dimenticare le persone oneste che possono dare un contributo. Pensavamo di avere il miglior governo possibile, seppur non eletto, e i giochi di partito, e di poltrone, lo hanno sotterrato. Ora dobbiamo vivere nella speranza (con la s minuscola!) di poter costruirne in appena sessanta giorni uno, eletto dai cittadini. Questa è la democrazia con tutti i suoi difetti. Questa è la Costituzione di padri fondatori dopo aver avuto la dittatura.

Impegniamoci da cittadini. Non programmiamo fughe quell’unica domenica dopo tanto tempo in cui potremo dire la nostra, liberamente. Il 25 settembre credo che il popolo italiano debba partecipare per non essere obbligato a sottomettersi totalmente a persone che ci hanno comunque sottomesso. Per il nostro bene, dicono loro. Ora abbiamo la possibilità di dire la nostra, diciamola. Non nascondetevi e non dimenticate nei giorni di ferie interposte, siate lucidi. Ricordate tutto quello che è successo in sanità negli ultimi anni? Vi hanno addomesticato con canoni spesso senza possibilità di contraddittorio: e non sono un no vax, sono un no imposizione. Sono un sì a favore dei cittadini e del bene comune.

Ricordatevi persone come De Donno che hanno materialmente sotterrato mettendolo all’angolo, lasciandolo solo. Eppure il mio amico anestesista si è salvato, dopo decine di giorni di ricovero in rinomati ospedali, grazie al plasma iperimmune che hanno eliminato, insieme al suo ideatore. Ci si dimentica e il Vicolo degli Onesti resta desolatamente vuoto. Voglio ricordarvi un’altra persona che ho avuto la fortuna di incontrare, di ospitare a casa mia. Ho tanto parlato con questo collega di sanità e con semplicità ho esposto le mie idee in parte condivise a tal punto che ho avuto l’onore di avere la sua firma in postfazione nel libro che ho scritto, Vita con Gatto.

Un uomo che è stato alla ribalta nei momenti caldi della pandemia perché ha avuto il coraggio di dire che c’era un modo diverso per affrontarla. Si è messo contro il sistema nazionale e internazionale e lo hanno abbandonato. Un uomo onesto ma molto scomodo perché dice quel che pensa. Si è dovuto dimettere da un posto prestigioso per essere quello che è. Lui è Francesco Zambon, un garante per tutti noi. Queste le sue parole che condivido pienamente:

Il Covid è stata ed è una immane tragedia. Le sue ferite sono ancora aperte e le cicatrici saranno deturpanti, tuttavia ci ha lasciato un bagaglio enorme. Ha dato un nuovo ruolo sociale a tutto il comparto che opera nella salute: da chi fa le pulizie in ospedale, a chi fa assistenza, agli infermieri, medici, manutentori… tutti. Tutti si sono sentiti utili. Il Covid è stato un collante del settore lavorativo italiano che dà da mangiare al maggior numero di persone in Italia. Il milione di italiani che lavora in sanità racconta storie che sono un misto di commozione, orgoglio e, in molti, la scoperta del lavorare insieme. Il Covid ha impoverito materialmente la società ma ne ha amalgamata una fetta importante. Questa è una ricchezza enorme, che va valorizzata e può catalizzare la trasformazione della nostra società malata.

Ricordate le persone valide che si prendono cura degli altri, non lasciamoli soli. Buona estate a tutti.

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