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Tunisia, un anno di passi indietro sui diritti umani: il nemico numero uno è la magistratura

L’anno trascorso da quando, il 25 luglio 2021, il presidente tunisino Kais Saied assunse pieni poteri è stato colmo di passi indietro dal punto di vista dei diritti umani. Saied, il cui operato è stato valutato minuziosamente da un rapporto di Amnesty International, ha smantellato o indebolito tutta una serie di garanzie sui diritti umani raggiunte a fatica nei dieci anni successivi alla rivoluzione del 2011, che pose fine al regime di Ben Ali.

Il 22 settembre 2021 Saied ha emanato il decreto presidenziale 2021-117, attribuendosi pieni poteri per emanare nuove leggi per decreto senza supervisione né revisione da parte di alcun’altra autorità. L’ambito di competenza di questi decreti-legge è pressoché infinito: partiti politici, tribunali, sindacati, organi d’informazione ecc.

Nel febbraio 2022 Saied ha accusato i gruppi della società civile di essere al servizio di non meglio identificati interessi stranieri e ha annunciato l’intenzione di introdurre il divieto di ricevere finanziamenti dall’estero.

Più ancora della società civile, pare proprio che il nemico numero uno di Saied sia la magistratura. Il presidente ha emanato due decreti-legge coi quali si attribuisce il diritto di nominare i giudici e di licenziarli senza procedura d’appello. Il 1° giugno ha fatto dimettere 57 giudici accusati di aver ostacolato indagini sul terrorismo, di aver partecipato a “feste piene di alcool”, di praticare l’adulterio e di essere corrotti dal punto di vista finanziario e morale.

Tra gli strumenti repressivi di cui Saied ha costantemente promosso il ricorso ci sono i divieti di viaggio all’estero, emessi in assenza di un procedimento giudiziario: ne hanno fatto le spese almeno 50 tra giudici, funzionari dello stato, uomini d’affari e membri del disciolto parlamento. È aumentato anche il lavoro delle corti marziali, che dal 25 luglio 2021 hanno processato almeno 12 imputati civili, in violazione della norma internazionale che limita la competenza dei tribunali militari ai procedimenti in cui sono coinvolti membri delle forze armate.

Per finire, il 30 giugno Saied ha reso nota una bozza di Costituzione, redatta attraverso procedimenti oscuri e frettolosi e senza aver consultato la società civile o i partiti politici. Il testo, che viene sottoposto proprio oggi a referendum, indebolisce l’indipendenza del potere giudiziario, conferisce al presidente il diritto di dichiarare lo stato d’emergenza senza limiti né controlli e subordina l’esercizio dei diritti umani al rispetto, descritto in modo vago, dei principi dell’Islam.