Le associazioni consumatori annunciano battaglia contro i rincari annunciati da Amazon sugli abbonamenti Prime. In Italia quello annuale salirà dal 15 settembre a 49,90 euro l’anno, un aumento del 38% che il colosso statunitense del commercio elettronico in una lettera agli utenti giustifica con “un aumento generale e sostanziale dei costi complessivi dovuti all’inflazione, che incide sui costi specifici del servizio Amazon Prime in Italia e si basano su circostanze esterne, fuori dal nostro controllo”. Federconsumatori invierà all’Antitrust – che a fine 2021 aveva comminato al gruppo una maxi multa per abuso di posizione dominante – una segnalazione “per approfondire la natura, ma soprattutto la portata sproporzionata di questi aumenti” giudicati “del tutto fuori luogo e forse anche controproducenti, perché indurranno molti cittadini, già stufi dei rincari, ad abbandonare il servizio”.

L’azienda, sottolinea Federconsumatori, “nella comunicazione alla clientela riporta che tale modifica è realizzata “sulla base di, e in conformità con, la Clausola 5 dei Termini e Condizioni Amazon Prime”. Ma “all’art. 5 del suddetto documento, le possibili modifiche apportate dalla società dovrebbero essere riconducibili a ragioni di sicurezza, a un miglioramento delle funzioni esistenti, all’implementazione di nuove funzioni al Servizio Amazon Prime, all’evoluzione del progresso tecnologico, all’adozione di adeguamenti tecnici o alla necessità di garantire la continuità del Servizio Amazon Prime. Ci sembra che nessuna di queste motivazioni sia in grado di giustificare un aumento di questa portata. Con tale incremento, solo in Italia, l’azienda incasserà 83,4 milioni di euro in più, a livello globale dovrebbe incassare circa 5,3 miliardi. Non è infondato il sospetto che, attraverso tale operazione, Amazon voglia rifarsi, a spese dei cittadini, delle perdite riportate nel primo trimestre di quest’anno, che a livello globale ammontano a 3,8 miliardi di dollari, dopo un profitto di 8,1 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente”.

Anche Assoutenti boccia la decisione: “Crediamo che colossi come Amazon dovrebbero impegnarsi per contenere le tariffe e venire incontro alle esigenze dei propri clienti, assorbendo gli aumenti generati dall’inflazione – spiega il presidente Furio Truzzi – In questo caso invece l’azienda ha optato per maxi-rialzi dei prezzi che aggraveranno la spesa per chi acquista online avvalendosi dei servizi della piattaforma”. L’associazione chiede a sua volta all’Antitrust “massima vigilanza, affinché i diritti dei consumatori siano pienamente tutelati specie con riferimento al diritto di recesso in questa fase di cambiamento unilaterale delle condizioni contrattuali”.

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