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Sì al cane in ufficio ma col patentino del ‘Buon Conduttore Cinofilo”. La decisione della grande azienda farmaceutica. L’esperta: “Risultati sorprendenti”

Ma davvero non c’è pericolo che il dipendente si distragga dalla presenza del suo cane? “Bella domanda. In realtà no, perché l’abitudine ad avere accanto il cane può favorire nel suo proprietario una riduzione dell’ansia e della responsabilità di averlo lasciato solo a casa e questo lo aiuterà a concentrarsi di più sull’attività che sta svolgendo”, ci risponde la dottoressa Spartia Piccinno, Presidente dell’Associazione Italiana PET Therapy

di Ennio Battista

Sì al cane domestico in ufficio. Diversi studi hanno dimostrato che portare il cane sul luogo di lavoro, o un altro animale da compagnia, produce un miglioramento del morale delle persone, un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata, e migliora le relazioni lavorative. Ne sono convinti alla Boeringher Ingelheim, azienda farmaceutica, che ha autorizzato i propri dipendenti a portare il proprio cane al lavoro. Secondo Antonio Barge, HR Director di Boehringer Ingelheim, “La presenza dei cani in ufficio innesca una maggior disponibilità, abbatte le barriere di comunicazione, migliora i sentimenti di comunità e incoraggia l’interazione tra i collaboratori”. Ma davvero non c’è pericolo che il dipendente si distragga dalla presenza del suo cane? “Bella domanda. In realtà no, perché l’abitudine ad avere accanto il cane può favorire nel suo proprietario una riduzione dell’ansia e della responsabilità di averlo lasciato solo a casa e questo lo aiuterà a concentrarsi di più sull’attività che sta svolgendo”, ci risponde la dottoressa Spartia Piccinno, Presidente dell’Associazione Italiana PET Therapy. L’opportunità concessa dalla Boehringer ai propri dipendenti passa comunque dall’applicazione di alcune regole. Per accedere ai tornelli all’ingresso, sia i dipendenti sia i loro pet devono aver superato il test di compatibilità che si ottiene con il patentino del “Buon Conduttore Cinofilo”, rilasciato da un educatore professionista, in grado di valutare la qualità del rapporto tra proprietario e animale.

Dottoressa Piccinno, come si ottiene questo patentino?
“È semplice e riprende iniziative a livello europeo sul ‘cane buon cittadino’. Il patentino viene rilasciato da un Centro di educazione cinofila e prevede dieci semplici lezioni in compagnia di un educatore. Durante il corso si testa il comportamento del cane nelle tipiche situazioni di città. Lo si abitua a reagire positivamente a salire sui mezzi pubblici o in auto; si testa il suo comportamento davanti al semaforo, vicino a un passeggino, se è tranquillo quando si prende l’ascensore, se non tira il guinzaglio. E come convive con i rumori e odori urbani. In altre parole, in tutte queste situazioni il cane viene esercitato a essere sufficientemente tranquillo. Gli esercizi vengono associati a stimoli positivi e piacevoli”.

Queste esperienze sono maggiormente diffuse in altri Paesi?
“Sì, per esempio a New York, dove sono stati ammessi animali domestici in ufficio già 20 anni fa. In Italia questi esperimenti sono iniziati da circa 5 anni. Personalmente, di recente sono andata a festeggiare l’apertura di questa opportunità in una casa editrice di Milano”.

Pensa sia complicato estendere iniziative del genere a un numero maggiore di aziende italiane? Quali barriere culturali dobbiamo abbattere?
“Ci sono ancora pregiudizi, come la paura che questi animali portino malattie o problemi di igiene. Non è vero. Cani, gatti o animali domestici non portano malattie. Prima di tutto perché sono vaccinati e ben controllati. Inoltre, per il problema dei parassiti, è sufficiente una volta al mese somministrare un prodotto specifico contro i parassiti esterni e interni all’animale. Le posso fare anche un esempio lampante: noi realizziamo programmi negli ospedali, in reparti oncologici dove ci sono persone con sistema immunitario più debole e le assicuro che non c’è mai stato un problema ascrivibile alla presenza degli animali”.

C’è poi da convincere il collega di lavoro che magari non ama gli animali.
“Secondo la mia esperienza, le persone più titubanti verso la presenza di animali domestici temono in realtà di affezionarcisi troppo. Ho incontrato persone ‘fredde’ rispetto alla possibilità di avere accanto un cane o un gatto, ma perché non era il loro animale. Alla fine però accadono cose sorprendenti: spesso si aiutano tra colleghi per offrirsi a portare il cane in ufficio se il suo proprietario deve portare, per esempio, la madre a un controllo medico. Si crea quindi maggiore collaborazione, le situazioni di stress vengono gestite a livello aziendale in modo più semplice grazie a queste interazioni tra animali domestici e colleghi di lavoro”.

Queste situazioni positive valgono anche per altri animali?
“Sì, con i gatti. Sono sornioni, tranquilli, si sistemano sulla mensola o accanto alla sedia. Vogliono solo un po’ di attenzione. E magari se vi vedono a lungo lavorare al pc, vi si sdraiano accanto per chiedervi un po’ di coccole, ma può essere una piccola distrazione funzionale per ricaricarsi e tornare con nuove energie ai propri impegni. Vale anche per il coniglio. O gli acquari, che producono effetti rilassanti. Prendersi il caffè davanti a un acquario è un break davvero efficace”.

La sua associazione in che modo può contribuire alla diffusione di queste esperienze aziendali?
“Noi siamo disponibili ad affrontare la tematica dal punto di vista informativo. Facciamo consulenze con enti, agenzie che desiderano capire come attivarsi per questa esperienza. Semplifichiamo tutti gli iter dando informazioni concrete su dove effettuare i corsi, a chi rivolgersi per la salvaguardia degli aspetti sanitari e verifichiamo i comportamenti degli animali sul lavoro per capire se sono realmente a loro agio”.

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